charlot apprendista regia di Charles Chaplin USA 1914
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charlot apprendista (1914)

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locandina del film CHARLOT APPRENDISTA

Titolo Originale: WORK

RegiaCharles Chaplin

InterpretiCharles Chaplin, Charles Inslee

Durata: h 0.41
NazionalitàUSA 1914
Generecorto
Al cinema nel Gennaio 1914

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Trama del film Charlot apprendista

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Voto Visitatori:   7,33 / 10 (6 voti)7,33Grafico
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Voti e commenti su Charlot apprendista, 6 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  23/12/2011 12:20:19
   7½ / 10
Al quarantunesimo film o corto che dir si voglia, Chaplin tira fuori dal cilindro un'altra meraviglia. Se già The Tramp aveva fatto intuire che le cose erano cambiate e che il regista/attore si era avviato verso un percorso non fatto più solo di sterile comicità fine a sé stessa, ebbene questo Work ne è la conferma.
Certo che si ride, apprendisti che dovrebbero aggiustarti la casa e invece non solo te la rovinano, ma addirittura te la distruggono non possono non far scattare il meccanismo del divertimento ma c'è molto di più, e sorprendono ancora oggi delle piccole scene piene di significato: è una denuncia neanche troppo velata allo sfruttamento del lavoro (Charlot frustato e carico, sempre, di ogni tipo di cosa, costretto a portare un carretto come un mulo), all'ipocrisia delle classi agiate laddove i borghesi rappresentati, marito e moglie, hanno una vita piena di litigi e con gli amanti dietro la porta. Finisce a rivolverate in un ritmo folle e riuscito, la parte migliore insieme a quella che ti lascia un certo senso di amaro in bocca, ovvero quando Charlot pieno di dignità si nasconde il poco che ha nelle vesti dopo che la moglie borghese nasconde l'argenteria nella cassaforte dopo averlo visto (pregiudizio).
C'è di tutto già in questo lavoro di (ormai ci siamo) cento anni fa, e colpisce ancora oggi. Non date retta a chi denigra il cinema muto come vecchio e superato. Certo Chaplin farà di meglio ma fino ad allora questo è il suo punto massimo, un evoluzione impressionante se si pensano alle commedie Keystone quasi sempre uguali l'una alle altre e senza alcun sottotesto poetico.

pinhead88  @  17/05/2009 15:39:26
   6 / 10
Charlot alle prese con il lavoro,forse qui Chaplin voleva fare della satira o denuncia sociale su alcuni lavori dell'epoca,facendosi frustare come un animale portando un carretto.alcune gag fanno sorridere,ma non mi ha preso più di tanto.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  01/05/2009 10:15:57
   8 / 10
Carino, abbastanza divertente e con numerose buone trovate.
Forse uno dei corti meglio riusciti del buon Chaplin.
Ottima l'idea della cinepresa inclinata per dare l'effetto salita.
Importante denuncia sociale, il lavoro rappresentato è visto come uno sfruttamento disumanizzante, non a caso Charlot tira un carretto come fanno gli animali.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  24/01/2009 00:52:32
   7½ / 10
The tramp aveva evidenziato una situazione di disagio sociale derivato dallo sfruttamento del lavoro. In Work, Chaplin calca maggiormente la mano senza mezzi termini mettendo Charlot al posto di un cavallo da tiro a frustato dal proprio "datore di lavoro". Interessante anche il contesto della vicenda, una casa di ricchi borghesi che litigano tutto il giorno. Chaplin sembra essersi lasciato alle spalle il periodo Keystone portando sullo schermo un personaggio molto più maturo.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  23/09/2008 23:28:27
   8 / 10
Nel giugno 1915, esce un’altra grande opera di Chaplin: il cortometraggio Work (Charlot apprendista). Insieme a Tempi moderni è una delle punte più ardite del comico come denuncia sociale. Ci sono immagini molto forti che, anche se comiche, riescono a fare impressione pure adesso.
Il pezzo si apre con l’interno di una ricca casa borghese, dove marito e moglie lo sono solo di facciata, visto che litigano e non si possono sopportare. Stanno attendendo gli operai per tappezzare la casa. Segue una scena assurda quanto eloquente: in mezzo al traffico stradale, un carretto stracolmo di ogni genere di arnese lavorativo viene tirato a fatica dal vagabondo, battuto dal suo padrone che siede sul carro. A stento riesce ad evitare di essere travolto da un tram.
La scena seguente è una delle poche di Chaplin che fa uso di espedienti cinematografici. La cinepresa riprende inclinata di 45° e l’immagine risultante riproduce una ripida salita. In campo lungo si staglia contro il cielo il carretto stracolmo e il padrone che batte con il bastone il vagabondo arrancante. Un’immagine impressionante che farà scuola nel cinema sovietico 10 anni dopo. Come se non bastasse, in cima alla salita il vagabondo scivola su di una buccia di banana e ridiscende all’inverso tutta la china, fino a fermarsi sulle rotaie mentre sta per arrivare un tram. Per miracolo scampa anche questa volta e di nuovo arrancando sale, battuto dal padrone. Finalmente in cima, si ferma a strizzare il fazzoletto intriso di sudore, mentre il padrone invita un’altra persona a salire sul carro. Riparte fingendo il movimento degli animali ma poi finisce per cadere in un tombino aperto. Una didascalia riporta il commento del padrone: “Si è nascosto lì sotto il fannullone. Quando esce lo farò lavorare il doppio”.
In queste scene Chaplin voleva forse solo realizzare un effetto comico, ma il quadro simbolico che ha creato finisce per rappresentare (suo malgrado?) un’eloquente denuncia dello sfruttamento e della disumanizzazione alla base di tanti “lavori”.

Non è però finita qui. Arrivati alla ricca casa, la signora illustra al distratto vagabondo gli innumerevoli lavori che c’è da fare, poi lo introduce nel salotto e non fidandosi chiude i suoi soprammobili di valore nella cassaforte. Per tutta risposta, il vagabondo prende il suo orologio e pochi spiccioli, se li mette in tasca e la chiude con una spilla. Il messaggio è chiaro: io sono povero ma ho la mia dignità; sono un lavoratore, non un ladro. Il resto del pezzo è tutta una serie di gag che vedono il vagabondo farla pagare al suo padrone, cercare di attaccare bottone con la cameriera (Edna Purviance) e combinare innumerevoli pasticci. Alla fine succede un patatrac generale e tutta la casa va in macerie, da cui emerge il ghigno del vagabondo, quasi a dire: a me non interessa, gli sta proprio bene a questa gente. Soddisfazione effimera perché gli cade un mattone in testa.

La polemica sociale di questo cortometraggio passò quasi inosservata, mentre fece scalpore una scena in cui il vagabondo occhieggia una statuetta di donna nuda, ci mette un piccolo paralume e la fa diventare una ballerina hawaiana. La polemica non finì qui. Guarda caso il cortometraggio successivo si chiamava A Woman (La signorina Charlot) e comprendeva uno strabiliante travestimento femminile di Chaplin.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  14/11/2007 23:25:50
   7 / 10
charlot ne combina di tutti i colori passando da una stanza all'altra...in alcuni momenti è esilarante...la voce fuori campo è un po fastidiosa e penso sia stata introdotta successivamente...

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