Ed anche la sesta stagione di “Californication” è andata. I soliti 12 episodi da poco meno di mezz'ora ciascuno che lasciano sempre quel sapore amaro del troppo poco. Ogni stagione va via come niente, con una leggerezza tale che si potrebbe tranquillamente vedersela d'un fiato. Ammetto di averla criticata all'inizio, con un fare anche po' idiota, per un protagonista che al netto del contesto generale appare poco credibile e troppo costruito. Peccato però che tutto il resto, il contesto appunto, sia esattamente identico, puntando su un'esagerazione continua che non si preoccupa mai di rendersi credibile. E, anzi, se sto spendendo queste due righe è proprio per quel carattere fuori di testa che non viene mai meno, e non nell'arco di un'intera stagione ma anche nell'arco della singola puntata. Non è un capolavoro, o una roba che verrà ricordata, né vuole esserlo, tuttavia gli sceneggiatori meritano più di qualche elogio per la capacità di scrivere situazioni sempre allucinanti e provocatorie, proporre dialoghi serrati e ricercati ma sempre indecenti, dare un ritmo alla narrazione che non conosce mai momenti di stanca. Certo, al ritmo contribuiscono fortemente, come è giusto che sia, anche regia e montaggio, di stampo chiaramente videoclipparo, ed hanno quindi i loro meriti, ma ciò che merita più di quanto possa sembrare resta l'inventiva nella scrittura del prodotto. Potrebbe infatti apparire semplice o comunque non meritevole quanto realmente è, perdendosi nel tutto durante la visione e dando per scontata la realtà un po' fuori dagli schemi, tuttavia a mente fredda non si può fare a meno di riflettere sul fatto che ogni singolo personaggio, ogni singola parentesi, ogni singola dinamica è per l'appunto fuori di testa, ma mai esagerata fino ad apparire banale o forzata. Giusto il tempo di abituarsi un attimo alla dimensione proposta, che scorre tutto via così, come se fosse normale. Ideatore della serie e principale sceneggiatore è Tom Kapinos, che ha lavorato incredibilmente come produttore esecutivo e sceneggiatore di “Dawson's Creek”, cosa che se per certi versi, considerata la quantità di indecenza, sesso, droghe ed esagerazioni varie in “Californication”, sembra quanto meno strana, per altri appare giustificata dagli anni di clausura e correttezza adolescenziale nella quale Kapinos sarà stato costretto per anni, dietro i pianti di Dawson sul pontile (e diciamocelo, pure dei nostri)
Bravissimi gli attori, ottime le musiche, funzionali come si scriveva regia e montaggio, ma non ho sinceramente alcuna voglia di parlare di questi aspetti, volevo scrivere giusto queste due stronzate per complimentarmi con l'ideatore della serie e gli sceneggiatori che gli girano attorno. Speriamo duri il più possibile, riesce ad alleggerire 30 minuti della tua giornata come pochi prodotti sanno fare.