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Chi fu l'autore delle straordinarie opere letterarie attribuite a William Shakespeare, il più grande commediografo di tutti i tempi? Sullo sfondo della torbida Inghilterra elisabettiana si consuma l'atroce dilemma che, nei secoli, ha fatto versare fiumi d'inchiostro alle più illuminate menti del campo (tra gli altri, anche Dickens e Mark Twain).
Il mistero sul Bardo di Stratford upon Avon, sulla sua vita oscura e sulla sua produzione letteraria così repentinamente ascesa al clamore del successo popolare, ha nutrito una folta schiera di fantasiosi cospirazionisti che lo vorrebbero come mero prestanome per un gruppo di scrittori intimiditi dalla forza contestataria dei propri lavori; c'è però chi ne individua ponderati natali messinesi e chi ancora ne farebbe la copertura, studiata e lautamente pagata, di illustri politici dalla vena poetica crudelmente repressa, causa il dileggio di teatro e teatranti dell'epoca che mal si addiceva a lignaggi di rango.
Ed è proprio a partire da quest'ultima ipotesi che "Anonymous" apre il suo sipario, suggerendo uno Shakespeare lercio, infame e ignorante, di contro al defraudato autore di "Amleto" e "Machbeth", il duca di Oxford Edward de Vere, inviso a corte per una lontana passione con la giovane regina Elisabetta ed ora tormentato da un matrimonio di ripiego e da una irrefrenabile impellenza poetica destinata a rimanere celata.
Il film di Roland Emmerich, temporaneamente in ferie dai cataclismi naturali che l'hanno visto trionfare in sala negli ultimi anni, vorrebbe sfruttare l'innegabile fascino del complotto organizzato attorno ad una delle personalità letterarie più amate di sempre, mettendo l'autore (de Vere) al centro di una tipica tragedia morale shakespeariana.
Peccato che le premesse iniziali vengano subito tradite da una sceneggiatura inutilmente frammentaria e confusionaria costruita su più piani temporali, involontariamente complice di una meccanicità situazionale che trasforma il film in un assurdo polpettone in costume in cui le suggestioni teatrali si perdono in un'idea del genere più vicina agli schemi di una soap opera di grana decisamente grossa.
Per giustificare gli agganci tra Shakespeare/de Vere ed i personaggi reali si ricorre ad uno stravolgimento storico inaudito quanto indelicato, che riduce la Corte al solito covo di vipere dove è tutto un macchinare di inganni, soprusi, delitti, incesti e tradimenti: i veri protagonisti si staranno tutti rivoltando nella tomba!
La delusione per lo spreco di uno spunto interessante è in parte rimediata dal consueto senso spettacolare del regista (comunque privo di qualunque finezza), dall'impeccabilità di scene e costumi e dalla splendida interpretazione di Vanessa Redgrave nei panni ingombranti di una regina Elisabetta manipolata ed un po' svanita; il resto del cast è, al contrario, alquanto anonimo, e se Rhys Ifans riesce in qualche modo a rendere autentica la frustrazione del suo duca poetante, il suo alter ego giovanile Campbell Bower è davvero imbarazzante.
Si direbbe che la montagna ha partorito un topolino ma gli amanti degli intrighi di potere avranno di ché gongolare con un simile baraccone.
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Recensione a cura di atticus - aggiornata al 01/12/2011 16.32.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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