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"Dicono alcuni che amore è un bambino
e alcuni che è un uccello
alcuni che manda avanti il mondo
e alcuni che è un'assurdità
e quando ho domandato al mio vicino
che aveva tutta l'aria di sapere
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso.
[...]
Quando viene, verrà senza avvisare
proprio mentre mi sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta
o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull'amore."
(W.H. Auden)
Herbert Ross (1927-2001) esordisce come coreografo nel 1942 e ottiene in tal ambito, anche in qualità di regista, enorme successo collaborando con Barbra Streisand in "Funny Girl". Dopo l'affermazione con "Provaci ancora, Sam", interpretato da Woody Allen e da Diane Keaton nel 1972, ottiene grande notorietà nel 1989 dirigendo "Fiori d'acciaio", commedia tratta da Robert Harling, per poi arrivare al suo ultimo film datato 1995 e intitolato "A proposito di donne".
Negli anni Novanta, soprattutto in America, il genere della commedia si divide in due categorie dichiarate: quella commerciale-comica, stile "Mamma ho perso l'aereo", "Senti chi parla" e dall'altra parte commedie sentimentali dolci-amare come "La leggenda del re Pescatore", "Mr. Jones", "Paura d'amare" e altre ancora. Alla seconda categoria appartiene certamente "A proposito di donne" di Ross.
Il film inizia presentandoci le tre protagoniste: Jane (Whoopi Goldberg), Robin (Mary- Louise Parker) e, in un secondo tempo, Holly (Drew Barrymore). Jane è una cantante che dopo aver terminato il proprio ingaggio in un locale di New York decide di dare un nuovo slancio alla propria carriera, partendo alla volta di Los Angeles per trovare l'agognato successo. Casualmente, mentre si prepara per la sua peregrinazione, trova un annuncio scritto da Robin, giovane agente immobiliare diretta a San Diego, la quale cerca compagnia per il viaggio, sia per questione di sicurezza sia di comodità nell'alternanza alla guida, mettendo a disposizione la propria auto.
Jane risponde all'annuncio, le due s'incontrano e nonostante un'iniziale perplessità da parte di Jane, le due ragazze iniziano la loro avventura on the road. Le due giovani donne fanno tappa a Pittsburgh per incontrare un'amica di Jane, Holly, una ragazza svampita e stralunata che convive con Nick; musicista allo sbando preso più dalla droga che da tutto il resto. La situazione che si presenta agli occhi di Jane e Robin è allucinante: Nick è violento, inveisce e colpisce la compagna ripetutamente. Robin cerca di sedare la situazione e sembra anche riuscire molto bene in questo ruolo da mediatrice, purtroppo però le cose degenerano e l'impulsiva Holly afferra una mazza da baseball e colpisce più volte il giovane tossicodipendente che era stato in precedenza immobilizzato a una sedia.
Le protagoniste quindi riprendono liberamente la loro marcia portandosi una compagna di viaggio in più. Dopo alcune soste tra hotel e stazioni di servizio, pause nelle quali le ragazze iniziano a conoscersi, a scrutarsi e quindi a stabilire un legame, Holly confessa di essere incinta di Nick ed esprime la volontà di fare ritorno a casa. Acquista quindi un biglietto per Pittsburgh, malgrado i dubbi delle amiche. Nel frattempo Robin apprende da un giornale della morte di Nick, causata ovviamente dalle violenze subite e dall'impossibilità di muoversi. Jane, quindi, insegue il bus per informare Holly della notizia. Quest'ultima decide di rimettersi in marcia con le amiche poiché rischierebbe il carcere, facendo ritorno a casa. Durante un'ennesima sosta a Tucson (Arizona), Robin ha un malore e viene portata all'ospedale. Qui Jane e Holly scoprono il segreto di Robin, ovvero che è malata di AIDS. Jane nell'immediato è infastidita che l'amica le abbia taciuto una così grave patologia, ma al tempo stesso si rendono tutte e tre conto che per un certo periodo hanno mantenuto i loro segreti: Holly il fatto di essere incinta, Jane non ha reso immediatamente palese a Robin la propria omosessualità e Robin ha tentato di celare la propria malattia.
Quando finalmente le carte sono tutte scoperte sembra che sia le protagoniste sia lo spettatore possano finalmente respirare a pieni polmoni. Cosa che si evince dalla scena seguente che si apre con la scritta "tre mesi dopo" e mostra una situazione quasi idilliaca: Holly con il suo pancione chiacchiera felice, Jane canta e suona la tastiera in un club e Robin si prende cura amorevolmente di un'ampia casa che le tre donne condividono proprio a Tucson, dove hanno deciso di fermarsi e dove Robin continua a farsi curare.
Di seguito Holly incontrerà Abe (Matthew McConaughey), un poliziotto di cui s'innamorerà ricambiata, ma che non potrà fare a meno di farle scontare la pena (seppur ridotta grazie alle testimonianze delle amiche) per l'omicidio commesso. Robin si aggraverà fino a esalare l'ultimo respiro e Jane dopo aver sofferto per la malattia dell'amica e soprattutto per l'amore maturato nei suoi confronti, deciderà di rimettersi in viaggio per raggiungere la città degli angeli.
Occorre ammettere che il film in questa seconda parte, che ha inizio con la rivelazione della malattia di Robin, scade nel sentimentalismo e nel lacrimevole, a dispetto di una prima parte ironica, divertente con alcune dosi di drammaticità ben calibrate.
Don Roos (lo sceneggiatore) focalizza totalmente l'attenzione sull'universo femminile; i pochi personaggi maschili sono effettivamente messi in un angolo e hanno il valore dell'arredo da scenografi, cosa che era già capitata nel precedente film di Herbert Ross "Fiori d'acciaio". Sceneggiatore e regista scelgono di narrarci un periodo decisivo della vita delle tre protagoniste, creando una sorta di tempo assoluto composto da contrasti, eccentricità, colpi di scena, passioni e interessi, intessendo così una storia che vuole essere verosimile, ma che finisce col creare una natura umana che non esiste, un complesso illusorio di passioni smodatamente amplificate e un codice comportamentale al limite dell'inverosimile.
L'urgenza di mostrare allo spettatore la forza interiore, il coraggio assoluto, ossia slegato dall'appoggio famigliare o maschile, la capacità di trasformare tragicità di varia natura in situazioni che mettono in gioco il carattere fin troppo volitivo di queste donne, si risolve in varie scene in un eccessivo calcare la mano, in uno zibaldone di buone intenzioni che si slacciano dal filo rosso delle vite di tre donne caratterialmente e fisicamente diverse che affrontano realtà che le hanno involontariamente affiancate.
Quest'attitudine dello sceneggiatore e del regista rende la scrittura della storia alle volte troppo conciliante. Nonostante questo, le tre protagoniste esprimono al meglio i loro personaggi e Whoopi Goldberg si dimostra quale vera trascinatrice del film, grazie a una notevole espressività mimica che riesce a far capire allo spettatore anche i sentimenti mai palesati ad alta voce.
Drew Barrymore è qui ancora molto lontana dalla seducente Dylan di "Charlie's Angel" (2000), ma comunque il suo fascino da ragazza vivace e svagata non potrà far a meno di catturare la fetta di pubblico maschile che si accinge alla visione di questo film e farà anche rispecchiare nel suo personaggio numerose ragazze di oggi.
Quello di Mary Louise-Parker, l'indimenticabile Ruth di "Pomodori verdi fritti", è il personaggio più innocente del film e forse il meno riuscito a livello di caratterizzazione. Sembra infatti un ossimoro il suo essere così forte e coraggiosa nell'affrontare la malattia e nell'intraprendere un tale viaggio e allo stesso tempo il suo essere totalmente insicura di se stessa e dei propri sentimenti, cercando di nasconderli per paura di provare emozioni ormai rimosse.
Nel complesso è un film non ben equilibrato nella sua struttura, ma convincente e anche commovente se lo spettatore si lascia trasportare dalle emozioni che scorrono a fiumi sullo schermo. Un film sull'amore, sulla voglia di vita e naturalmente sulle donne. Memorabile e molto femminile la colonna sonora da "Keep On Growing" di Sheryl Crow, "Why" di Annie Lennox, "I Take You With Me" di Melissa Etheridge, fino alla struggente "You got it", cantata sia nella versione originale da Bonnie Raitt, sia da Whoopi Goldberg.
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Recensione a cura di foxycleo - aggiornata al 27/06/2011 15.45.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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