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Il film uscito nel 1959 con la regia di Mauro Bolognini, regista "impegnato", autore di interessanti bozzetti di tardo neorealismo, è una delle tante incursioni di Totò nella critica sociale affrontata non in maniera indiretta come avviene in alcune pellicole di fine anni Quaranta ("I due orfanelli", "Totò cerca casa") ma con piglio più diretto.
In questa pellicola però il ruolo di Totò è secondario in quanto il protagonista principale è Peppino De Filippo. Il cast è di tutto rispetto e include interpreti teatrali di notevole fama: da Laura Adani a Giusi Raspani Dandolo alla coppia Vittorio Caprioli- Franca Valeri.
La vicenda si apre alla fine della Seconda Guerra Mondiale. A Roma una pittrice si suicida nella propria abitazione scatenando la caccia all'immobile sfitto. Peppino Armentano, un capofamiglia con suocero e quattro figli a carico e un profugo istriano si aggiudicano la casa al fotofinish.
L'appostamento di Armentano e la corsa sua e dell'altro sfollato presso il Commissariato Alloggi potrebbe suscitare ilarità, ma sarebbe opportuno sottolineare che l'Italia usciva da un conflitto sanguinoso e doloroso. I bombardamenti a tappeto avevano causato danni irreparabili a migliaia di abitazioni generando milioni di sfollati. L'invasione titina nell'Istria poi aveva portato, oltre al dramma ancora ignoto delle foibe, quello più tangibile all'epoca dei profughi per i quali si rese necessario l'esproprio di abitazioni private a bassa densità abitativa.
Con un salto temporale proprio dei tempi cinematografici l'azione si sposta alla fine degli Anni Cinquanta: una senatrice socialista, tale Lina Merlin, riesce a far passare in Parlamento una legge rivoluzionaria: la chiusura delle case chiuse allo scopo di dare dignità a chi veniva considerata donna di serie B (anche dopo il 1946, anno del suffragio universale in Italia, vi erano limiti ed interdizioni per chi lavorava all'interno di tali strutture).
Il film si occupa di una questione forse marginale forse poco affrontata perché tabù, e cioè il destino di quegli immobili e di chi poi ne veniva in possesso.
Ad Armentano capita un'occasione: affitto a cifra calmierata di una abitazione di prestigio in centro storico romano. Dopo tredici anni di coatta coabitazione con la numerosa famiglia istriana e alla vigilia delle nozze d'argento il poveretto, anche se riluttante, porta la famiglia a vivere nell'ex casa di una certa sora Gina. Le reazioni si faranno sentire...
Giocata sui due volti della commedia: quello lieto rappresentato da Totò in primis e dalle figure dei due cialtroni che propongono l'affare ad Armentano, ovvero il faccendiere da strapazzo Caprioli e l'ex prostituta Valeri, e quello drammatico dove ben figura Laura Adani. La storia affronta coraggiosamente un aspetto sociale al quale la Merlin con la sua legge non aveva pensato: la lotta al pregiudizio e al provincialismo, al cieco bigottismo, caratteristiche dell'Italietta del "pre-boom" che avrebbero dato del filo da torcere a quanti coraggiosamente o per costrizione avrebbero preso possesso di quelle ex case.
Il film di Bolognini denuncia una situazione minore ma seria e forse contribuisce a scalfire il falso perbenismo di cui tutti si ammantavano all'epoca dei fatti. Da notare che sfidando le ire di molti, diversi interni della storia vennero girati proprio in una ex casa di tolleranza.
Di qualità sicuramente superiore rispetto ad altre pellicole artigianali girate dalla coppia Totò e Peppino la storia non si regge soltanto sulla bravura di Peppino, il poveruomo, figura più patetica che comica in questa vicenda agrodolce, ma anche grazie ai suoi validi comprimari. Totò in questo film non funge da spalla ma da guest star in quanto non compare in molte sequenze.
Il suo ruolo di nonno (insolitamente all'attore capita di interpretare un personaggio più anziano anziché come di costume uno più giovane o un coetaneo) gli da' un'aura insolita di saggezza venata da un lato comico confacente a chi ha i capelli bianchi.
Totò serve anche a stemperare alcuni momenti di autentico pathos vissuti soprattutto dalla parte femminile della famiglia Armentano, sua infatti la chiosa del film in un ironico discorso dal balcone.
Lodato anche dalla critica del tempo solitamente poco tenera con il principe De Curtis "Arrangiatevi" è un formidabile documento della storia recente oltre che un valido esempio di ottima scuola attoriale. Da vedere.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 22/02/2011 11.11.00
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