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In un futuro prossimo, Metro City è una città volante dotata di un'avanzatissima tecnologia, abitata da una ricca classe dominante che sfrutta i robot come schiavi e utilizza la superficie sottostante come discarica dei pezzi guasti.
Tobio, geniale figlio adoloscente del professor Tenma, principale artefice del progresso tecnologico di Metro City, resta coinvolto in un incidente durante il collaudo del "Pacificatore", arma senziente di ultima generazione. La disperazione per la perdita del figlio spinge Tenma a ricostruirne una copia esatta, salvo poi ripudiarlo perchè diverso dall'originale. Tobio, dotato di tutti i ricordi e tutti i sentimenti del suo modello umano, così come del sistema di difesa più avanzato del pianeta, è costretto a scappare da Metro City e a cercare una nuova identità ed un nuovo posto nel mondo. Sulla superficie, scambiato per un bambino vero, viene accolto da Hamegg e la sua banda di orfani, ma il destino di Tobio non è quello di confondersi tra la gente e tra Metro City e la distruzione ci sarà solo Astro Boy.
Una piccola sorpresa al festival del Cinema di Roma 2009, la rivisitazione del classico dell'animazione giapponese "Astro Boy", del maestro Osamu Tezuka. Innanzitutto, il cast scelto per il doppiaggio (Muccino jr/Crescentini/Trio Medusa) se la cava egregiamente, e questa, purtroppo, è una notizia, viste le pessime performance a cui siamo solitamente condannati in nome di un po' di marketing.
Il film è molto buono sotto tutti i punti di vista: la deriva disneyana del finale e della morale a tutti i costi ("Trova il tuo posto nel mondo!") non può non far apprezzare scelte coraggiose in fase di sceneggiatura, per come sono trattati certi temi; ci si riferisce in particolare all'incidente all'inizio del film alla base della genesi di Astro Boy (diverso da quello classico) e al rapporto padre/figlio robot, con scene e toni poco consoni al cinema mainstream per famiglie e bambini, ai quali "Astro Boy" è chiaramente diretto.
Verrebbe da dire "niente di originale": un po' Pinocchio, un po' Frankenstein, un po' Gesù, un po' "A.I.", ma va ricordato che il concept di "Astro Boy" è vecchio di cinquant'anni ed è un merito degli sceneggiatori averlo rielaborato senza snaturarlo per questa versione moderna in computer grafica.
Una certa ingenuità di fondo (il dualismo energia buona/energia cattiva, il tema ecologico, le caste sociali, la schiavitù trattati in maniera molto superficiale) va giustificata - e apprezzata - con la mancanza, a parere di chi scrive, di volontà di fare di "Astro Boy" un prodotto trasversale: agli adulti sono riservate le citazioni da Asimov e l'ironia dei robot rivoluzionari.
Va anche ricordato che in oriente solitamente c'è un approccio diverso alla modalità con cui le tematiche di un film sono trattate (basta vedere Miyazaki con l'ecologia) e da questo forse deriva un certo nostro disorientamento nel vedere introdotte e non risolte alcune topiche.
Il character design riprende lo stile ormai old-fashioned di Tezuka nei personaggi principali, aggiungendo la terza dimensione della CG, mentre è più moderno per i personaggi nuovi di zecca (gli orfani), senza che l'accostamento fra i due stili risulti fuori luogo.
L'animazione è di qualità elevata, le scene in notturna e quelle di azione (bellissimi gli scontri tra robot) dimostrano che il livello tecnico di cui sono capaci agli Imagi studios (Hong Kong) può essere paragonato almeno a quello dei colossi Dreamworks e Fox, la scelta di uno stile molto cartoon e poco realistico non tragga in inganno: il target di "Astro Boy" sono i bambini, non c'è bisogno di mostrare i muscoli come si sentono in dovere di fare in America ogni volta che c'è da animare una pozzanghera.
Con "Gatchaman", di prossima uscita, vedremo il livello di realismo dell'animazione cinese.
"Astro Boy" è da tenere a mente, magari per una visione a casa; una serata si passa volentieri, ed è un gradito ritorno di un'icona dell'animazione da riscoprire.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 11/11/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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