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Un uomo di campagna, sua moglie e una donna di città. Ecco i tre protagonisti senza nome di un triangolo amoroso quasi banale, eppure capace, nelle mani di Murnau, di trasformarsi in un film straordinario. L'uomo, sedotto dall'affascinante e scaltra donna di città, vorrebbe liberarsi della moglie, ma si accorge in tempo della mostruosità di ciò che sta per compiere. I coniugi si riappacificano, ma un nuovo pericolo incombe su di loro...
"Aurora" è uno di quei capolavori che hanno segnato per sempre la storia del cinema, così come Murnau è un regista che ha influenzato moltissimo i suoi colleghi, pur essendo morto a soli 41 anni (in seguito a un un incidente automobilistico) e malgrado il fatto che molti dei suoi film tedeschi siano andati perduti. Lo stesso originale di "Aurora" è finito in cenere in seguito a un incendio scoppiato nei magazzini della Fox e la versione che oggi noi vediamo è frutto del paziente lavoro di raccolta di negativi superstiti attuato da un gruppo di appassionati e studiosi sparsi in tutto il mondo.
Nel 1927 Murnau si era da poco trasferito a Hollywood, dopo essere diventato famoso in Germania grazie ai capolavori "Nosferatu" (1922), "L'ultima risata" (1924) e "Faust" (1926), e aveva firmato con la 20th Century Fox un contratto che prevedeva la realizzazione di cinque pellicole di cui la prima fu appunto "Aurora".
Il film ruota attorno a una serie di contrapposizioni: quella fra città e compagna, fra vizio e virtù, fra passione e amore coniugale, in uno schema che di per sé appare semplicistico. "Aurora" è soprattutto un capolavoro di arte visiva che propone soluzioni registiche geniali e un'architettura formale modernissima. La macchina segue i personaggi con lunghe carrellate, si innalza, realizza angolazioni inusuali (è uno dei tratti più caratteristici del cinema di Murnau). L'immagine è profondamente manipolata con tratti dal forte gusto pittorico espressionista e primi piani precisi e puliti. La città ritratta è un luogo che potrebbe trovarsi ovunque, è travolgente e insieme confortante, una città silenziosa in un film muto, eppure sembra di coglierne il chiassoso andirivieni. Ci sono i cartelli in questo film, ma anch'essi recitano quasi fossero dei personaggi, come quando la donna di città suggerisce all'uomo che potrebbe annegare la moglie e le parole del cartello annegano esse stesse.
"Aurora" è un film realizzato come se non avesse mai lasciato la mente del suo autore. Non a caso si dice che Murnau chiedesse ai suoi attori una completa immersione nel personaggio e spiegasse loro non tanto cosa dovevano fare, quanto piuttosto cosa dovevano pensare. In Germania Murnau si era imposto per il suo cinema espressionista, la cui impronta trasferisce anche in questo primo film americano. Si osservino il lavoro sulle luci, lo spazio teatralizzato nelle scene al luna-park, il trucco e la recitazione degli attori che partecipano alla creazione di un universo inquietante e allucinato.
Costò qualcosa come 2 milioni di dollari, di cui cinquemila la settimana solo per il regista, una cifra mirabolante per l'epoca: fu costruita appositamente la ferrovia per il treno che attraversa la foresta, le scene del luna-park furono girate quasi interamente in studi, furono utilizzati i più moderni dispositivi tecnologici, tra cui gli obiettivi che permisero di riprendere i due protagonisti dentro il tram e contemporaneamente il paesaggio all'esterno, e l'innovativo Movietone, con il quale fu possibile registrare la colonna sonora sulla pellicola e trasmetterla in modo sincronizzato al film.
Fu un grandissimo successo di critica e ricevette ben tre Oscar nel corso della prima edizione del premio nella storia, il 19 maggio 1929: miglior fotografia, miglior attrice protagonista (Janet Gaynor) e un premio speciale come "Miglior film di qualità artistica". Ciò non bastò a farne un successo di pubblico e al botteghino i risultati non furono brillanti: gli altissimi costi di produzione non vennero recuperati e questo fu il primo passo che portò tre anni dopo alla rottura dei rapporti con la Fox e alla scelta del regista di girare l'altro suo capolavoro "Tabù" in condizioni difficilissime e quasi in completa solitudine.
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Recensione a cura di Susanna! - aggiornata al 25/11/2005
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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