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Un "atleta", una "principessa", un "criminale", un "cervello" e una "svitata", è questo l'identikit dei cinque ragazzi dello Shermer High School costretti a trascorrere un sabato in punizione a scuola (dalle 7 alle 16) e a scrivere un tema dal titolo «Chi sono io»?.
C'è Bender, ragazzo problematico ed inquieto, Andy, grande sportivo, speranzoso di ottenere una borsa di studio per meriti agonistici, Brian, il secchione ma con difficoltà a relazionarsi con gli altri, soprattutto con il sesso opposto Claire, ricca e viziata a cui la famiglia non ha mai fatto mancare nulla ed Allison, ragazza piena di complessi e di fobie.
Solo tra Andy e Claire c'è una conoscenza, ma i restanti è come se, nonostante frequentassero lo stesso liceo, si fossero visti per la prima volta. Ognuno appartiene ad un proprio mondo, il quale non ha alcun punto di contatto con quello degli altri ragazzi.
Le incomprensioni e i primi litigi nel gruppo non tardano ad arrivare, soprattutto tra Claire e Bender. Il clima di tensione viene ulteriormente appesantito dalla figura del preside del liceo, il signor Vernon, il quale, etichetta i cinque studenti con cliché e preconcetti, senza concedergli la possibilità di farsi conoscere.
Tuttavia, man mano che le ore trascorrono, il gruppo impara conoscersi e a confidarsi. Questo avviene tramite lo sfogo e le confessioni di ognuno di loro.
Bender detesta il padre perché perennemente ubriaco e violento, Andy non sopporta la pressione esercitata dai genitori nei suoi confronti nel diventare il migliore atleta della scuola, Claire avverte il disagio di essere una privilegiata rispetto agli altri, Brian riconosce con dolore la sua incapacità di socializzare e di farsi apprezzare, mentre Allison incolpa la propria famiglia di ignorarla completamente. Le distanza tra di loro iniziano ad essere colmate (celebre la scena nella quale i cinque ragazzi sono seduti in biblioteca sul pavimento e in circolo, affrontano le proprie paure).
Il legame tra di loro si riveste di una forza inaspettata, oltrepassando le differenze sociali, di classe ed economiche e consolidandosi nel "Breakfast Club" (nome scelto dai ragazzi per suggellare la loro unione).
Il tema che dovevano scrivere e presentare al tirannico Vernon (composto solamente da Brian), evidenzia con efficacia la rabbia dei ragazzi contro i pregiudizi e i luoghi comuni, pur nel contempo infischiandosene di convincere gli altri di ciò che veramente sono.
Molti hanno definito "The Breakfast Club" il manifesto degli anni '80 ed in effetti, è probabilmente il film, che più di altri, è riuscito a rappresentare efficacemente quei magici dieci anni. Non solo per la classica storia adolescenziale (diverse pellicole avevano in precedenza trattato questo tema) ma soprattutto, nel modo di enfatizzare e portare all'attenzione, argomenti quali il disagio famigliare, l'alcoolismo, la violenza sui figli, la non considerazione, i problemi di socializzazione, l'eccessivo e dannoso interventismo da parte dei genitori.
Prima di "The Breakfast Club", i ragazzi rappresentati nei "teen movie" erano sì desiderosi di avere le prime esperienze sessuali ed amorose (Tom Cruise in "Risky Business", la stessa Molly Ringwald in "Sixteen Candles") ma non avevano conosciuto gli stessi problemi dei ragazzi del "The Breakfast Club". Si è avuta una maturazione nella scelta di cosa parlare e come trattarlo.
Questo è il grande merito di John Hughes, regista del film, dedito soprattutto alle commedie (come, ad esempio, "Beethoven"), ma che dedicandosi ad un genere, nuovo per lui, è riuscito lo stesso a farsi apprezzare.
Gli attori sono tutti bravi, tuttavia, particolari meriti vanno dati ad Ally Sheedy, la quale aveva sicuramente il ruolo più "delicato" (la ragazza "svitata").
Ottima colonna sonora, divenuta celebre soprattutto per il brano "Don't you forget about me" cantato dai Simple Minds.
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Recensione a cura di Luca.Prete - aggiornata al 27/09/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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