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Una sceneggiatura originale ispirata al romanzo "Casino Royale", pubblicato nel 1953, primo libro di Ian Fleming che racconta le avventure del più famoso agente segreto che si conosca. In questo film non troviamo il solito Bond con le sue mille battaglie vinte senza arruffarsi un singolo capello, ma l'agente che ha appena ricevuto il suo prefisso "doppio zero" con la conseguente consapevolezza di avere sempre la vita appesa ad un filo. James Bond, interpretato dal bravissimo ed espressivo Daniel Craig, è un giovane affamato, indisciplinato, ribelle, freddo, certe volte spietato, capace anche di commettere diversi errori tra cui quello di entrare in una ambasciata e di uccidere tutti pur di ottenere le informazioni che desidera.
"Casino Royale" non è il proseguimento dei capitoli di James Bond, bensì la storia della nascita dell'agente 007, diretta magistralmente da Martin Campbell. E' un prodotto cinematografico che non nega le sue origini letterarie, ma rompe con gli stereotipi cinematografici scommettendo più sull'origine dei personaggi, sulle emozioni e sulle cause che rendono più chiaro il modo di agire dei protagonisti.
I riferimenti alla saga sono numerosi. Fate attenzione a come Bond consegue la sua famosa Aston Martin o come si gioca la frase sulla sua bibita preferita. Tra l'altro non troviamo nessun gadget particolare perché, trattandosi della sua prima missione, non gode di certi privilegi. Per questo tende ad assumere le caratteristiche di un agente più umano, in carne ed ossa, che sanguina, soffre, si innamora e non obbedisce soltanto ai diktat istituzionali.
La sceneggiatura è impeccabile i dialoghi sono attentamente curati e le relazioni tra i personaggi sono ben studiate. L'azione è molto fisica e spettacolare, come ad esempio la straordinaria scena iniziale dell'inseguimento sulla gru o il prologo in bianco e nero dove Bond commette un assassinio violento ed esplicito ma ben descritto. Ci sono anche scene meno avventurose come quelle girate durante la partita di poker al Casinò; ed è incredibile come il regista giochi con il tempo narrativo e nonostante la partita si interrompa in un paio di occasioni, l'interesse non vada diminuendo, anzi...
Tema centrale è il finanziamento della guerra e del terrorismo, ed il titolo prende spunto da una partita di poker dove Bond si gioca i soldi del governo inglese contro un delinquente, Le Chiffre, che maneggia invece quelli del terrorismo, in un casinò.
Le Chiffre è più reale rispetto ai soliti nemici di Bond. Gioca a poker con i soldi dei criminali consapevole che la sua sconfitta rappresenta anche la sua condanna a morte. Non fa a pezzi l'agente segreto né lo sottomette a macchinari fantascientifici ma lo tortura con una corda fatta ad hoc per percuotere le parti basse di Bond. Ma James ha la forza di resistere e non cede alla tortura. L'interpretazione di Le Chiffre è ottima sia quando piange sangue che quando fa piangere i suoi nemici.
I bellissimi titoli di testa "old style" mischiano giochi di carte, armi e personaggi in movimento composti da assi, picche e cuori il tutto incorniciato dalla splendida canzone del Soundgarden e Audioslave Chris Cornell.
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Recensione a cura di Gabriela - aggiornata al 15/01/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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