Voto Visitatori: | 8,52 / 10 (24 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 9,50 / 10 | ||
"Il mondo si divide in due categorie di diversa ampiezza... quelli che non hanno mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio."
Anthony Lane - "The New Yorker"
Jan Švankmajer è un regista ceco con quasi cinquant'anni di carriera alle spalle. In Italia, nonostante una sua recente partecipazione al Festival di Venezia, è praticamente sconosciuto perché i suoi lavori non sono distribuiti in alcun modo.
"Spiklenci Slasti" è un film del 1996 ed è il suo terzo lungometraggio. Il titolo, difficile da pronunciare, dice poco, meglio quello internazionale: "Conspirators of pleasure".
Tema fondamentale è il piacere, il piacere sensuale che si raggiunge con pratiche non convenzionali. Il film è muto, o meglio, è privo di dialoghi. C'è spesso della musica in sottofondo e si possono sentire tutti i rumori degli oggetti, caratteristica tipica dei lavori di Švankmajer.
Nessun personaggio viene mai identificato. Non ci sono nomi. Le vicende si svolgono in una anonima cittadina e gli ambienti, come in tutti i lavori del surrealista ceco, sono alquanto squallidi.
Un uomo, dopo aver acquistato delle riviste pornografiche, costruisce una testa di gallo con della plastilina e delle ali con degli ombrelli. La sua vicina di casa ha un misterioso armadio con strani attrezzi e particolari capi di vestiario. L'edicolante, che inizialmente vende le riviste, costruisce degli strani apparecchi elettronici. Una postina fabbrica clandestinamente palline con mollica di pane. Un altro uomo nel suo magazzino costruisce strani attrezzi con oggetti d'uso comune rubati qua e là. La moglie di quest'uomo tiene una coppia di grossi pesci in una bacinella.
Per più di metà del film non si capisce l'agire di questi personaggi, tutto rimane alquanto oscuro allo spettatore. Nonostante alcuni rimandi sessuali più o meno espliciti, non si intuisce minimamente quello che succederà. Si può pensare che siano tutti dei pazzi che compiono azioni prive di qualsiasi logica. Poi finalmente diventerà chiaro il tutto, si capiranno le modalità in cui provano piacere.
Durante le pratiche di questi personaggi, Švankmajer utilizza il suo pezzo forte, la stop-motion, per dare vita a dei pupazzi che sono animati solo nella fantasia dei protagonisti. Purtroppo in questo film la stop-motion viene poco usata ma è comunque dosata in maniera efficace.
Queste pratiche sessuali non sono violente, fanno sorridere; nulla si vede, non si scade minimamente nella pornografia.
Da questo momento la recensione contiene elementi di spoiler; se ne sconsiglia pertanto la lettura a chi non abbia ancora visto il film.
Il primo uomo vestito da gallo 'uccide' un pupazzo a forma di donna in un luogo isolato. La vicina 'tortura' un altro pupazzo e poi lo annega in un catino che sta su una sedia con tre candele. L'edicolante ha costruito una macchina che lo abbraccia e lo masturba mentre guarda la giornalista del telegiornale e bacia il televisore. La giornalista si fa succhiare gli alluci dai pesci, questo le provocherà un piacere orgasmico, per la gioia dell'edicolante che la sta guardando. Il marito della giornalista, un poliziotto, si dà piacere nel garage strofinandosi con gli attrezzi che ha costruito con gli oggetti rubati. La postina invece si infila nel naso e nelle orecchie le palline di mollica di pane, questa pratica più che il sesso, sembra richiamare l'utilizzo di stupefacenti.
Tutto questo viene mostrato in maniera alquanto comica. Non viene mai esplicitato se i personaggi si conoscano o meno, ma si intuisce che "cospirano" tra di loro.
Nel finale la postina osserva un acquario pieno di pesci, l'uomo dell'inizio entra dal giornalaio il quale sta lavorando un oggetto simile a quelli del poliziotto.
L'uomo si reca a casa dove la sua vicina è morta, sulla scena del delitto c'è il poliziotto con un ombrello al braccio. Sarebbe dovuto morire un pupazzo, invece è morta la vicina.
L'uomo entra in casa sua e trova il catino con le tre candele ad aspettarlo, inizia quindi a spogliasi come aveva fatto il pupazzo della vicina.
Dato che la vicina è morta al posto del pupazzo, anche lui dovrà morire come il pupazzo? Che sia questa l'ultima, estrema pratica di piacere di questi cospiratori? O semplicemente vuole significare che il mondo reale e quello onirico sono talmente vicini da potersi fondere l'uno nell'altro?
Nulla si può affermare, il finale è aperto a qualsiasi interpretazione, anzi, tutto il film è liberamente interpretabile o meno.
I protagonisti utilizzano degli oggetti ma paiono essi stessi degli oggetti. Sembrano tutti rapporti tra oggetti, i protagonisti sono solo degli accessori di una società che sta sullo sfondo.
Non sembrano nemmeno degli individui con una personalità, tant'è che queste "perversioni" non sono peculiari di ognuno perché se le scambiano. Queste pratiche sessuali poi sono alquanto ritualistiche, prevedono delle specifiche modalità cui attenersi, quasi si trattasse di una forma di culto, il cui unico fine è il piacere.
Nei titoli di coda vengono definiti "consulenti professionali": Leopold Sacher-Masoc, Donatien Alphonse Francois de Sade, Sigmund Freud, Luis Buñuel, Max Ernst e Bohuslav Brouk. I rimandi al sadomasochismo sono infatti palesi, così come quelli alla psicanalisi.
Il cinema onirico, ironicamente amaro di Buñuel è sempre stato fonte di ispirazione per il regista ceco così come l'arte surrealista di Ernst.
In definitiva "Conspirators of pleasure" è un grande film, originalissimo e molto profondo, purtroppo poco noto come il suo regista. Un film che forse non si coglie perfettamente alla prima visione ma di certo non lascia indifferenti, non si digerisce in un battito di ciglia.
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Recensione a cura di Compagneros - aggiornata al 11/10/2011 15.12.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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