Voto Visitatori: | 5,70 / 10 (51 voti) | Grafico | |
E' difficile dare una definizione all'ultima fatica del regista francese Luc Besson. Per certi aspetti il film afferisce sicuramente alla categoria della commedia ma per altri vira sul dark con qualche lieve concessione vagamente splatter o perlomeno simil tarantiniana.
Ennesimo ruolo da gangster italo-americano per un Robert De Niro in ottima forma malgrado i settanta annetti sul groppone. Stavolta però De Niro, che ha dimostrato già da più di un decennio di avere una buona verve comica, è un boss in pensione che, insieme alla sua originale famiglia, partecipa al programma di protezione previsto per i collaboratori di giustizia e si trova in un paesello francese dipinto ironicamente da Besson con tinte e le sfumature decisamente stereotipate, sulla vena sciovinista della popolazione e su quell'odio-amore verso gli yankee maturato probabilmente dopo il grande sbarco del '44.
Il personaggio incarnato dall'attore italoamericano è Giovanni Manzoni, nome di chiare origini italiche, ex associato a un potente clan mafioso e ora, dopo la rottura con il capo, pentito sotto copertura.
A causa delle intemperanze generate dalla sua esuberante famigliola, che ha ereditato da lui la tendenza a un comportamento poco legale, Manzoni, moglie, figli e anziana cagna sono costretti a spostare continuamente la loro residenza e alla fine approdano in uno sconosciuto paese della Francia con la promessa - da marinaio - di comportarsi bene.
Accanto a De Niro una Michelle Pfeiffer affascinante e decisamente ironica, nel ruolo di una moglie e madre tradizionalista e perfetta che non esita a farsi giustizia da sola in maniera poco canonica quando ritiene di aver subito uno sgarro anche apparentemente di poco conto. Completano il quadro un figlio affarista e una figlia che sa farsi rispettare dai corteggiatori indiscreti. Co-star un altro grande vecchio della cinematografia a stelle e strisce, un Tommy Lee Jones sempre pronto a togliere le castagne dal fuoco alla stravagante famiglia ex collusa.
Le situazioni spesso paradossali della vicenda, anche se non prive di violenza, pur creando un certo pathos sono decisamente esilaranti e così la presa in giro del mondo del crimine, già tentata e sperimentata con fortuna da altre pellicole in passato, sortisce il medesimo effetto ilare nello spettatore che arriva a sorridere o ridere di cuore anche davanti a scene un po' più forti.
Besson ha voluto omaggiare il produttore del film, Martin Scorsese, con la citazione di una delle sue pellicole più osannate, "Quei bravi ragazzi", e anche per la scelta di mostrare in flashback alcuni momenti della precedente vita "criminosa" del protagonista.
In originale il titolo "The family" allude non solo al nucleo familiare che si stringe intorno all'ex boss De Niro ma soprattutto ai meno rassicuranti clan della mafia , la distribuzione italiana invece ha preferito ammiccare alla vecchia cagna di famiglia anch'essa testimone silenziosa di atti criminosi che porta l'italianissimo nome "Malavita".
Pellicola forse non originale per trama e sceneggiatura ma interpretata felicemente sia dai protagonisti principali che dai comprimari. Un De Niro e Besson minori che possono far piacere anche ai palati meno raffinati.
Commenta la recensione di COSE NOSTRE - MALAVITA sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 30/01/2014 18.32.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio