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Voto Recensore: | 8,00 / 10 | ||
Arriva sugli schermi italiani "Denti", già piccolo cult tra gli appassionati di genere e caso cinematografico del cinema indipendente 2008: etichettato da molti come horror puro, ma in realtà da identificarsi più come un ulteriore manifesto femminista portato sul grande schermo, una via di mezzo tra "Ms 45" di Abel Ferrara e "Non violentate Jennifer".
Il regista, Mitchell Lichtenstein, qui al suo debutto cinematografico, noto ai più come attore in ruoli importanti come quello nel film di Robert Altman, "Streamer" (con il quale vinse in qualità di Miglior Attore al Festival di Venezia nel 1983) e nel film di Ang Lee "The wedding banquet", ci tiene a precisare che "Denti" non è e non vuole essere solamente un horror, ma una pellicola grottesca, imperniata di humour e di metafore.
Quale infatti essa è.
La trama è molto semplice: Dawn (nome non casuale, sebbene il personaggio appaia "quasi" normale e solo lontanamente parente in quanto ad emarginazione alle note Carrie di De Palma o Zoe Lund de "L'Angelo della vendetta") è una studentessa di liceo che si impegna, anche pubblicamente, a preservare la propria e dell'altrui castità all'interno di un comitato scolastico con ideali analoghi; fino a quando, eccessivamente "forzata" da un suo compagno di classe ad avere un rapporto sessuale, scopre a sue spese di avere una vagina dentata.
Mentre Dawn indaga su antichi miti che raccontano come quella di una vulva coi denti sia una paura ancestrale più riguardante gli uomini, facciamo anche conoscenza di Brad, il burbero fratellastro, e della famiglia più o meno problematica della nostra eroina.
Dawn, inseguendo i miti, realizza che per riuscire a risolvere il proprio problema ha bisogno di un cavaliere, un eroe che sappia affrontare il nodo della questione (ovvero, che possa penetrarla) senza paura al riguardo; qualcuno che possa amarla sul serio.
Ma quando scopre che il ragazzo di cui si è invaghita le ha tirato in realtà un brutto scherzo, userà il suo "strumento" proprio per vendicarsi di quel mondo maschile che tanto usa il gentil sesso perchè "vuole solo quella cosa lì" (e in questo caso, di contraltare, è d'obbligo la citazione,a discolpa del genere maschile, del sempreverde "Quell'oscuro oggetto del desiderio", di Luis Bunuel).
Assistiamo quindi ad una trasformazione, anche fisica (accentuata dal trucco, proprio come una novella Zoe Lund) della protagonista, che a questo punto non risparmia nessuno: boyfriend di turno, malcapitati ginecologi, vecchi e persino l'odioso e caricaturale fratellastro. Il tutto intervallato da siparietti teneri con i propri genitori: forse che sia in qualche modo imputabile anche a loro, il problema della figlia? Ma il regista non vuole spingersi oltre, e qui sta forse la virtù maggiore del film.
In sostanza un filmetto divertente, che vuole essere dichiaratamente "povero", indipendente e di genere, senza però tralasciare alcune metafore, più o meno libere di essere interpretate da parte dello spettatore; il quale, se andrà in sala predisposto allo spettacolo cui sta assistendo, fatto di castrazioni e momenti di puro humuor nero, non potrà non divertirsi.
Una nota di merito infine per la protagonista, la giovane Jess Weixler, vincitrice del Gran Premio della Giuria come miglior attrice drammatica al Sundance Film Festival 2007, abilissima a trasformarsi da fanciulla pura e innocente ad angelo vendicatore dotata di un vero e proprio strumento di morte.
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Recensione a cura di paul - aggiornata al 25/07/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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