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Il film di produzione inglese, uscito nel 1999, fa parte del filone della commedia etnica avendo come protagonisti i membri di una famiglia anglo-pakistana.
Siamo nei primi anni Settanta in un sobborgo londinese abitato perlopiù da emigrati di varie etnie (la storia si apre infatti con una processione di stampo cattolico). Il capofamiglia George Khan (Om Puri) soprannominato Gengis dai figli per la sua severità, vorrebbe che i suoi sette ragazzi mantenessero le usanze della sua terra, il Pakistan, ma deve combattere con le idee dei ragazzi ben decisi invece a farsi una vita seguendo usi e costumi della terra d'adozione e con la moglie inglese Ella (Linda Bassett, già vista in "Mary Reilly", una singolare trasposizione della storia del dr. Jekyll e mr. Hyde).
Trasposizione cinematografica di una commedia di successo, la pellicola mantiene le caratteristiche proprie della farsa rinunciando forse a quelli che potrebbero essere i suoi punti di forza e cioè il conflitto generazionale e le differenze culturali tra due diverse etnìe.
Buona l'interpretazione di Om Puri nel ruolo del padre tradizionalista ma anche del marito innamorato di una donna occidentale e molto in parte la protagonista femminile Linda Bassett, il vero collante della famiglia.
Il film si rivela interessante perché fa scoprire un lato della vita in Inghilterra per anni tenuto nascosto dalla cinematografia distribuita all'estero e cioè la vita delle minoranze etniche (in questo caso si tratta di emigrati pakistani) i cui membri da un lato risultano essere perfettamente integrati nella società britannica (i figli di George ed Ella parlano solo inglese e frequentano regolarmente la scuola) ma dall'altro lato anche strenuamente e alle volte paradossalmente attaccati alle proprie tradizioni; tra le altre cose si vede una cittadina inglese a pochi chilometri da Londra del tutto simile ad una città pakistana.
I problemi che devono affrontare i ragazzi Khan sono così ingigantiti dalla loro situazione di emigrati di seconda generazione; il maggiore scappa di casa dopo aver abbandonato la promessa sposa al momento delle nozze perché si scopre gay, un altro figlio è il dongiovanni del quartiere concupito e inseguito da ragazze bianche, un altro finge di studiare per seguire dubbie inclinazioni artistiche, la ragazza preferisce giocare al calcio piuttosto che indossare il sari, il minore indossa per tutto il tempo un parka, a dimostrare la sua difficoltà di rapportarsi con gli altri e la stessa madre, anglosassone nei modi e nei costumi, entra in crisi perché sempre in bilico tra la sua cultura natale più aperta e l'affetto nei confronti del marito.
Purtroppo la parte finale del film fa perdere quanto raccolto nel resto della narrazione per ridurre l'intreccio ad una pochade giocata sul doppio senso e sull'allusione.
Rimangono così le intenzioni di regista e sceneggiatore sicuramente valide per una riflessione e il ritmo del film sempre piuttosto vivace e sostenuto aiutato anche da una colonna sonora molto allegra e dalle accurate ricostruzioni dell'epoca.
Ai distributori italiani della pellicola c'è da rimproverare l'aver mantenuto il titolo originale un po' cacofonico per la nostra lingua, sicuramente si sarebbe potuto trovare un titolo in italiano altrettanto valido, ma purtroppo il nostro provincialismo è ancora lontano dall'essere superato!
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 21/09/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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