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Martin (Channing Tatum) ha appena terminato di scontare la condanna per insider trading che ha bruscamente interrotto la sua carriera. La moglie Emily (Rooney Mara) lo attende a casa, ma trovare un equilibrio non è semplice: lo spettro della depressione si affaccia nella vita della ragazza, che dopo un incidente si affida alle cure del dottor Banks (Jude Law). Gli psicofarmaci prescritti ad Emily non hanno l'effetto voluto e il dottor Banks decide di passare all'Ablixa, un farmaco appena immesso sul mercato, su suggerimento della dottoressa Siebert (Catherine Zeta-Jones), che aveva già avuto Emily in cura al tempo dell'arresto di Martin. Gli effetti collaterali dell'Ablixa sono devastanti per Emily e Martin, e quando anche la reputazione del dottor Banks viene messa in discussione, questi decide di vederci chiaro ed indagare a fondo nella faccenda.
Un film ogni anno (almeno): come Woody Allen. L'infaticabile Steven Soderbergh ritorna dopo il successo di "Magic Mike" (e si porta dietro Channing Tatum) con "Effetti collaterali" ("Side Effects" in originale). Rooney Mara, Catherine Zeta-Jones e Jude Law completano il cast dei protagonisti di un film insolito e riuscito del regista di "Traffic" e "Ocean's Eleven".
Uno degli elementi più interessanti di "Effetti collaterali" è la sua lenta metamorfosi: nel corso del film si intrecciano diversi generi, almeno due storie e diverse tematiche. E' quasi consigliabile sospendere la lettura qui, se non si è visto il film. Come sempre con Soderbergh, una certa distanza emotiva dai personaggi consente di godere della visione del film quanto della sua forma. L'equilibrio raggiunto tra questi due aspetti da "Effetti collaterali" rende un pregio questo caratteristico modo di girare (non sempre, infatti, tale "freddezza" ha giovato in passato). E' proprio la raffinatezza con cui Soderbergh costruisce e decostruisce la sua opera a destare maggior sorpresa e per questo proseguire la lettura potrebbe rovinare in parte la visione del film.
La trama di "Effetti collaterali" è segnata infatti da una netta cesura, abbastanza spiazzante: l'evento centrale, che la primissima scena anticipa in maniera ambigua, spacca di fatto il film in due. Nella prima parte, si è portati a pensare che il film sarà centrato su Emily e Martin e sugli ostacoli che devono affrontare per ritrovare equilibrio e normalità. Con un twist degno di "Psyco", la seconda parte del film cambia i pesi specifici dei personaggi, portando in primo piano il dottor Banks ed il suo tentativo di aiutare Emily e soprattutto se stesso. Ciò che avrebbe potuto essere semplicemente raccontato (ad esempio in una scena in tribunale) viene utilizzato per confondere e sorprendere lo spettatore. Dal drama si passa gradualmente al thriller, passando per un film di denuncia sugli abusi delle industrie farmaceutiche (tema caro a Soderbergh che proprio attraverso il personaggio di Jude Law lo aveva affrontato in "Contagion"). Evitare i cliché e spiazzare lo spettatore, sorprendendolo non tanto con i colpi di scena ma con la struttura del film: il cinema di Soderbergh, solitamente molto cerebrale, trova finalmente una sceneggiatura costruita per sorprendere.
La mano di un regista capace ed esperto consente di evitare qualunque scadimento nel già visto e sentito (tranne forse, nel finale), ma impedisce forse, per l'ennesima volta, di empatizzare a fondo con i personaggi. In questo caso, il danno è minimo, visto che l'empatia dello spettatore è messa a dura prova da metà film in poi. E' l'interpretazione di Rooney Mara a centrare il bersaglio. Emily viene presentata come il personaggio centrale e la giovane attrice riesce perfettamente a darne il ritratto giusto: indifesa, debole, incapace di reagire, in balia delle circostanze, prima che la sceneggiatura porti lo spettatore a mettere in dubbio tutte le certezze acquisite fino a quel momento. E' solo con lo svelamento finale che i contorni di Emily si delineano definitivamente, ed è grazie all'interpretazione della Mara se tutto risulta così credibile. Nonostante Emily resti il personaggio chiave del film, nella seconda parte si trova ad essere "fisicamente" limitata ed il suo posto al centro dell'azione è preso dal dottor Banks. Nel suo caso, lo script instilla diversi dubbi prima di risolvere (solo negli ultimi minuti il quadro si fa realmente chiaro), ma Jude Law riesce a dare a Banks le giuste sfumature, e a meritare il ruolo del protagonista dopo tanti ruoli secondari.
C'è sempre una barriera tra Soderbergh e lo spettatore: la fotografia (curata dallo stesso regista) indugia spesso in toni freddi che danno ai film un senso di realismo e distaccom ma "Effetti collaterali" riesce là dove altri film come "Contagion" e "Haywire" avevano parzialmente fallito.
Potrà scontare al botteghino la voluta rinuncia al pathos cinematografico e a molti cliché tipici dei thriller contemporanei, ma proprio per questo "Effetti collaterali" è un film che difficilmente pagherà lo scotto del tempo e potrebbe anche acquisire maggior fascino dopo la prima visione e diventare, negli anni, un classico del genere.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 23/04/2013 17.02.00
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