Voto Visitatori: | 6,52 / 10 (23 voti) | Grafico | |
Il terzo capitolo della trilogia sull'Europa (dopo "L'elemento del crimine" e Epidemic"), premio della giuria al Festival di Cannes 1991, sceneggiatura di Lars von Trier e Niels Vorsel, è una delle opere più complesse del cineasta danese, che lo consacrò finalmente agli occhi di pubblico e critica.
Un giovane tedesco torna dall'America per contribuire alla rinascita della Germania. Uno zio lo fa entrare nelle ferrovie "Zentropa". Viaggiando in treno, il giovane si ritrova immerso nelle tragedie del paese.
Di nuovo l'Europa immersa nella notte (della Storia), nel buio cupo, senza memoria, in viaggio, popolata da fantasmi rimossi, da problemi irrisolti.
Von Trier adopera la metafora del treno per indicare il viaggio a ritroso nella memoria, nella coscienza storica.Anche qui, come negli altri film della trilogia, l'Europa è un luogo dove predomina il nero, l'acqua stagnante, gli scorci stretti, la claustrofobia.
L'atmosfera noir diviene così il leit motiv di "Europa", girato soprattutto in cupi notturni e permeato di violenza senza apparente senso: proprio il colore rosso, il colore del sangue, è il maggiore antagonista dello splendido e bianco e nero scelto per le immagini.
Notevole e virtuosistica la fotografia fosca, lugubre, con improvvisi squarci cromatici, che ben si presta alla stupefacente visionarietà dell'intero film, quasi un fumetto noir, di chiara matrice espressionista, senza però arrivare alla forza di un Fritz Lang.
Bella la voce fuori campo che regola con i countdown la vicenda.
Spiazzante quello iniziale per "entrare in Europa", un'Europa analizzata nella sua cultura e nei suoi comportamenti, quasi a voler già preludere a quel confronto con l'America che ci sarà molti anni dopo in film come "Dogville" e "Manderlay".
Un'opera barocca e soprattutto ipnotica - una volta entrati è difficile uscirne - che nasce paradossalmente da "L'America" di Franz Kafka, che a quell'epoca aveva molto colpito il cosceneggiatore Niels Vorsel, con una chiara inversione rispetto al romanzo: qui è l'Americano di origini tedesche a venire in Europa.
Un americano ancora una volta ingenuo, come pressoché tutti gli eroi e le eroine di Von Trier (basti pensare a "Le onde del destino" o a "Dancer in the dark"), l'unico a non essere schierato ideologicamente e proprio per questo destinato a soccombere dinanzi alle ideologie che hanno dominato l'Europa, portando ad aberrazioni come il Nazionalsocialismo.
Solo così si spiega un continente talmente lugubre e livido, da sembrare un "carcere" in cui sono imprigionati i suoi popoli e in cui tutti sono corrotti e "doppi": tutto è inganno, manipolazione, tranne che per il protagonista Leopold Kessler, vero "esule" in una Germania che non riesce a decodificare.
Commenta la recensione di EUROPA sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di mkmonti - aggiornata al 16/11/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio