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Tony e Margot Wendice sono sposati ma non si amano: lui è un ex tennista di successo, lei un'ereditiera. Margot ha un amante, Mark, e Tony lo sa.
È riuscito a scoprirlo perché Margot si è fatta scorgere mentre spostava di borsetta in borsetta una lettera di Mark; Tony con uno stratagemma "ruba" la borsetta e, dopo averla privata della lettera, lascia che la moglie la ritrovi agli oggetti smarriti di Victoria Station.
Margot crede, così, che uno sconosciuto sappia tutto e la stia ricattando. In realtà è Tony che le ha spedito una lettera anonima, perché ha ben altro in mente. Questo è un passo fondamentale per comprendere il prosieguo della storia.
Tony ha deciso di eliminare la moglie e quindi si rivolge a un suo ex compagno di università che ha avuto nel tempo diverse avventure con la polizia. Swann - questo è il nome del potenziale assassino - si mostra inizialmente restio a tornare a fare i conti con la giustizia, ma Tony è molto abile nel trasformare una proposta in un bieco ricatto: se non procederà con l'omicidio, lui avrà tutte le carte in regola per accusarlo del furto della borsetta della moglie, nella quale c'era la famosa lettera.
Inaspettatamente però, e malgrado il congegno dell'omicidio sia stato curato al dettaglio, Margot per legittima difesa uccide il suo aggressore.
Tony riesce tuttavia a trasformare le tracce di una legittima difesa in un omicidio premeditato, fino a rendere Margot colpevole dell'omicidio di Swann. È proprio combinando alcuni oggetti ad arte, tra cui la famosa lettera estratta dalla borsetta, che le circostanze sembrano accusare Margot di aver architettato tutta la messa in scena per liberarsi del suo ricattatore.
Fortunatamente l'errore è sempre in agguato e l'ispettore Hubbard riesce a trovarlo, salvando Margot dal patibolo.
Si avverte il lettore della recensione, che nel prosieguo saranno rivelati alcuni dettagli chiave del film.
Tratto da una pièce teatrale scritta da Frederick Knott, che di "Delitto perfetto" è anche sceneggiatore, "Dial M for Murder" è un film che si sviluppa quasi del tutto all'interno del grazioso appartamento dei coniugi Wendice a Maida Vale, che funge quasi da palcoscenico. Particolare rilievo viene dato ai primi piani, agli sguardi e soprattutto ai dialoghi. Importantissimi sono anche i silenzi.
I primi momenti del film iniziano e terminano con un bacio. Il primo è concesso al marito, il secondo all'amante, e in pochi attimi lo spettatore riesce perfettamente a capire come funziona il ménage à trois.
Possiamo idealmente scomporre il film in quattro precisi momenti: quello iniziale, introduttivo; la fase della preparazione dell'omicidio; l'omicidio stesso, e infine tutta la parte successiva. Queste quattro parti hanno una durata progressivamente maggiore, nel corso delle quali avvengono numerose combinazioni di dettagli, come in ogni pellicola di Hitchcock.
Dalle prime battute si comprende come sia stato dato scarsissimo rilievo alla circostanza che Margot sia un'adultera: Tony Wendice, interpretato alla perfezione da Ray Milland, dotato da madre natura di un viso e uno sguardo arcigni che più non si può, risulta amabile a pochi spettatori, mentre lo charme di Mark, interpretato da Robert Cummings che recitò la medesima parte anche a teatro, lo rende senz'altro più gradevole.
Sembra quasi una provocazione del regista sull'argomento, poiché Mark è uno scrittore di libri gialli e scherzosamente discute proprio con Tony del "delitto perfetto", che secondo il suo punto di vista si realizzerebbe solo sulla carta. È un vero e proprio tocco da maestro, parlare del film all'interno del film! In questa prima parte i tre sono riuniti in attesa di andare a teatro e poi a cena, ma Tony improvvisa un impegno di lavoro e lascia che i due amanti escano da soli: in realtà deve incontrare il killer e progettare nei dettagli l'assassinio di Margot.
La seconda parte, dedicata tutta all'incontro tra Swann e Tony, appare interminabile: molto articolata nei dialoghi, a tratti rischia di essere noiosa, fino a che non arriva la strutturazione del piano. Alla base di tutto vi è l'ingresso di Swann all'interno di casa Wendice: dovrà entrare con la chiave che sarà sottratta a Margot, posta a cura di Tony in un nascondiglio deciso e mostrato all'assassino. Interessante il gesto che fa Tony con la mano, quasi a voler richiamare l'attenzione del pubblico (ricordiamo che il film nasce come dramma teatrale!): "Una volta terminato, rimetti a posto la chiave". Questo passaggio è fondamentale per comprendere tutto ciò che accadrà in seguito.
La terza parte del film inizia con un aperitivo. Vediamo sempre i tre personaggi fondamentali: Tony e Mark dovranno recarsi a una cena al club, riservata a soli uomini che indossano la black tie. Tony in realtà andrà a quella cena per costruirsi l'alibi: alle 23 in punto dovrà telefonare a casa per far sì che Margot si trovi nel punto programmato per strangolarla. Così è stato deciso con Swann. A questo punto iniziano i contrattempi: Margot non vuole cedere la chiave, perché ha deciso di uscire.
Convinta a restare a casa, con uno stratagemma Tony riesce a prendere la sua chiave dalla borsetta, ma Mark si trova proprio davanti a quello che sarà il nascondiglio per la chiave stessa: un altro stratagemma e riesce nell'intento.
Al club, intorno al momento esatto della telefonata, Tony si accorge che il suo orologio si è fermato: chiede l'ora ai compagni del tavolo e deve far presto, è in ritardo. Ma correndo alla cabina telefonica, questa è occupata!
Nel frattempo Swann si è posizionato come da accordi. La scena è solenne, resa teatrale dall'illuminazione lasciata alla sola fiamma che arde nel camino. La musica di sottofondo è incalzante, come il ticchettio di una bomba a orologeria, a ricordare che il tempo passa e aspettiamo tutti invano i fatidici squilli.
Finalmente la cabina si libera e Tony compone il numero telefonico: "dial M", perché deve chiamare Maida Vale e la regia indugia solennemente sui meccanismi del centralino telefonico, per esaltare ancora di più il momento cruciale del film. Margot, al sentire il telefono, si alza dal letto con la sua maestosa grazia: sembra una piuma rivestita di seta che riverbera luce, così illuminata dalla lampada che ha acceso in camera da letto e che si irradia in tutto il salottino.
Ripetendo per ben otto volte "pronto!", l'atmosfera si ferma in un breve intervallo senza tempo: alle sue spalle è in agguato Swann, per ucciderla.
Quello che accade dopo è un misto di crudeltà, violenza e sorpresa: un confronto impari tra la brutalità di un assassino e una donna lieve e aggraziata come Margot. Costei si tende verso il pubblico nella scena che consegna il film alla leggenda: la mano cerca l'aiuto degli spettatori, ma trova quello di un paio di forbici. L'uomo resta sorpreso dal colpo mortale infertogli alla schiena, cade proprio sulle forbici che lentamente completano il colpo iniziato da Margot.
La poverina cade a terra stremata, ma dopo poco si rialza e cerca di chiamare la polizia. Al telefono trova però Tony, il quale le raccomanda di non toccare nulla.
Il doppiaggio è il superbo di sempre, ma se si avesse l'opportunità di ascoltare il film in lingua originale, si percepirebbe tutto l'orrore vissuto da Margot: impossibile non provare alcuna reazione all'udire quella voce strozzata non solo dalla sciarpa, ma dal terrore. Dopo aver riattaccato, Margot esce in giardino a prendere una boccata d'aria e il pubblico insieme a lei; al rientro, come risvegliata da un incubo, realizza l'accaduto e si lascia sopraffare dal panico: rifugiandosi nella camera da letto, percorre velocemente tutta la lunghezza del salotto. In quel momento ricorda molto la protagonista più amata da Walt Disney, Biancaneve, quando fugge disperata nel bosco dopo aver scoperto di essere l'obiettivo della furia omicida della Regina Grimilde: il salottino sembra allungarsi, diventa interminabile, perché la macchina da presa allarga velocemente il campo mentre Margot lo percorre con la camicia da notte svolazzante. Una scena superbamente studiata e d'effetto!
Al ritorno di Tony, costui deve riorganizzare tutto per togliere le tracce della sua macchinazione, ma in corso d'opera decide di simulare le prove a scapito di Margot: se non è riuscito ad eliminarla con un delitto perfetto, ci riuscirà la giustizia inglese.
Infatti, dopo il sopralluogo della polizia, arriva il placido ispettore Hubbard, interpretato dallo stesso John Williams che lo interpretò, insieme a Cummings, a teatro. Nell'immediato le circostanze sono tutte a scapito di Margot che viene processata e giudicata colpevole. D'effetto la fase molto sintetizzata (un altro rinvio alla piéce teatrale) del processo e del giudizio, poiché Margot è avvolta in una nube verde e rossa mentre viene sottoposta al fuoco di fila delle domande dell'accusa. Al termine un giudice dall'alto del suo seggio esprime il giudizio di colpevolezza.
L'ultima fase è senz'altro quella più godibile del film: Mark è esasperato dall'idea di perdere Margot. Da scrittore di libri gialli espone un'idea a Tony (che poi si rivela l'esatta chiave di lettura di tutto l'accaduto) allo scopo di far liberare Margot.
Nel frattempo giunge l'ispettore Hubbard che ha ancora qualche dubbio da chiarire e ha bisogno di cogliere il reale colpevole in flagrante.
A questo punto la tentazione di continuare a scrivere è forte, ma è tale la perfezione della struttura narrativa e dell'errore fondamentale che commette Tony, che è necessario terminare qui: lo spettatore deve godersi le ultime battute del film.
Si possono solo mettere in evidenza altri dettagli: Hitchcock senza dubbio è del parere che la teoria del "delitto perfetto" debba scontrarsi con tutto ciò che ha a che fare con la natura umana. E qui è necessario fare un parallelo matematico: se sappiamo che in una data operazione esiste una variabile, ponendola come X riusciremo a risolvere l'operazione adoperando una equazione semplice. Quando le variabili sono due, X e Y, si mettono a "sistema" le due equazioni e attraverso la soluzione di una equazione, troviamo anche l'altra. Se le variabili sono molteplici - e la matematica ci insegna che già con tre variabili esistono problemi complessi - è necessario procedere con algoritmi: la soluzione non arriverà come punto preciso di un insieme ma come aggregazione di soluzioni e scartando le soluzioni meno logiche, si procederà a selezionare quelle più attendibili, ma si tratterà sempre di approssimazione.
Ebbene, la scienza multivariabile per antonomasia è l'economia, che si studia con diversi modelli, senza poter mai dare una definizione valida come teorema: ciò perché nell'economia il perno attorno al quale ruota tutto il substrato teorico è l'uomo. Dove c'è l'uomo esiste sempre un "fattore x" - non di certo di maionchiana origine - che è necessario mettere in conto, poiché non è mai possibile prevederne i comportamenti.
Hitchcock questo lo ha sempre saputo e vi ha sempre giocato sopra: nel momento stesso in cui Tony progetta il suo delitto perfetto, avrebbe dovuto considerare l'alta probabilità che qualcosa non sarebbe andata come convenuto e non solo per la difesa della moglie che conduce a quella disastrosa - per lui - conseguenza, ma proprio al diverso agire di Swann, che lui presuntuosamente non aveva previsto.
Il riferimento è alla chiave della porta di casa, che diventa ad un certo punto la reale protagonista della storia: molti sono i primi piani della serratura e della porta e molte volte la cinepresa indugia sulla borsetta di Margot, che la contiene o la dovrebbe contenere. Per evidenziarla maggiormente, sia la chiave di Tony che quella di Margot sono sprovviste di portachiavi, poiché avrebbero distratto lo spettatore.
Ancora, all'inizio del film Mark e Margot sono da soli e attendono l'arrivo di Tony. Parlano della lettera e del ricatto che ha subito lei. Quando Mark le chiede il perché avesse conservato "quella" lettera, lei lo abbraccia in uno di quei silenzi che parlano meglio di mille parole. La cosa molto bella è vedere come la ripresa si orienti sulla porta di casa al momento dell'inserimento della chiave, poiché Tony sta per entrare: sulla porta sono proiettate le ombre dei due amanti, che si allontanano. Si vuole ribadire che il loro amore è nascosto, in ombra per l'appunto. I due si riabbracceranno di nuovo soltanto alla fine del film e si ritroveranno in quell'esatto punto alla resa dei conti finale.
Un altro elemento non lasciato al caso, come in ogni film del maestro del brivido, è il dress code: piaccia o meno, l'abito fa il monaco, eccome. Subliminalmente chiunque di noi trasmette un messaggio quando indossa qualcosa, perché gli indumenti già dalla vetrina o dallo scaffale dal quale li notiamo fanno parte di noi. Mark e Tony indossano lo stesso tipo di abbigliamento, entrambi giacche, abiti o black tie, ma quelli indossati da Mark sono più preziosi, con stoffe più eleganti e piacevoli al tatto e alla vista; Tony invece indossa stoffe che possono non piacere a tutti (dei tweed particolarmente ruvidi, toni poco accostati) e in ogni caso rendono Mark sicuramente più affascinante alla vista.
Lo stesso dicasi per Margot: all'inizio del film è avvolta in un abito sontuoso che poche potrebbero indossare: un abito rosso fuoco che accentua tutto il suo fascino e che esalta anche la sua posizione di "oggetto del desiderio" di due uomini. Lo stesso charme tuttavia degraderà velocemente. Man mano che si procede, Margot indosserà abiti smorti, incolori, completamente anonimi, come il suo trucco facciale che la abbandonerà nell'ultima scena.
Perfino la città di Londra è invitata a collaborare in un certo senso: Maida Vale è un quartiere abbastanza vicino al Regent's Park e, secondo le consuetudini londinesi, se un appartamento è abbastanza vicino a un parco merita un discreto valore. La casetta di Margot si trova al pianterreno: in Italia, salvo che non si tratti di una villetta con giardino, il piano terra non è il massimo del gradimento, ma a Londra sì. In più esiste la storica omonima fermata della metropolitana (Barkeloo Line) che permette un rapido collegamento con tutti gli altri quartieri. Da tutti questi indizi sappiamo che si tratta di un appartamento di pregio, anche se di ridotte dimensioni. Inoltre, nonostante si parlasse dell'indirizzo, Charrington Gardens non esiste, mentre si ritiene che quella schiera di appartamenti, situati in una strada che forma un arco di circonferenza (come si vede dalla prospettiva della finestra) si trovi a Warrington Crescent (Crescent è una strada come se ne trovano tantissime a Londra, che forma appunto un arco: la più famosa è "The Strand").
Rimarchevole è il tono ironico che è stato volutamente introdotto nella struttura dell'ultima parte del film: tra l'ispettore Hubbard e Mark vi è una sorta di insofferenza del primo verso il secondo. In diverse occasioni Hubbard è sul punto di mandare a quel paese Mark, il quale per contro è ansioso di aiutare o addirittura di risolvere il caso e questo lo pone in un'atmosfera a tratti esilarante e buffa, che si concilia ottimamente con il dramma anche nell'antitetica posizione. Si tratta senza dubbio dei due personaggi che emergono quasi a scapito dei protagonisti. Un cenno merita la scena finale nella quale l'ispettore si concede di pettinarsi i baffi: un momento di relax visto che si è risolto il caso?
Infine, una menzione necessaria per la scelta di affidare la parte di Margot a Grace Kelly: "Ghiaccio bollente" si dimostrò una delle scoperte più centrate del maestro del brivido, che la volle anche per "La finestra sul cortile" (il film preferito dal figlio Alberto) e per "Caccia al ladro". Le successive bionde, Kim Novak e la ancor più misteriosa 'Tippi' Hedren, se da un lato amplificarono il mistero dietro lo sguardo magnetico e l'apparenza glaciale, non seppero replicare il mito di classe e di eleganza che Grace mostrava naturalmente. Si dice che la Kelly dovette chiedere quasi un permesso al maestro per sposarsi, poiché con il matrimonio avrebbe dato l'addio alle scene, ma ciò è da considerarsi leggenda, mentre è vero che la Metro Goldwyn Mayer quasi le impose di girare l'ultimo film "Alta società" poche settimane prima di convolare a nozze.
Se si conoscesse qualcuno che non avesse ancora visto i capolavori di Hitchcock, "Delitto perfetto" potrebbe essere consigliato come pellicola di primo approccio; in ogni caso come uno dei primi film da visionare per ripercorrere tutta la sua filmografia con occhio maggiormente critico.
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Recensione a cura di antoniuccio - aggiornata al 11/03/2011 12.09.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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