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Classico della letteratura fantasy e della narrativa per ragazzi, il romanzo di Jules Verne "Il giro del mondo in Ottanta giorni" è noto a generazioni di lettori ed ha colpito per la sua struttura anche l'immaginazione dei cineasti, infatti fin già nel 1919 esce una prima versione muta e in bianco e nero del romanzo realizzata in Germania.
Anche se la versione più nota e forse meglio riuscita è quela del 1956 con David Niven protagonista e la partecipazione di numerose star internazionali in camei di gran classe, la storia continua ad affascinare e tra parodie, versioni per la tv (con Pierce Brosnan nel ruolo principale) e cartoni animati si giunge al 2004; anno in cui la Disney decide di scommettere ancora su questo romanzo.
Il nuovo film con Jackie Chan come Passepartout lascia senza dubbio perplessi chi conosce la storia dell'eccentrico gentleman inglese Phileas Fogg e disorienta ulteriormente chi invece non ne ha mai sentito parlare. Anziché essere inserito in un circolo di membri dell'alta borghesia, Fogg (interpretato da un incolore Steve Coogan) è invece un buffo inventore incompreso e il suo fedele domestico a dispetto del nome d'oltralpe è invece un ladro cinese.
La storia si trasforma totalmente al servizio di Chan che pur avendo ormai passato la cinquantina si trova sempre a suo agio nelle abituali scene comico-acrobatiche che strappano qualche risata ai più giovani e fanno storcere il naso a chi si aspetta da lui una prova un po' più matura e lontana dai suoi soliti clichés.
Luoghi e situazioni cambiano completamente, la principessa indiana che alla fine sposa Fogg non compare affatto sostituita da una stravagante cameriera francese col pallino della pittura (Cécile de France) protagonista con Fogg dell'inevitabile idillio e al seguito di Fogg-Passepartout sin da Parigi.
Sicuramente la bionda francese risulta essere più frizzante ed emancipata della sottomessa indiana, peccato però che il personaggio non sia stato neanche lontanamente pensato da Verne così come anche il buffo sultano turco Hapi interpretato dal grottesco governatore della California Arnold Schwarzenegger.
Numeri acrobati e di kung fu, una lunga parentesi cinese all'inseguimento di un fantomatico amuleto, improbabili membri dell'Accademia delle scienze disposti a tutto pur di impedire a Fogg il suo bizzarro viaggio, il cameo finale di Kathy Bates (somigliantissima regina Vittoria), un Fogg ridotto a misero e tremebondo comprimario...
Senz'altro la Disney avrà voluto far conoscere alle nuove generazioni il romanzo del celebre scrittore francese Jules Verne, ma trasformandolo completamente, il positivo intento iniziale si è perso del tutto, lasciando al suo posto un certo disorientamento.
Non si vuole per questo gridare allo scandalo come accadde dopo lo stravolgimento del romanzo di Hawthorne "La lettera scarlatta" nella versione cinematografica con Demi Moore, ma si chiede almeno la decenza di cambiare anche il titolo oltre alla trama, così chi vede il film sa di andare a guardare una storia di avventure e kung fu e non il bizzarro viaggio di uno stravagante londinese ottocentesco!
Come nota finale, a dimostrazione di come la Disney si sia presa grande libertà per la realizzazione della pellicola, anche la location è falsata: le scene in esterni sono state infatti realizzate a Berlino anziché a Londra con la cattedrale della capitale tedesca nel "ruolo" della banca d'Inghilterra...
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 22/11/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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