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Nonstante i suoi 70 anni di età Kean Loach non smette ancora di stupirci e, distogliendo per un momento lo sguardo dall'attualità, con "Il vento che accarezza l'erba" scrive un'altra pagina di cinema di altissimo livello, su un argomento a lui particolarmente congeniale: i racconti di storia del '900.
Discorso intrapreso anni addietro con "Terra e libertà" (dove raccontava la guerra civile spagnola e metteva in evidenza le contraddizioni e le divisioni all'interno della sinistra del Fronte Popolare, che contribuirono a vanificare il sacrificio di tanti combattenti e finirono per travolgerlo ideologicamente) e con "La canzone di Carla" (in cui raccontava la sporca guerra dei contras, appoggiati dal governo USA e dalla CIA, nel Nicaragua sandinista).
Impegno, questo, che Loach ha perseguito sempre con estremo rigore morale e con grande coerenza ideologica, con il pensiero rivolto sempre verso gli ultimi,i più deboli, i diseredati, gli oppressi, verso coloro che subiscono umiliazioni ma non si rassegnano alla violenza dei sopprusi prevaricatori e al rovesciamento dei valori umani, che sembra aver perso il suo alone di amoralità.
Con "Il vento che accarezza l'erba", Loach riapre una vecchia ferita storica, forse ancora non del tutto rimarginata: la lotta del movimento indipendentista irlandese contro l'oppressione dell'Impero britannico, negli anni che vanno dal 1919 fino allo scoppio della guerra civile e alla divisione tra Irlanda e Irlanda del Nord.
Guerra civile scoppiata in conseguenza della firma del trattato di pace con la Gran Bretagna, siglato dall'ala possibilista del movimento dello Sinn Féin (guidata da Michael Collins) e considerato, invece, una truffa, e quindi ancor più umiliante ed inaccettabile, dagli oltranzisti (guidati dal tenace Eamon De Valera, che diverrà il primo presidente della Repubblica Libera d'Irlanda), perchè destinato a cambiare solo apparentemente lo stato delle cose, in quanto, i veri beneficiari dell'accordo continueranno ad essere, come sempre, i capitalisti stranieri e i grandi possidenti che hanno depredato il paese, mentre la povertà continuerà mietere vittime tra vecchi e bambini e a minare l'unità delle famiglie.
Ma come sempre il cinema storico di Loach, potente e asciutto nella sua linearità, non si limita ad una lettura asettica ed impersonale dei fatti e degli avvenimenti, ma si spinge a riflettere e a fare parallellismi con tematiche atemporali o di bruciante attualità, perchè, come afferma lo stesso Loach, "bisogna conoscere il passato per capire il presente, perchè la storia spesso ritorna sui suoi passi e si possono capire meglio alcune situazioni del presente se si fa riferimento al passato".
E le situazioni del presente, sulle quali Loach ci invita a riflettere, sono molte e pressanti e assumono un respiro universale: le guerre in atto per esportare militarmente la democrazia, le occupazioni militari e l'oppressione razziale, il disprezzo per le culture locali in nome di una presunta superiorità degli occupanti, le violenze sadiche nei confronti dei prigionieri e dei deboli.
Inoltre ci sono le scene di torture che richiamano alla mente le sconvolgenti immagini che ci arrivano da Guantanamo e da Abu Grab; la rottura tra le diverse posizioni all'interno del Fronte Popolare che ci ricorda le autolesionistiche divisioni all'interno delle diverse anime della sinistra contemporanea; la lotta di liberazione del popolo irlandese che assomiglia inconfutabilmente alle lotte di liberazione in corso in vari paesi, in primo luogo in Iraq e Afghanistan, ma anche al conflitto arabo-israeliano o a quello tra sciiti e sunniti.
Così come non mancano critiche alla chiesa cattolica per non aver appoggiato, allora, il movimento indipendentista e oggi perchè non leva la sua voce contro gli orrori che quotidianamento si perpetuano in varie parti del mondo.
Arduo era per le parole di dolore prendere forma
Spezzare i legami che ci vincolano
Ah, ma ancora più arduo sopportare l'onta
Delle catene che ci legano.
E così dissi: la valle della montagna cercherò
Al mattino presto
Per aggiungermi ai coraggiosi uomini uniti
Mentre dolci venti scuotono l'orzo.
Ambientato nel 1920, "The Wind that Shaker the Barley" (titolo originale di "Il vento che accarezza l'erba", da un verso della rebel song di Robert Dwyer Joyce, poeta irlandese del XIX sec.) è un dramma politico e una tragedia familiare che coinvolge due fratelli, Teddy e Damien O'Donovan (due personaggi di fantasia), inizialmente uniti nella lotta che successivamente, per scelte ideologiche diverse, si ritroveranno l'uno contro l'altro, in una lotta fratricida dal tragico epilogo.
"Credo che ciò che è successo in Irlanda tra il '20 e il '22 sia una di quelle storie per le quali l'interese non si attenua mai" dice Loach, e infatti il cinema che parla della "questione irlandese" ci ha regalato opere di grande spessore e di forte intensità emotiva, densi di contenuti e ricchi di spunti riflessivi (si pensi a opere come "Il nome del padre" e "The boxer" di Jim Sheridan o "Michael Collins" di Neil Jordan oppure al più recente "Bloody Sunday" di Paul Greengrass, anche se uno dei primi ad affrontare il problema fu John Ford, nel 1935, con il famoso "Il traditore").
"Il vento che accarezza l'erba" conferma questo assunto, rappresentandoci una realtà che va al di là della tragedia locale e ci invita a una ragionata riflessione sulle tante tragedie che quotidianamente e in molte parti del mondo spogliano l'uomo della sua umanità e lo sprofondano del buio dell'irragionevolezza.
Siamo in Irlanda nel 1920: alcuni giovani stanno giocando una partita di hockey su prato quando, scambiando il gioco per un raduno politico, vengono assaliti da una pattuglia di Black and Tans (dal colore delle loro divise, nere e marrone), soldati mercenari inglesi (per lo più reduci della prima guerra mondiale), inviati sull'isola allo scopo di sedare i moti indipendentisti e la voglia di riscatto della popolazione irlandese.
Come atto umiliante, non privo di significato simbolico, viene loro intimato di spogliarsi (denudare il corpo per denudare della propria dignità e della propria identità), poi sottoposti ad umiliante interrogatorio e brutalmente picchiati.
Michael, un orgoglioso diciassettenne, osa rispondere in gaelico, invece che in inglese, alle domande dei militari che per tutta risposta lo trascinano all'interno di un casolare, percorso e torturato a morte, sotto gli occhi della madre e di un giovane medico appena laureato, Damien O'Donovan, in procinto di partire per Londra dove lo attende una prestigiosa carriera professionale presso un famoso ospedale della città.
Orfano di entrambi i genitori, Damien proviene da una benestante famiglia di campagna e vive nel villaggio insieme al fratello Teddy, che ha frequentato il seminario prima di diventare un impulsivo e carismatico dirigente dell'IRA, l'organizzazione che si batte per l'indipendenza dell'Irlanda.
Nel momento di salire sul treno, le insistenze di Teddy e degli amici e la visione di un ennesimo episodio di violenza da parte dei mercenari nei confronti dei lavoratori delle ferrovie, che con grandissima dignità e grande determinazione, si rifiutano di far salire sul treno soldati inglesi armati (secondo la linea fissata dal sindacato), convincono Damien a rimanere vicino alla sua gente, ad entrare nell'IRA e ad unirsi al gruppo dei guerriglieri della Colonna Volante, guidato dal fratello.
Cruciale per la formazione politica di Damien è, comunque, il rapporto di amicizia instaurato con il più anziano Dan, il ferroviere sindacalista, repubblicano e socialista, conosciuto alla stazione, che ha alle spalle una deportazione in Galles, dove ha imparato a leggere e a scrivere, e a conoscere il pensiero politico del leader socialista James Connolly, ucciso dagli inglesi dopo l'insurrezione del lunedì di Pasqua del 1919, di cui ama ripetere una citazione: "Potrete anche piantare la bandiera verde sul più alto pennone di Dublino, ma se non instaurerete una repubblica socialista gli inglesi continueranno a dominarvi attraverso i capitali, le banche commerciali e attraverso il latifondo"; ragionamento puramente marxista che infiamma Damien facendolo diventare sempre più duro e massimalista, motivandolo nelle sue scelte future.
Il gruppo dei fratelli O'Donovan inizia così ad agire in clandestinità contro le brutalità sanguinarie dei Black and Tans, mettendo a segno una serie di imboscate contro le pattuglie militari inglesi, che inaspriscono maggiormente i mercenari, che si vendicano con una serie di rappresaglie sulla popolazione civile, arrestando e torturando i presunti colpevoli e seviziando le donne ritenute fiancheggiatrici.
L'odio di classe spinge allora un possidente collaborazionista irlandese a denunciare un suo dipendente, Chris, poco più che adolescente e militante dell'IRA, visto confabulare spesso con alcuni amici che vengono a trovarlo nottetempo nella sua tenuta.
Il ragazzo viene immediatamente arrestato e, incapace di resistere all'interrogatorio, rivela i nomi e i nascondigli dei compagni della resistenza, che vengono tutti arrestati e torturati.
Quando il gruppo, in seguito ad una riuscita azione di fuga, (una recluta coraggiosa, che simpatizza per la causa irlandese, apre la porta della prigione), riesce a riorganizzare la lotta, toccherà proprio a Damien (in una delle scene più forti e toccanti dell'intero film) eseguire la condanna a morte del possidente e del ragazzo, riconosciuto dall'Organismo Centrale, colpevole di tradimento che, in uno sussulto di orgoglio classista chiede di "non essere sepolto accanto a quello li".
Questo episodio segna una profonda lacerazione nei rapporti tra i fratelli O'Donovan, che già avevano avuto modo di scontrarsi quando Teddy, difendendo uno strozzino irlandese nella causa contro una sua povera debitrice, afferma che non ci si può mettere contro lo strozzino perchè è irlandese e finanzia l'IRA, anche se il tribunale speciale che difende la vecchietta è composto da repubblicani di sinistra: per Damien e la sua fidanzata Sinead, e per il ferroviere, invece, lo strozzino è come gli inglesi e la lotta di liberazione deve anche essere lotta di classe, deve essere lotta capace di abbattere privilegi e ingiustizie sociali.
La frattura si acuisce irreversibilmente quando nel 1923 il Sinn Féin (braccio politico dell'Irish Republican Army) di Michael Collins firma il Dait Eireann, il trattato con cui la Corona Britannica scende a patti con movimento rivoluzionario, concedendo un parziale riconoscimento di indipendenza all'Irlanda del sud (che rimarrà di fatto sotto la corona britannica, mentre il nord entrerà a far parte integrante della Gran Bretagna) e delegando ai sostenitori di Collins i compiti che prima svolgevano i mercenari.
Nel movimento indipendentista si apre allora un lacerante dibattito interno che sfocia in una vera e propria rottura e l'inizio della guerra civile: da una parte c'è chi, come Teddy, un tempo impulsivo, è disposto ad accettare il compromesso del Governo inglese (diverrà ufficiale dell'esercito dello Stato Libero d'Irlanda); e dall'altra c'è chi non accetta quegli accordi e rimane fedele alla lotta di liberazione nazionale, come l'un tempo tranquillo Damien, che diverrà sempre più rigoroso e intransigente.
Il film si fa ora, se possibile, ancora più duro ed anche profondamente simbolico: la divisione dell'Irlanda è anche la divisione dei due fratelli, la loro lotta fratricida è presagio della più orrenda guerra civile, che di lì a poco esploderà in tutta la sua odiosa crudeltà mettendo l'uno contro l'altro, famiglie, amici, fratelli, i quali, dopo aver condiviso gli stessi ideali di lotta si infliggeranno vicendevolmente lutti e spargimenti di sangue.
Fino al tragico atto conclusivo, quando Teddy, pur con le lacrime agli occhi, dà l'ordine più inumano e infamante della sua vita, non prima di essere umiliato da Damien che gli rinfaccia il suo tradimento, sibilandogli: "io non mi vendo"
Con questo film Kean Loach sceglie di mostrare gli anni più cruenti della storia irlandese visti con gli occhi degli anti-Michael Collins: se nel film di Neil Jordan si celebravano le virtù del leader della fazione "collaborazionista" del movimento rivoluzionario (che qui ha il suo equivalente in Teddy O'Donnell), cioè della fazione che sceglie di schierarsi a favore del trattato con la corona britannica, e al contempo si deprecava il presunto estremismo della fazione che giudica un tradimento quel trattato, "Il vento che accarezza l'erba" ribalta completamente quest'ottica e sceglie di guardare la storia con gli occhi di chi, come Eamon De Valera (il cui equivalente qui è Damien O'Donnell), vede la rivoluzione trasformata in reazione; ed anche se il film non ce lo dice, forse, a questo punto è opportuno chiederci come è finita; cioè chiderci alla fine quale delle due fazioni ha prevalso.
Probabilmente nessuna delle due, perchè se è vero che la guerra civile si è conclusa con la sconfitta della fazione contraria all'accordo, dopo l'uccisione di Michael Collins e la fondazione dello Stato Libero d'Irlanda, il suo successore William T. Cosgrave viene sconfitto alle elezioni da Eamon De Valera, che successivamente, scindendosi dai repubblicani, fonda il partito Fianna Fail e gradualmente abolisce gli accordi con la Gran Bretagna stipulati con il precedente trattato.
Alla fine della seconda guerra mondiale, e il conseguente avvio del processo di decolonizzazione su scala mondiale, viene proclamata l'indipendenza dell'isola che riprende l'antico nome gaelico di Eire, in aperta ostilità con i repubblicani dell'IRA (che, in un sussulto militaristico, ripresero le ostilità contro la Gran Bretagna) che videro realizzarsi l'antica profezia di Connolly, del potente che in un modo o nell'altro riesce sempre a dominare, in quanto, anche se era stato issato il tricolore dell'indipendenza irlandese, il potere economico era rimasto saldamente nelle mani dei latifondisti e del grande capitale straniero.
Vigoroso e commovente "Il vento che accarezza l'erba" più che un film sulla guerra per l'indipendenza irlandese (che pure è tangibile e si vede in tutta la sua aberrante crudeltà, resa ancor più insopportabile dal rosso del sangue che macchia il verde dell'erba) è un film sugli uomini, sulle loro idee, le loro emozioni, i loro comportamenti, le loro scelte, anche estreme, spesso laceranti, ma che costituiscono l'essenza di ogni essere umano.
E' un film che non separa nettamente i buoni dai cattivi (anche se sappiamo benissimo da che parte sta il cuore del regista) ma lascia a ciascuno di noi il giudizio sul valore della lealtà e la viltà del tradimento, sul concetto di ciò che è bene e di ciò che è male, su cosa è giusto e cosa è sbagliato, su come la guerra uccida i sentimenti, divida le famiglie.
Non mancano scene di alto lirismo,con la visione del paesaggio irlandese e le sue colline verdeggianti, i villaggi di campagna con le povere case contadine e operaie, che stemperano la tensione delle più crude e scioccanti scene di violenze, torture, esecuzioni.
Per finire un cenno sui bravissimi interpreti, tutti attori irlandesi semisconosciuti, ad eccezione del protagonista, Cillian Murphy (Damien), il quale, lontano dai ruoli di bello e cattivo o di ambiguo en travesti a cui eravamo abituati, rivela, nel suo primo ruolo di eroe positivo, insospettate doti di attore drammatico.
Molto efficace anche il Teddy O'Donovan di Padraic Delaney.
Bellissime,infine, le tre figure femminili del film, tre generazioni di donne accumunate dal dolore e dai lutti:
la nonna Peggy, che si rifiuta di lasciare la casa ridotta ad un cumulo di macerie fumanti dai soldati inglesi;
la madre Bernadette, distrutta dal dolore, che dopo aver assistito all'uccisione del figlio, si impegna nella resistenza aiutando e ospitando i guerriglieri;
la figlia Sinead, indomita staffetta del gruppo, che reagisce con disperato dolore quando Teddy le porta la notizia dell'uccisione dell'amato Damien.
Coraggiosa e inattesa Palma d'Oro al Festival di Cannes 2006 "Il vento che accarezza l'erba" è un film fatto col cuore prima che con la ragione.
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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 27/11/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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