Recensione iron man regia di Jon Favreau USA 2008
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Recensione iron man (2008)

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locandina del film IRON MAN

Immagine tratta dal film IRON MAN

Immagine tratta dal film IRON MAN

Immagine tratta dal film IRON MAN

Immagine tratta dal film IRON MAN

Immagine tratta dal film IRON MAN
 

Con all'attivo un bestiario di oltre 5.000 personaggi, la Marvel si può considerare una delle più importanti "Case del Fumetto" del mondo, e il padre Stan Lee una figura fondamentale nella storia dei comics americani.
Sotto il tetto di questa strana casa, in cui gli albi sono i muri e le vignette i mattoni, hanno trovato riparo vere e proprie leggende, come Il Re Jack Kirby, e personaggi del calibro di Spiderman, i Fantastici Quattro, gli X-Men, Capitan America e molti altri.
Tra questi fa capolino il nostro uomo di ferro, Tony Stark, meglio conosciuto con il nome di battaglia di Iron Man.

La Marvel non è solo un laboratorio del fumetto in generale ma anche e soprattutto la più grande fucina di supereroi di carta; certamente non tutti meritano un'attenzione scrupolosa, ma anche tra i meno conosciuti (perlomeno al pubblico italiano) spicca per le sue qualità il miliardario donnaiolo e fabbricante di armi Stark che da solo, grazie al potere della sua intelligenza, si forgia la rossa armatura supertecnologica da mettere al servizio di una giusta causa.
Sappiamo bene che a Hollywood abitano i migliori "annusatori" di successi del cinema mainstream, ed infatti anche questa volta, puntando il loro naso yankee fuori da una finestra degli Studios ed aguzzando l'olfatto, hanno scovato il potente eroe, che rappresenta l'America molto più dell'altro superuomo per eccellenza: Capitan America, un patriota un po' pacchiano e un po' giullare, certamente figlio di un'altra epoca.
Ora il simbolo a stelle e strisce si chiama Iron Man, anche se il fumetto è nato sulle pagine dei "Tales of suspense" nel lontano 1963. Nessun problema, il mito è stato riadattato alla situazione odierna e per quanto possa sembrare strano riflette gli Stati Uniti molto più di quanto non lo abbia fatto nei favolosi anni '60, quando, per stessa ammissione di Stan Lee, un personaggio che creava macchine da guerra e possedeva i fantastiliardi era un rischio, perché il giovane pubblico di allora era orientato verso altri interessi.
Un mercante di armi, ricchissimo ed amato da tutti, è il nuovo modello americano: la sua posizione è ammirata e ambita. Così l'Iron Man cinematografico, diretto da Jon Favreau, regista di Elf e Zathura, e interpretato dal sempre eccellente Robert Downey Junior torna nel 2008 ad occuparsi di Afghanistan, ma visti i risultati avrebbe fatto meglio a restarsene a casa sua in California.

La tematica della guerra stride tanto con l'aspetto poco serio e molto fantasioso della pellicola e del personaggio.
"Iron Man" è un film fatto per divertire, e in questo raggiunge il suo obiettivo; ma proprio per il suo aspetto da giocattolone per tutte le età il tema serio all'interno non si incastra bene, e certe discrepanze si notano tutte.
L'arabo cattivo con il nasone e la scimitarra, dotato peraltro di una perfetta conoscenza dell'inglese, non fa ridere. Bisogna dire che il tema cade nel nulla a tre quarti d'ora dall'inizio con un colpo di sceneggiatura da far venire i brividi per quanto è frettoloso e ridicolo, per poi ripiombare nella solita realtà americana dove si annida il vero nemico, ma forse è per questo che la sceneggiatura non convince. Non manca poi il pistolotto di Tony Stark, che ricordiamo essere un produttore di missili capaci di tirare giù una montagna, quando si accorge che, sigh, le armi uccidono. In effetti non tutti lo sanno.

Ma tralasciando questi aspetti è d'obbligo dire che "Iron Man è tutto fuorché noioso, recitato bene dal suo interprete principale e diretto con una certa competenza visiva da Favreau, accompagnato da buoni comprimari come un Jeff Bridges pelato e perennemente in acido, e da un ottimo reparto tecnico, ma di questo nessuno avrebbe dubitato: dopotutto sono americani, e con la tecnica ci sanno fare.
Un plauso agli strabilianti effetti speciali, integrati alla perfezione con le immagini dal vero. Ma anche di questo nessuno troverebbe da ridire, ormai al cinema si è visto veramente di tutto, e la mirabolante computer graphic è pura routine. Quel che è sicuro è che un film come questo senza ottimi effetti speciali non avrebbe senso di esistere.
Non mancano i siparietti comici, a volte molto riusciti, come la prova di cambio di un cuore meccanico effettuata a mani nude, e l'atmosfera generale che si percepisce durante la visione è quella di un grande gioco, al quale si partecipa volentieri (a patto di chiudere un occhio ogni tanto) con spirito infantile.
L'uomo di ferro non si prende mai sul serio, ma resta comunque un film non del tutto riuscito e con varie pecche di sceneggiatura, che lasciano una certa insoddisfazione.
Un chicca impedibile è tuttavia presente nel film, ma si deve aspettare fino alla fine dei titoli di coda, una buona occasione per dare un'occhiata ai nomi delle duecento persone che hanno partecipato alla realizzazione del film.

Appassionati e non stiano in guardia, perché è già stato annunciato "Ant Man", il terribile uomo formica!

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Recensione a cura di matteoscarface - aggiornata al 05/05/2008

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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