Voto Visitatori: | 8,47 / 10 (693 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 8,50 / 10 | ||
Dopo sei anni di assenza, Tarantino ritorna sugli schermi con un film che viene diviso in due parti e distribuito in periodi diversi (da cui la dicitura volume 1 e 2). Nonostante questa discutibile scelta il film va assolutamente considerato come unico, e non solo perché è stato girato tutto in una volta: è lo stesso regista che a partire dai primissimi titoli di testa in entrambi i volumi, ce lo ricorda: Kill Bill, il quarto film di Tarantino.
I due film, a mio parere, vanno considerati come due tempi di una stessa pellicola, ed è per questo che ho deciso di proporre una sola recensione che vale per entrambi i volumi.
Kill Bill racconta le vicende di una donna che il giorno delle sue nozze viene uccisa insieme alla bambina che porta in grembo, al marito e a tutti gli invitati presenti da Bill e dalla sua banda di Vipere, killer professionisti di cui lei stessa faceva parte. Non sappiamo perché avviene questo, sappiamo solo che la donna, ormai detta La Sposa, in realtà non è morta, ma rimane in coma per quattro, lunghissimi anni. Una volta svegliatasi dal suo sonno, l'unica sua ragione di vita sarà quella di vendicarsi senza pietà di tutti coloro che si sono resi responsabili di quella strage, eliminando così in sequenza tutte le Vipere, fino ad arrivare a Bill...
La prima parte del film (il volume 1) potrebbe tranquillamente entrare nella storia del cinema come una delle opere cinematografiche più originali di sempre. Raccontato con la classica suddivisione in capitoli non cronologici, tanto cara a Tarantino, Kill Bill volume 1 è uno spettacolare e strepitoso film d'azione ispirato ai vecchi kung-fu movie di Hong Kong che andavano di moda negli anni Settanta e negli anni Ottanta. Una vera e propria orgia di colori e di trovate visive e letteralmente farcito di citazioni di ogni genere, dal kung-fu movie, appunto, allo spaghetti western, passando per i film sulla yakuza giapponese e i thriller alla De Palma.
Addirittura troviamo un'anime in puro stile giapponese (che molto ricorda il cartone animato L'Uomo Tigre), che viene usato per raccontare le origini di O-Ren Ishii, una delle Vipere. Un film ironico e dissacrante, a cominciare dalla violenza estrema ed esagerata che allestisce, e che vede Uma Thurman avere la meglio contro 88 giapponesi grazie ad una katana quasi magica creata dal classico maestro d'armi ormai in pensione; un film, inoltre, dove nulla è davvero realistico, dove i personaggi viaggiano in moto o in aereo con una spada infilata nell'apposito spazio, dove una donna si risveglia da un coma durato quattro anni e dopo tredici ore è già in piedi e scappa guidando una macchina, e dove sullo sfondo di un duello dalle classiche impostazioni nipponiche, si ode una musica spagnoleggiante tanto fuori luogo quanto assolutamente perfetta.
Il volume 1 di Kill Bill è un bellissimo film che mette in scena la più implacabile delle vendette da parte di una donna decisa a tutto pur di raggiungere il suo scopo: e i duelli sono presentati con il classico pathos da "resa dei conti" che porta subito la mente agli altrettanto celebri duelli all'ultimo sangue dei film di Sergio Leone.
Proprio Sergio Leone è il regista che maggiormente lascia il segno sulla seconda parte del film (il volume 2). Di tutto ciò che ci si aspettava di trovare dopo aver assistito con gli occhi sgranati al volume 1, ebbene non ve n'è traccia nel volume 2, che ha un'anima oserei dire quasi diametralmente opposta. Quanto la prima parte era frenetica, sanguinaria e ricca d'azione, tanto la seconda è riflessiva, intimista e dialogata.
Tutti i nodi lasciati in sospeso nella prima parte vengono qui sciolti, come si suol dire. Si cambia completamente registro, e se il volume 1 era in maggior parte ispirato ai kung-fu movie, questo volume 2, soprattutto nella prima ora, ha l'amaro e malinconico sapore di un western all'italiana.
Numerose sono le citazioni, come dicevo, dei film di Sergio Leone: i personaggi si fronteggiano spesso come se stessero preparandosi a un duello, anche quando parlano e basta; la colonna sonora sottolinea le atmosfere western con pezzi tratti direttamente dalle collaborazioni tra Leone e Morricone e anche le ambientazioni, grazie al personaggio di Budd che vive in un angolo sperduto del deserto texano, richiamano moltissimo quel tipo di cinema.
Ma Tarantino non si ferma qui, e come sempre ama spiazzare lo spettatore mischiando generi che tra loro non hanno nulla a che fare: così, accanto alle atmosfere western, troviamo scene come quella della bara al cimitero che saltano fuori direttamente dai film horror ispirati agli zombie, e troviamo alcuni personaggi e trovate (assolutamente geniali) che richiamano in maniera esplicita il cartone animato e fumetto giapponese Ken il Guerriero!
E verso la fine di Kill Bill, ecco l'ennesima, inaspettata virata, che trasforma quella che fino a quel momento era stata la vicenda di una feroce e implacabile vendetta, in una delicata e spiazzante
vicenda di amore materno, e non solo (non dico altro per non rovinare la sorpresa).
Dunque Tarantino si dimostra ancora una volta all'altezza della sua fama e ci regala un'opera che nel complesso dura circa tre ore e mezza e che costituisce, oltre ad un bellissimo film, una miniera di citazioni ed una vera e propria enciclopedia cinematografica, da sfogliare infinite volte per coglierne ogni minimo particolare.
Strepitosa la colonna sonora e incredibile il cast, tra cui spiccano l'immensa e splendida Uma Thurman, che regala una prova eccezionale per un ruolo difficile, e naturalmente David Carradine, che si candida ennesimo grande personaggio dei film di Tarantino. Ma anche i ruoli secondari non sono da meno: il maestro Pai Mei, Gogo Yubari, Elle Driver, tutti personaggi che non si dimenticano facilmente, alcuni forse ridotti a macchiette, ma altri grandiosamente sviluppati, soprattutto nel secondo tempo, più romatico e profondo.
Tarantino, atteso al varco dopo sei anni, non delude. Personalmente ho trovato questo film assolutamente geniale, e conferma Quentin Tarantino come uno dei cineasti più influenti e di maggior talento dell'attuale generazione.
Non resta che attendere il prossimo film!
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Recensione a cura di stefano76 - aggiornata al 26/04/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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