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Felice Farina, già noto per delicate commedie popolari e corali come il film "Condominio", torna dietro la macchina da presa dopo alcuni anni di silenzio per proporre un originale thriller d'impronta psicologica.
Un bambino che vive in una villa sul lago con la madre vedova riesce a sabotare l'auto dello zio, fratello del padre, causando un incidente che coinvolge madre e zio (interpretati da Paola Cortellesi e Claudio Amendola). Perché questo gesto freddo e crudele? La pazienza di un giovane commissario saprà far venire alla luce molte cose.
Partendo a ritroso, Farina incasella un coinvolgente e interessante puzzle, grazie anche alla bravura degli interpreti adulti , ma soprattutto all'intenso e maturo giovane protagonista. Sullo sfondo c'è la casa sul lago, illuminata da luce bianca o da giornate fosche, a rendere lo stato d'animo dei vari personaggi e ad alimentare il pathos della vicenda. L'uso di frequenti flashback, piani lunghi e inquadrature che tendono a indulgere su dei particolari all'apparenza insignificanti, aiutano a rendere lo sviluppo psicologico dei personaggi più che quello diacronico o sincronico degli eventi. La scelta di inserire la voce fuori campo del piccolo Alessandro (il giovanissimo protagonista) porta inevitabilmente all'empatia con il personaggio e fa sì che lo spettatore assista alla storia seguendo il suo punto di vista (difficile infatti svincolarsene e seguire autonomamente lo snodo degli eventi, senza farsi influenzare).
Per taluni aspetti il film può sembrare una rivisitazione in chiave moderna della tragedia shakespeariana dell'Amleto, a sua volta reinterpretazione del mito edipico.
Il giovane protagonista e la madre possono essere paragonati al principe ereditario e alla regina della tragedia di Shakespeare, come pure far pensare alla forte relazione tra figlio e genitore di sesso opposto che sta alla base della teoria edipica. Anche la casa sperduta sul lago può far pensare all'isolato castello di Elsinore.
Lo zio spezza l'incanto, usurpa l'affetto della madre e sconvolge lo status quo preesistente; cova però anche un segreto che solo il bambino, nell'ombra, può scoprire riscattando così la memoria del suo defunto padre.
L'elemento acqua è protagonista in ugual maniera. Il bambino, che nella primissima infanzia era un nuotatore provetto, ora la rifugge, pur essendone circondato. Un suo sogno o piuttosto incubo ricorrente è il terrore di affogare per mano altrui. Lo scherzo apparente dello zio che getta il nipote nel lago sembra giustificatorio del gesto terribile dell'attentato, acqua mater e matrigna allo stesso tempo, silenziosa testimone di un mistero svelato solo alla fine, come in tutti i gialli che si rispettano.
Film di breve durata, caratterizzato da una gestazione travagliata e da un altrettanto travagliato lancio, si avvale di interpreti validi, mai sopra le righe, a cominciare da Paola Cortellesi, intensa e problematica, a un Claudio Amendola un po' "trucido", per finire al piccolo Lorenzo Vavassori, ottimo attore in erba espressivo e naturale.
Una pellicola di nicchia che esula dallo stile fiction in voga negli ultimi tempi nella cinematografia nostrana.
Consigliato.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 08/10/2010 14.40.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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