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Jacques Tati quella sceneggiatura la teneva nel cassetto da anni, ma per pudore o perché preso da mille altre cose della vita non riuscì mai a realizzarne un film. E dopo la sua morte il suo lavoro continuò a giacere in un cassetto in attesa..poi la figlia di Tati, Sophie Tatischeff, a cui Jacques ha dedicato il progetto incontra Sylvian Chomet e finalmente l'opera prende vita.
"L'illusionista" è un cartone animato realizzato con una tecnica antica senza computer graphic, ma affidandosi esclusivamente all'animazione tradizionale ed è proprio questa uno dei fiori all'occhiello del fim, che, soprattutto nelle scene a piano lungo, emerge in tutta la sua sconfinata bellezza.
Protagonista del cartone, un vecchio illusionista francese dalle mani grandi: l'uomo non riesce più a trovare un pubblico valido nel suo paese e decide di partire per la Scozia in cerca di fortuna. Siamo all'incirca a metà degli anni Cinquanta e dappertutto si colgono i segni di una trasformazione di costumi: insegne colorate al neon, musiche ammiccanti che seducono e che fanno respingere il fascino misterioso della magia relegando il povero illusionista a teatrini di quart'ordine.
Una ragazza fragile e in cerca di sè incontra l'uomo che crede un vero mago e decide di seguirlo. Il resto della storia è tutto basato sulla relazione tra due personalità tanto diverse per età e modo di pensare: tanto è aperta al futuro la ragazza, altrettanto è disilluso, cupo e al tramonto dell'esistenza l'uomo, Chomet descrive con delicato candore l'amore "platonico" tra i due in quello che può essere al tempo stesso un romanzo di formazione e un incontro di menti.
Quello che più esalta nella vicenda è che tutto è affidato alla gestualità e alla forza dell'immagine perché non ci sono dialoghi compiuti, secondo lo stile di Tati, il quale aleggia nella storia fino ad apparire, anche se per un solo attimo, sotto forma di fotogramma quando il mago si infila in un cinema.
La malinconica aura che pervade il film prende e soffoca quando la grande metafora della morte dei sogni diventa reale verso la fine della storia: la ragazza è una donna, le ballerine sono state sostituite da scarpe col tacco, e passeggia accanto a un ragazzo. L'illusionista non è mai stato un mago, ci tiene a farglielo sapere, il suo compito di pigmalione è terminato adesso si apre un nuovo capitolo.
Con un nodo alla gola lo spettatore se ne va. E' consigliabile non far vedere questo film ai bambini o perlomeno è consigliabile dire loro di rivederlo di nuovo tra quindici anni quando sapranno cogliere ogni sfumatura.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 12/10/2012 15.28.00
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