Voto Visitatori: | 7,54 / 10 (79 voti) | Grafico | |
Aki Kaurismaki con questa pellicola di taglio poetico quasi chapleriano e nel contempo “epica”, nel 2002 ha fatto incetta di premi al festival di Cannes e si è guadagnato una notevole celebrità non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra i cinefili dai palati più facili.
La storia è surreale, impossibile: un uomo apparentemente morto all'inizio del film risorge e si ritrova protagonista di una serie di avventure nella zona più degradata di Helsinki tra canti dell'esercito della salvezza e cani dal nome feroce e dal carattere mitissimo.
Kaurismaki vuole descrivere il lato più fiabesco dei suoi connazionali non mancando però di ironia: le peripezie del protagonista senza memoria, i suoi tentativi di costruirsi una vita sono paradossali e grotteschi poiché l'uomo non ha un'identità e quindi nessuno può dargli un lavoro e assicurargli una tranquilla esistenza.
Eppure nella totale precarietà dell'esistenza del fantomatico “uomo senza passato” e dei suoi compagni il regista riesce a ritagliare lo spazio per la solidarietà, l'amicizia vera e anche l'amore. Amore tra due persone vinte, non più giovani e sfiorite, amore quindi che potrebbe riuscire buffo, poco realistico in un mondo abituato ai belloni e alle divette senza cuore e senza cervello mentre qui c'è cuore e c'è intelligenza.
La città dei diseredati ricorda un po' le storie degli abitanti della bidonville dell'immediato dopoguerra immaginata da Zavattini in uno suo romanzo "Totò il buono" diventato poi uno dei più poetici film del periodo neorealista di De Sica "Miracolo a Milano" e il protagonista, asciutto e forse alle volte un po' rigido, interpretato da Markku Peltola, da sempre nelle pellicole di Kaurismaki, può ricordare in certi suoi atteggiamenti l'imperturbabile maschera di ghiaccio di Buster Keaton tragicomico eroe di tante storie a metà tra l'assurdo e il dramma.
I dialoghi alle volte un po' troppo stringati trasudano un mirato nonsense, come anche elementi di “disturbo”, tesi a spezzare un clima forse un po' pesante, sono la musica a metà tra il rock e il melodico offerta dall'esercito della salvezza, l'avvocato forbito ma con un marcato problema di fonazione, l'episodio della rapina in banca forse un po' deviante nella vicenda e dal quale si viene fuori un po' di fatica.
I colori forti e accesi enfatizzano il tono fiabesco assunto dal film sin dall'inizio e accompagnano il protagonista caduto nel buio (l'assenza di memoria e le sue relative dolorose conseguenze) nella sua vittoriosa marcia verso la luce in continuo bilico tra reale e fantastico, cio che è e ciò che potrebbe essere in nome dell'umana solidarietà.
Commenta la recensione di L'UOMO SENZA PASSATO sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 17/01/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio