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Liberamente ispirato al romanzo di Jane Austen "Orgoglio e pregiudizio" (Pride and Prejudice), infatti il titolo originale del film è "Bride and Prejudice", il film parla delle manovre matrimoniali di una madre di famiglia indiana che cerca di accasare quattro figlie in età da marito.
La regia di questa pellicola è di Gurinder Chadha, reduce dai fasti di "Sognando Beckham" che questa volta inizia lo spettatore allo stile "Bollywood".
Gli attori principali sono poco conosciuti per noi italiani: Aishwa Rya Rai, attrice di successo in India e candidata a miss Mondo nel 1994 e il neozelandese Martin Henderson, già visto in "The Ring" e "Torque" nel ruolo di Darcy (suo predecessore illustre sir Lawrence Olivier in una pellicola dei primi anni Quaranta).
L'intento della regista è sicuramente lodevole: far rivivere un classico della letteratura inglese in chiave moderna e trasportare l'azione in India perché l'India borghese di oggi è assai vicina per mentalità all'Inghilterra contemporanea a Jane Austen, peccato però che le buone intenzioni si perdano purtroppo per strada.
Così dopo un inizio promettente con una protagonista intelligente e emancipata, lo spettatore si trova coinvolto in una baraonda di canti e balli tipici nei film in salsa Bollywood che non hanno senso né legame alcuno con la trama.
L'azione è continuamente infarcita di intermezzi musicali e si fatica non poco a seguire l'intreccio del film che diventa fiacco ed inconsistente.
Altra buona intenzione della regista era quella di far da ponte tra le varie comunità indiane nel mondo e così, l'azione del film partita dall'India, si sposta in Inghilterra e negli Stati Uniti ma qualsiasi eventuale possibilità di descrivere la vita reale degli indiani viene meno e così uno spettatore medio totalmente digiuno di quale sia il modo di vita dell'indiano del 2004 finisce con l'illudersi che questi siano sufficientemente abbienti da permettersi viaggi continui, bei vestiti e tanto divertimento.
Anche il personaggio del cugino indiano trapiantato in America è una macchietta che ci ricorda lo stereotipo dell'indiano un po' stupido già visto in altre pellicole anglo-sassoni ( anche il grande Peter Sellers tra l'altro ha interpretato il ruolo del ricco indiano) mentre invece appare assai vicina alla realtà la madre delle quattro sorelle Bakshi, intenta dall'inizio alla fine del film nel suo lavoro di trovar marito alle figliole.
In complesso la pellicola è alquanto deludente soprattutto per chi ha già visto il successo precedente firmato dalla stessa regista ma non per questo è totalemente da evitare se non altro per vedere una autentica produzione Bollywood sia pur in confezione esportazione.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 13/01/2005
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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