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In una cittadina americana qualunque, Nashville, si prepara una due giorni elettorale per un candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Il carrozzone che gli si muove intorno si va a scontrare con la realtà quotidiana di Nashville, i suoi problemi, le sue aspettative, le sue incomprensioni ed ambizioni. Un caleidoscopio di personaggi, situazioni, sensazioni e scenari, la descrizione di un mondo che c'è, ma che ci sfugge sotto il naso.
Solo Altman poteva pensare, girare, realizzare un'opera così. Un'opera senza un vero protagonista, anzi, dove la musica è la vera protagonista (tanto che, essendo registrato a ventiquattro (24!!!) piste non si è mai potuto doppiare). Una musica che unisce, non nel bene, ma nel sentire comune. Una musica che traina oltre tutto, al di là della sofferenza, della morte, ci invita a "lasciare che sia".
Ci immergiamo, così accompagnati, nella realtà di due giorni estremamente normali e pazzescamente folli allo stesso tempo. Un vorticare di situazioni che ci lasciano orrendamente indifferenti, incapaci di immedesimarci in qualsivoglia personaggio. Si perché in Nashville non esiste protagonista, antagonista, coprotagonista. Esistono solo una serie di personaggi che, nel loro piccolo, si riuniscono nella vorticosa prepotenza di Nashville.
Coordinare venti storie diverse senza mai annoiare e senza mai far perdere il filo rende di Altman il regista che è. Operazione che ritroveremo anche in Short cuts (America oggi) ma con contenuti, intenti e risultati diversi.
Nashville può essere a ragione considerato il manifesto cinematografico degli anni settanta.
Altman ha messo in scena, senza che nessuno se ne accorgesse, la perdita di centralità, di punti di riferimento di quegli anni. Il risultato è una serie di microcosmi che, vorticando, sbattono l'uno contro l'altro con risultati imprevedibili, per chi ne è protagonista come anche per chi li osserva dall'esterno.
Nashville vive nella quotidianità dei suoi personaggi, ma da allora vive in un po' tutti noi.
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Recensione a cura di Pietro Salvatori - aggiornata al 21/01/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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