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Sophie è una ricca americana sposata con un coreano di seconda generazione. I due hanno un rapporto apparentemente stabile, minato però dall'impossibilità dell'uomo ad avere figli. Un giorno Sophie incontra Jih-ha, un immigrato illegale, e gli propone di aiutarla in cambio di soldi. L'uomo accetta, ma la faccenda presto sfuggirà di mano creando problemi a entrambi.
Sophie ha un problema: Andrew il suo compagno per la vita non può avere figli, e per questo l'uomo ha tentato il suicidio. La famiglia di lui spinge per avere un erede e consiglia ai due di affidarsi alla preghiera. Ma purtroppo le loro preghiere restano inascoltate. Durante uno dei molteplici consulti presso una clinica che cura l'infertilità Sophie incontra Jih-ha, un immigrato illegale in cerca di lavoro. Dopo aver riflettuto a lungo sulla situazione, Sophie decide di rivolgersi all'uomo, offrendosi di pagarlo per restare incinta. Ma ovviamente le cose non saranno affatto semplici. Jih-ha scopre presto l'identità della donna, e da quel momento in poi la situazione non potrà che complicarsi inesorabilmente.
Soltanto una donna può raccontare il dramma di un'altra che sceglie di tradire il proprio marito per salvargli la vita. Paradossalmente è proprio questo il motore che spinge la fragile Sophie ad imbarcarsi in quella che finisce per diventare una relazione extraconuigale a tutti gli effetti.
La donna teme per la stabilità emotiva del marito, duramente provata dall'impossibilità di accontentare l'intera famiglia procurandogli un erede. E certo questo per chiunque venga da una minoranza etnica, in un paese straniero, deve essere un gran problema. Ma il dramma che realmente si consuma non è quello dell'impossibilità a salvaguardare il nome e la discendenza di una famiglia di immigrati. Il vero dramma è quello che vediamo compiersi nel cuore di una donna che prima sceglie con la testa, e alla fine decide col cuore. Sophie è dapprima concentrata nell'impossibile compito di dare un erede ad un uomo sterile, ma successivamente l'accento si sposterà sui suoi reali bisogni, che la donna scoprirà essere assai divergenti da quelli che aveva immaginato all'inizio.
Opera prima di Kim Gina prodotta da Lee Chang-dong, questo "Never Forever" racconta con passione una storia difficile. Le scelte di fronte alle quali l'intensa protagonista si troverà durante tutta la narrazione sono di quelle che pesano su una vita intera. E se dapprima sarà sembrato facile alla donna, come allo spettatore, risolvere il problema con una bugia, la realtà diverrà molto più pesante e difficile da gestire di quanto si potesse prevedere all'inizio. Se per risolvere un problema si fa un'errore, quanti errori ancora saranno necessari per porre rimedio al tutto?
Il racconto si svolge dapprima lieve, per poi complicarsi a vista d'occhio, e la buona interpretazione di Vera Farmiga rende facile se non l'identificazione, almeno la comprensione dei motivi e delle passioni che agitano una donna vittima del suo desiderio di compiacere. La regia misurata sottolinea con classe anche i passaggi più difficili e la bellissima colonna sonora di Michael Nyman rende indimenticabili i momenti più intensi della narrazione.
Mentre il finale, volutamente sospeso e poetico, chiude con grazia un racconto mai scontato, sull'impossibilità di prevedere le infinite volute del cuore umano e del destino di chi gli si affida.
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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 15/05/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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