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I francesi amano rappresentare il sociale nei loro film e quindi qualsiasi "caso" può essere un valido spunto per la realizzazione di una storia cinematografica.
Per questa pellicola a fornire la stura per l'intreccio un capovolgimento di abitudini, un nuovo modo di vivere e di pensare dei giovani francesi; da sempre abituati ad uscire di casa con la maggiore età (e desiderosi di lasciare il nido quanto prima) i giovani (per la maggior parte quelli di sesso maschile) da alcuni anni a questa parte trovano più comodo e rassicurante restare tra le quattro mura familiari vezzeggiati e curati a vita senza alcuna responsabilità.
Questo è il ritratto del giovane Tanguy (Eric Berger), "tombeur de femmes" e dall'altro lato spocchioso "sotuttoio", rappresentante della nuova generazione che non se ne vuole andare e anche unico pargolo della sua famiglia, di qui quindi il maggiore attaccamento alle gonne materne e le sue perplessità a lasciare la famiglia.
Nella sua caustica ironia il film dibatte tematiche tremendamente attuali: i genitori di Tanguy (André Dussolier e Sabine Azema in splendida forma), i veri protagonisti della storia, sono ex sessantottini, ma si ritrovano sulle spalle i problemi di tutti i comuni borghesi, stretti tra un figlio ormai adulto ancora in casa e una madre arzilla ma anziana che reclama il proprio diritto all'assistenza citando la legge. E' in particolare il padre di Tanguy la maggiore vittima: un uomo vigoroso, che vorrebbe godersi la vita ed è invece costretto a barcamenarsi tra due situazioni di famiglia spinose, triste destino di molti uomini di mezz'età.
Le strategie studiate dai due genitori per far uscire il figliolo dal nido sono a volte crudeli, sicuramente paradossali e spesso molto divertenti. Infatti è proprio quando la coppia intraprende questa lotta all'ultimo sangue contro l'inconsapevole ed imperturbabile figlio che il film riesce finalmente a decollare dopo un inizio piuttosto inconsistente. E' difficile rimanere imparziali, a volte ci si rammarica per il tartassato ma stoico Tanguy, a volte invece si fa il tifo per i suoi buffi genitori al limite di una crisi di nervi. Decisamente noioso ed evitabile il finale lungo e inutile spot a supporto della candidatura di Pechino a città ospitante i giochi olimpici.
Per noi italiani abituati a convivere con i nostri genitori "ad libitum" la storia di Tanguy e dei suoi genitori può sembrare assurda ma sono proprio le storie più assurde a far pensare di più e sono proprio le commedie a far riflettere.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 31/05/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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