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"Twende Berlin" (Andiamo a Berlino) è un film-documentario distribuito dalla Manhattan Film che ha lo scopo di divulgare l'azione del progetto Urban Mirror1, un'organizzazione basata sulla comunità avviata dal gruppo musicale hip hop UKOO FLANI, in collaborazione con il Goethe Institut del Kenya2. Lo scopo principale dell'organizzazione è quello di utilizzare l'arte per promuovere lo sviluppo della comunità. Nasce da qui l'idea del viaggio a Berlino narrato da Upendo Hero (letteralmente, eroe dell'amore), che ha lo scopo di diffondere nel mondo il messaggio per la salvaguardia degli spazi pubblici, in nome della libertà di espressione, di socializzazione e conservazione delle tradizioni culturali al fine di condividerle con altre persone.
Tra i protagonisti di questa storia c'è lo stesso ideatore del film, Upendo Hero, che, in stile Mission Impossible, assume il ruolo di guida spirituale dei suoi soldati dell'amore: gli UKOO FLANI, il gruppo di musicisti Hip Hop di Nairobi ideatore del progetto.
In qualità di portavoce dell'amore, Upendo Hero, con la testa a forma di cuore, introduce il film raccontando le motivazioni per cui nasce questa iniziativa. In uno degli spazi pubblici di Nairobi, il Parco Uhuru, viene costruito un centro commerciale che interferisce negativamente sul processo di socializzazione dei gruppi creativi che lo frequentano. Successivamente vengono descritte le motivazioni del viaggio intrapreso dagli UKOO FLANI a Berlino.
Atterrati nella Capitale tedesca, lo scambio culturale prende subito vita incontrando i gruppi e i movimenti delle diverse aree urbane. Già dal primo incontro con Haus Schwaremberg, tra le allegre e trascinanti musiche degli UKOO FLANI, viene introdotto il concetto di gentrification che accompagnerà lo spettatore per tutta la durata del film. Si tratta di un processo che consiste nel riqualificare i quartieri degradati di un centro urbano cittadino attraverso un influsso di capitale privato. Tale capitale viene investito nella ristrutturazione degli immobili e nella riconciliazione delle aree interessate, a cui segue l'insediamento di un nuovo tipo di inquilini appartenenti al ceto medio più abbiente.
Il termine deriva dall'inglese gentry che significa 'piccola nobiltà'.
Dal punto di vista sociologico, il fenomeno è da includere nel concetto di post-modernizzazione, ovvero a quel processo che si interessa della riorganizzazione globale delle relazioni negli spazi sociali attraverso nuove modalità d'investimento. Tali investimenti presuppongono una deindustrializzazione delle aree centrali che vengono di seguito sviluppate come aree turistiche di consumo culturale, pertanto munite di infrastrutture commerciali all'avanguardia, promosse per essere occupate dai membri della classe media. Tali riqualificazioni vengono sovente pubblicizzate come eventi in grado di portare benefici indiscriminati a tutti i suoi abitanti, ma la realtà non è questa. L'andamento degli sviluppi avvengono in maniera difforme, favorendo di norma le zone che possiedono, per questioni storiche e/o geografiche, un maggior 'capitale culturale', ovvero, quel patrimonio che gli stessi artisti dei ghetti popolari hanno contribuito ad apportare nel tempo.
Per spiegare questo concetto in parole più semplici, nel film viene descritto l'esempio del 'lavavetri'. Quando una persona ci vuole pulire il vetro dell'auto al semaforo, il più delle volte, reagiamo rispondendo con parole e gesti di allontanamento, ma il lavavetri, sapendo che l'attività che svolge è la sua unica fonte di guadagno, insiste facendo pressione, fino a quando non accettiamo di pagare per un servizio che in realtà non vogliamo.
Ciò che succede nel processo di gentrification è qualcosa di simile. Vengono fornite strutture, non richieste dagli abitanti locali, che sono di norma sponsorizzate dalle multinazionali al fine di portare valore aggiunto alla zona. Con questa azione si innesca il meccanismo di innalzamento della domanda da parte della media/alta borghesia, comportando un conseguente aumento del valore degli immobili che costringe sovente gli abitanti originari ad allontanarsi per l'insostenibilità dei costi.
Il fenomeno avviene ormai in tutto il mondo, e, in questo fantastico viaggio, è interessante notare come l'allegra e festosa popolazione di una città come Nairobi, Capitale di uno Stato in cui risiedono più di 70 etnie diverse, abbia gli stessi problemi di una città dal background culturale totalmente diverso e che, in un passato non molto lontano, è risultata tra le più divise che la storia abbia mai conosciuto.
In questo documentario ci viene mostrata una Berlino del tutto diversa da come generalmente si conosce attraverso il turismo convenzionale, o i consueti canali mediatici di diffusione. Ogni luogo visitato dai nostri simpatici eroi racconta uno spaccato di vita sociale differente con un unico filo conduttore: l'arte e libertà di espressione. L'importanza degli spazi pubblici, nel processo di socializzazione, è senza dubbio il punto focale di tutto il film. L'invito è quello di difendere le nostre tradizioni culturali e cercare di contrastare il fenomeno della gentrification, considerato come una nuova forma di colonialismo. Tuttavia, quanto ci viene mostrato non ha il classico risvolto di denuncia sociale, bensì viene evidenziato il bisogno di trovare un equilibrio tra le necessità economiche del Business e quelle urbanistiche del popolo.
"All'interno del conflitto, le persone che possono produrre cambiamento e valore giocano un ruolo importantissimo. Sono quelle che possono far salire o scendere il prezzo delle proprietà, o addirittura farlo stabilizzare. Sono quelli che possono produrre dei mondi alternativi, e, credetemi, non è importante che siano reali o no, perché i sogni e le utopie sono importanti quanto la realtà."
Rimarrebbe ora aperto il punto interrogativo su come intervenire. Con ogni probabilità sarebbe sufficiente portare il messaggio di questo film. Un messaggio potente che non è l'amore romantico o passionale, ma semplicemente l'enunciazione dell'importanza della condivisione e dell'unione. Siamo un unico sistema di sistemi in cui il nostro solo compito è quello di creare reti di connessione con tutti gli esseri viventi. Negli ultimi anni sono moltissimi i movimenti non-profit che convergono nella direzione dell'unione globale, costituendo quella che si può definire 'una nuova totalità emergente'. Per fare un esempio, esiste dal 2008 il Movimento Zeitgeist3 che, attraverso una rete globale di attivisti, si pone l'obiettivo di divulgare la necessità di un cambio di paradigma per la sostenibilità, promuovendo il concetto di modello economico basato sulle risorse. Nel 2009, Paul Hawken, raccogliendo più di 130.000 nomi delle organizzazioni che si battono per i diritti umani, racconta di come nessuno ha visto arrivare il movimento più grande del mondo. E' quella che lui definisce "moltitudine inarrestabile"4. L'unico nemico da sconfiggere sembra essere il potere del denaro. Tuttavia, ciò che rallenta questo processo di unificazione non è il capitalismo in sé, ma i presupposti su cui si basa che sono sostanzialmente due:
1. L'incapacità dell'uomo di agire in modo razionale
2. Azioni guidate dal mero interesse personale
Per molto tempo, o forse fin da quando l'uomo è comparso sulla Terra, potremmo dire che tale filosofia abbia avuto ragione di esistere, ma oggi sappiamo che tali presupposti sono soltanto effetti derivanti da deficit culturali determinati da ambienti di scarsità, non le cause del nostro malessere.
Ancora oggi adottiamo come modello economico un sistema che, nei processi di produzione e di distribuzione, tende alla gestione della scarsità attraverso l'obsoleta legge della domanda e dell'offerta, ma nella realtà, già da diverso tempo, produciamo sovrabbondanza di beni e servizi che potrebbe soddisfare il fabbisogno di almeno tre volte l'attuale popolazione mondiale. Almeno in questo senso, il concetto classico di capitalismo non ha più ragione di esistere, e questi movimenti che nascono dal basso, in ogni angolo del mondo, sono il sintomo di una presa di coscienza collettiva globale che converge in direzione dell'open-source e del crowd-funding5, pertanto della libera condivisione e della reciprocità.
Gli UKOO FLANI, con il loro estroverso e universale potente mezzo comunicativo, ci dimostrano che l'unione nel ripristino dei valori umani di cui il mondo ha bisogno è possibile.
"Fratellanza non significa essere uguali, significa essere importanti l'uno per l'altro"
1 http://urbanmirror.org
2 http://www.goethe.de/ins/de/ler/itindex.htm
3 http://www.thezeitgeistmovement.com
4 http://www.moltitudineinarrestabile.it
5 http://it.wikipedia.org/wiki/Crowd_funding
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Recensione a cura di Fulvio Baldini aka peter-ray - aggiornata al 22/11/2012 15.38.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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