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1949: Siamo in pieno neorealismo, ma accanto al genere classico e un po' strappalacrime si collocano due sottocategorie: il neorealismo comico o parodistico che vede come protagonista Totò e il neorealismo rosa che mescola l'attenzione al mondo degli umili propria del fenomeno neorealista a un intreccio di natura sentimentale.
"Una Domenica d'Agosto", il film di Luciano Emmer, si colloca in quest'ultima sottocategoria per le tematiche affrontate dal regista.
Siamo in estate, in una calda domenica a Roma; la pellicola esamina una serie di personaggi collegati solo dal comune ritrovarsi nello stesso luogo e nella stessa giornata. La vicenda si snoda appunto nell'arco di una sola giornata e si svolge fra Roma e il suo litorale, mantenendo quindi le unità di tempo e luogo che tanto raccomandava Aristotele.
Una numerosa famiglia che vive in un caseggiato popolare, capeggiata da una passionale madre di famiglia (Ave Ninchi), si prepara all'agognata gita al mare carica di masserizie. La donna è preoccupata per il buon andamento della giornata ma anche per la figlia ormai adolescente che comincia a darle dei pensieri, intanto alcuni ragazzi cercano di raggiungere il lido in spiaggia, mentre in treno un vedovo in procinto di sposarsi accompagna la figlia bambina, minuta e triste, in colonia e fa conoscenza di una signora che divide con lui le medesime angosce. A Roma un giovane vigile (Marcello Mastroianni doppiato da Nino Manfredi) deve trovare una sistemazione alla fidanzata, camerierina licenziata perché in attesa.
Vicende minimali di un microcosmo comune a molti italiani dell'epoca, raccontate con pennellate leggere e ben fatte. Negli episodi intrecciati della storia spicca Ave Ninchi, popolana accorata come molte madri del tempo, robusta e un po' bisbetica ma veramente presa dai suoi compiti, mentre l'episodio romantico che coinvolge la figlia cinematografica della Ninchi e il giovanissimo Franco Interlenghi, fresco interprete di "Sciuscià", testimonia una attenzione nuova verso gli adolescenti e i loro teneri idilli, interesse che fino ad allora era stato poco rimarcato dal mondo della celluloide.
Emmer anticipa le storie minimaliste di molte pellicole odierne e traccia una pellicola in cui tutte le età possono ritrovarsi: dalla madre quarantenne, alla sognante quindicenne, alla bambina legata all'affetto paterno e alla zitella di mezz'età piena di velleità (la futura moglie del vedovo che però vede sfumare il suo sogno di accasarsi proprio a cause delle sue esigenti pretese).
Mastroianni, all'epoca giovanissimo, è qui in una delle sue prime interpretazioni e infatti appare sbiadito e disorientato ma contribuisce al successo della pellicola, fondamentalmente per le sue qualità estetiche ancor prima di quelle recitative.
Storia minore che mostra la voglia di divertirsi di un'Italia uscita da poco dalla guerra, povera e senza pretese, ma già specchio di quella smania della villeggiatura descritta già da Goldoni nel Settecento e che si imporrà prepotentemente appena dieci anni dopo l'uscita del film.
Per scoprire vizi e virtù italiche di sessant'anni fa.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 24/07/2012 15.15.00
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