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Gli Stati Uniti vincenti, pronti ad autocelebrarsi, si leccano ancora le ferite da quel malefico undici settembre 2001 che ha cambiato il mondo. Film dolente, quasi instant movie anche se sono trascorsi quasi cinque anni da quel giorno tragico, primo film a rompere il silenzio su uno choc collettivo non ancora del tutto superato.
A rompere questo arcano silenzio non interviene un regista targato stelle e strisce ma un irlandese, Paul Greengrass, sua la firma di "Bloody Sunday" (2002) sui fatti che nel 1972 portarono allo scoppio della guerra civile in Irlanda del Nord. Regista di scuola europea, decisamente antihollywoodiano, discepolo di Oliver Stone e fautore di un verismo cinematografico che trova un terreno fertile anche nelle teorie del DOGMA.
Camera a mano, inesistenza di accompagnamento sonoro, a tratti "United 93" da' l'impressione di essere un documentario, anche perché il regista ha scelto come interpreti attori poco noti proprio per evitare coinvolgimenti con il divo del momento e per consentire allo spettatore di focalizzare totalmente i fatti. Gran parte del film è occupata dai preliminari al volo, le operazioni d'imbarco, le istruzioni di routine delle hostess ai passeggeri. I "teatri" di posa sono praticamente due: da una parte il regista sceglie di seguire l'aereo e dall'altra si assiste alla convulsione a terra dove già gli avvenimenti stanno venendo a galla.
La tensione viene fuori lentamente e per chi si aspettava un film d'azione all'americana con l'eroe che lotta per la patria e per la sua bella, la pellicola può risultare senza dubbio deludente. L'approfondimento psicologico sui passeggeri è praticamente azzerato; allo spettatore non è dato a conoscere più di tanto sugli sfortunati a bordo e infatti quando i terroristi (identificati sin dalle prime scene ) entrano in azione il tempo rimasto è veramente limitato per scegliere di seguire la strada del melodramma stile Titanic.
La regia di Greengrass più che alle parole mira alla valorizzazione dell'immagine e alla ricostruzione di una probabile verità. I giovani terroristi hanno facce anonime da studenti, come anonime e poco divistiche sono le facce di passeggeri ed equipaggio, la storia è sfrondata da ogni possibile retorica o pietismo. Si tenta di spiegare quello che può essere successo in quei celebri trenta minuti e si sceglie di farlo in tempo reale.
Sulla effettiva sorte dei passeggeri del volo della United Airlines si è speculato molto, c'è chi suppone che in realtà i fatti non siano affatto andati come ci è stato riferito all'epoca, del resto non esistono testimoni. Un film però non è storia, è un'opera d'ingegno che si può basare su fatti veri rielaborati poi dalla mente di chi sceglie di girare la pellicola.
Se si sceglie di giudicare "United 93" solo in quanto film, si può dire che l'onesto Greengrass ha fatto complessivamente un buon lavoro, al contrario sono decisamente troppo scarsi e nebulosi gli elementi per vedere la pellicola come documento storico.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 19/07/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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