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Massimiliano Bruno la lezione degli antichi romani l'ha appresa bene e ormai anche lui come loro "castigat ridendo mores".
Dopo il successo di "Nessuno mi può giudicare" Bruno si rimette alla regia in questo "Viva l'Italia" dove l'intento di castigatore dei costumi si sottolinea maggiormente. Il regista, che ha al suo attivo numerose partecipazioni in qualità di attore, si regala nell'interno della storia il ruolo di grillo parlante: alcuni articoli della Costituzione Italiana sono da lui riletti e commentati e gli intenti positivi dei padri della repubblica vengono tristemente paragonati alla attuale situazione politica e sociale.
La vicenda del film che, da perfetta commedia, ha momenti seri e momenti di autentica ilarità, ruota intorno al potente onorevole Michele Spagnolo, un uomo corrotto e senza scrupoli che è riuscito a mantenersi sulla breccia della vita politica italiana in virtù di trucchi e menzogne. Una infermità lo cambia completamente gettando scompiglio nel suo partito, ma anche nella famiglia fino ad allora tenuta insieme solo dall'ipocrisia borghese.
I tre figli di Spagnolo sono eterogenei per carattere e percorso di vita: il maggiore, un autentico buono a nulla, è interpretato da Alessandro Gassman, che ancora una volta si rivela valido nel genere commedia come già fu suo padre in passato, il secondogenito è l'integerrimo Raoul Bova, medico in un ospedale a rischio chiusura mentre l'unica figlia è Ambra Angiolini, attricetta senza alcun talento, afflitta da un insopportabile difetto di pronuncia. Tra gli interpreti l'impresario Rocco Papaleo costretto suo malgrado a frequentare il mondo gay per avere visibilità.
Il film si divide in due parti ideali: inizia con un buon ritmo, proponendo una serie di gag vecchio stile che richiamano anche la commedia a stelle e strisce più recente, per poi mostrare il lato amaro come nella tradizione che fa capo ai due indiscussi maestri Risi e Monicelli.
Splendida la scena che vede Spagnolo/Placido muoversi come uno spirito tra manifestanti e celerini, mentre sullo sfondo i due politici, che si contendono la guida del paese, stringono accordi neanche tanto oscuri; così come altrettanto splendido è il monologo finale recitato dall'attore, nel quale Spagnolo suggerisce l'introduzione di un fantomatico quanto taumaturgico articolo 140 alla nostra Costituzione. L'intervento dell'ex politico, lungo e accorato, visto il delicato periodo che attraversa il nostro Paese, sembra quasi un appello agli uomini di buona volontà.
Rimane deluso chi crede di trovarsi davanti al solito film che, partendo dall'attualità, provoca risate di pancia, perché "Viva l'Italia," grazie anche alle valide interpretazioni sia dei protagonisti, sia dei personaggi minori, tra i quali spicca una gentile Isa Barzizza, regala momenti alti di riflessione ( non esclusa la scena girata sulle macerie del centro storico dell'Aquila) e rappresenta un'alternativa alle due scuole di pensiero della cinematografia italiana, orientate o esclusivamente alla commedia pura o a storie a sfondo più propriamente drammatico.
Shakespeare e la sua opera aleggiano nel film con continue citazioni e lo stesso Placido con la sua pazzia, forse fittizia, potrebbe essere paragonato al classico fool che si serve della follia per rimettere a posto le cose o per tentare di farlo. Consigliato.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 15/11/2012 11.13.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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