after yang (2021)

Film dove l'ambizione del regista supera il suo talento...
Piuttosto interessante nella prima parte introduttiva e poi anche nello svolgersi della trama sembra sempre sul punto di svoltare ma sono 90 minuti che sembrano 180 perchè il ritmo cala sempre di più fino a diventare un po' troppo riflessivo per un tema poi non così tanto originale di umani che empatizzano con dei droidi...
6 per Colin Farrel, la regia e l'ambientazione a tratti azzeccata e abbastanza suggestiva ma il rischio noia dopo un'oretta di visione è veramente molto alto!

Registicamente non è disprezzabile ma narrativamente parlando non è decisamente un film nelle mie corde. Lento nella narrazione, per lunghi tratti sfiora la noia, e non ha una grande originalità da vantare nel soggetto presentato, anche se complessivamente ha una certa ricercatezza nei sentimenti che esprime e un certo garbo nelle interpretazioni e nella realizzazione.
Non è un film per tutti.

Un po' A. I. un po' Bladerunner, un po' Ex Machina.. un po' di tante cose insomma...
Fantascienza senza effettoni speciali ma di sostanza, quasi da cinema d'autore. Tecnicamente perfetto dal taglio delle inquadrature alla fotografia alla bravura degli attori. Tocca però tante tematiche... troppe

SPOILER senza approfondire nulla, se non nell'ultima parte in cui l'unico spunto davvero interessante viene gestito velocemente... una volta tanto avrei preferito una mezz'oretta in più di film.
Il tutto in una società post-moderna che appare molto simile e vicina al nostro contemporaneo. Imperdibile per gli appassionati, ma aggiunge poco di nuovo.

Non è fantascienza distopica, anzi il taglio è molto minimalista perchè indaga sul senso di perdita di un androide dotato di intelligenza artificiale che negli anni è diventato un membro aggiunto della famiglia. Una rete di affetti che devasta la figlia della coppia prima e pone delle riflessioni sulla coppia stessa. Quello che il film evidenzia è il senso di perdita di un essere artificiale simile ad un essere umano, dotato di ricordi ma anche di emozioni. I riferimenti a Blade Runner sono palesemente evidenti, la confezione è molto elegante. Ritmo con cadenze lente ma non si sconfina mai nella noia perchè le tematiche, magari non nuove, ci sono e sono esposte in maniera sincera.

Farrell scandaglia la sfera dell'AI robotica di Dick e Scott Sr. in modalità Lanthimos ("The Lobster" e "The Killing of a Sacred Deer"): quando la retorica depressogena viene spacciata per crisi esistenziale lirica. La musica di Sakamoto aggiunge un tocco orientale. "Not my cup of tea", in questo caso anche letteralmente.