amanti perduti regia di Marcel Carné Francia 1945
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amanti perduti (1945)

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locandina del film AMANTI PERDUTI

Titolo Originale: LES ENFANTS DU PARADIS

RegiaMarcel Carné

InterpretiJean-Louis Barrault, Arletty, Pierre Brasseur, Maria Casarès

Durata: h 3.15
NazionalitàFrancia 1945
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1945

•  Altri film di Marcel Carné

Trama del film Amanti perduti

Siamo nella Parigi del 1840 e una compagnia di attori ottiene ogni sera un gran successo nel teatro popolare dei "Funambules". Tra essi c'è anche un mimo, Baptiste Debureau, artista dal temperamento romantico, che si innamora perdutamente della bellissima Garance. La donna è contesa da altri tre uomini: Frédérick Lemaître, attore geniale, ma truculento, Lacenaire, anarchico omosessuale, e il Conte di Montray...

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Voto Visitatori:   8,92 / 10 (13 voti)8,92Grafico
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Voti e commenti su Amanti perduti, 13 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  31/01/2020 19:25:50
   8½ / 10
Splendido film di Carné, forse il suo piu' completo, da vedere solo nella sua versione integrale, quindi sottotitolata, perche' quella Italiana con un'ora di meno non ha molto senso.
Protagonisti ultra-sfaccettati scritti benissimo, in particolare sara' difficile dimenticarsi del mimo Baptiste.
L'amore imprevedibile e mai dimenticato in due momenti della Francia Ottocentesca. Tre ore che passano piacevolmente, brillante e passionale al punto giusto.

1 risposta al commento
Ultima risposta 31/01/2020 20.14.09
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  15/02/2009 19:21:42
   9 / 10
E’ già la vita un teatro: luogo eternamente ciclico, ove si muovono, in una intricata trama fatta di realtà e finzione, personaggi alla mercè dei loro sentimenti e delle loro emozioni.
Con questa impostazione metateatrale si sviluppa il lungometraggio di Marcel Carnè, il quale si ispira manifestamente a Shakespeare (cfr. As You Like It: “tutto il mondo è teatro, e tutti gli uomini e le donne non sono nient’altro che attori”), di cui cita “l’Otello”: ed è infatti proprio dal dramma della gelosia che si consuma nell’animo di Federico, che quest’ultimo trae la forza e la passione necessarie per interpretare il personaggio della celeberrima opera. A questa si aggiungono numerose altre scene in cui vita reale e finzione scenica s’intrecciano fino a confondersi, diventando un tutt’uno, così come viene eloquentemente esemplato dalla sequenza in cui il mimo Battista, nel mezzo di una sua rappresentazione di strada, riesce ad evitare che l’amata Garance venga arrestata per il furto di un orologio, riproducendo, attraverso un’esibizione mimata, lo spiacevole episodio.
Al centro di questa immensa rappresentazione, che è la vita, vi è l’amore: quel sentimento attorno al quale agiscono i personaggi principali della “mise-en-scene”, e in virtù del quale, nel bene e nel male, essi vibrano e si sentono vivi. Ognuno di essi prova l’amore a modo suo: e proprio perché si tratta di un sentire unico e personale, che non corrisponde mai completamente a quello proprio della persona desiderata, esso è destinato a rimanere insoddisfatto (Garance, il conte, Battista, la moglie di Battista, Federico e Lacenaire sperimentano tutti l’impossibilità di dare piena soddisfazione al proprio sentimento) o, al massimo, ad essere appagato soltanto per un fugace momento. Sembra questa la testimonianza che lascia il film: così come dimostra l’epilogo della storia nel quale, alla notte di passione finalmente vissuta dai due amanti, segue il distacco ineluttabile, rappresentato sublimamente dalla sequenza della folla carnevalesca (ultimo simbolo che rimanda al binomio verità-finzione) nella quale Battista e Garance, dopo essersi ritrovati, si perderanno nuovamente e (forse) per sempre. E la disperata rincorsa di Battista verso Garance, ormai nella carrozza in procinto ad allontanarsi definitivamente, assurge quale emblema dell’amore stesso: misterioso e imperscrutabile sentimento che fa sì che gli attori di questa imponente e incessante messinscena, che è la vita, si inseguano a vicenda senza posa ma, soprattutto, senza mai trovare vera soddisfazione.

3 risposte al commento
Ultima risposta 07/07/2009 15.40.58
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  09/10/2008 14:02:09
   10 / 10
Un Capolavoro, probabilmente il più grande film francese della storia del Cinema. "Les enfant du paradis" è un melodramma dalla classica struttura sinfonica, con alti, bassi e contrappunti, dove l' elemento principale di contrasto è la gelosia sì, come vuole la tradizione melodrammatica, ma ci affiancherei anche allo stesso modo l' onore, come motore principale della pellicola. La sceneggiatura è straordinaria, una delle stesure più impressionanti mai fatte, i cinque personaggi principali hanno tutti una caratterizzazione tale da coglierne ogni minima sfaccettatura del loro carattere, del loro tenore di vita, del loro pensiero; dialoghi da far venire la pelle d' oca per profondità e raffinatezza. E' arte nell' arte, c'è tutto, amore, teatro, parabola artistica sull' arte stessa, celebrazione del passato(muto/pantomima) a confronto con il presente(teatralità), è difficile razionalizzare dei concetti dopo aver visto quest' opera, è così immensa.
E' difficile anche credere possa essere stato realizzato durante l' occupazione francese nel '44, il dettaglio della ricostruzione scenografica.. senza parole. Sì è vero, "Amanti perduti", a vedere la versione integrale di tre ore, non ha proprio senso di esitere.

9 risposte al commento
Ultima risposta 13/10/2008 21.52.44
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