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Surreale corto in cui Suzanne Pitt riversa desideri, sogni e insoddisfazioni di una donna dapprima senza volto, poi dotata di una maschera. Questo forse per indicare il lavoro dell' attore o più generalmente una condizione femminile in cui spesso e volentieri urge reprimere desideri che possono essere proposti solamente come soggetti di pura finzione -in questo caso imprigionati tra le mura domestiche e quindi lasciati liberi di vagare per la platea di un teatro- altrimenti non messi in pratica a causa rigidi moralismi. Non sono un caso i numerosi riferimenti sessuali e la sensazione di limitazioni forzate che regna su questo lavoro fatto per lo più di metafore a cui lo spettatore è chiamato a dare un senso compiuto. Ovviamente serve contestualizzare l' epoca, siamo sul finire degli anni '80, da allora, anche se non ovunque, passi in avanti ne sono stati fatti. La parte animata è preponderante con alcuni innesti in stop motion forse proprio a suddividere la realtà da quello che è un mondo immaginario creato dalla protagonista.