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Surreale corto in cui Suzanne Pitt riversa desideri, sogni e insoddisfazioni di una donna dapprima senza volto, poi dotata di una maschera. Questo forse per indicare il lavoro dell' attore o più generalmente una condizione femminile in cui spesso e volentieri urge reprimere desideri che possono essere proposti solamente come soggetti di pura finzione -in questo caso imprigionati tra le mura domestiche e quindi lasciati liberi di vagare per la platea di un teatro- altrimenti non messi in pratica a causa rigidi moralismi. Non sono un caso i numerosi riferimenti sessuali e la sensazione di limitazioni forzate che regna su questo lavoro fatto per lo più di metafore a cui lo spettatore è chiamato a dare un senso compiuto. Ovviamente serve contestualizzare l' epoca, siamo sul finire degli anni '80, da allora, anche se non ovunque, passi in avanti ne sono stati fatti. La parte animata è preponderante con alcuni innesti in stop motion forse proprio a suddividere la realtà da quello che è un mondo immaginario creato dalla protagonista.
Il fascino dei disegni animati lo si vede sopratutto quando le animazioni stesse erano considerate una disciplina immortale, sempre da scoprire, in grado di trasmettere emozioni infinite.....se a questo ci mettiamo l'autorialità si raggiungono livelli indescrivibili. Questo "Asparagus" mi ha fatto conoscere un artista di cui non conoscevo l'esistenza e devo dire che il suo lavoro mi ha colpito moltissimo; poi considerando che la tematica è strettamente legata al teatro e alla metafora della vita con esso(io che ho fatto teatro per tantissimi anni), vi lascio immaginare. Stupendo ibrido emotivo che unisce la bellezza e la vivacità dei colori, la vitalità della gente e la gioia di esistere ad una componente dal retrogusto malinconico e solitario; ho visto l'anima di una teatrante in questo corto animato; il volto dietro la maschera; l'umanità di chi conosce la finzione ma vuole renderla reale agli altri.... Bellissimo.... N.B. Carina l'idea del pubblico realizzato in stop motion.....
Il misto di animazione tradizionale e stop motion ci mostra il distacco tra una protagonista senza volto, della solitudine che l'avvolge con il mondo della circonda. I suoi desideri sono il suo modo di comunicare la sua stessa esistenza, come essere umano e come donna, attraverso un'immaginazione che contagia il pubblico del teatro, di andare oltre la mera rappresentazione del palco. Un lavoro eccellente, onirico e spiazzante. Da gustare fino in fondo.
Straziante. Non voglio aggiungere altro al bellissimo commento di Ciumi qui sotto, invito semplicemente alla visione di un film straordinario, e alla conoscenza di un altro genio femminile sconosciuto.
C'è una depressione immensa in mezzo a questo ininterrotto fantasticare, pensieri ricorrenti di forme falliche ci confessano solitudine, colori vagamente di fiaba ci parlano di una situazione casalinga, di stordimento continuo, di minute quotidianità come le sono le prime azioni del cortometraggio: il non vedersi allo specchio, o il defecare quei pensieri di poco prima, o il guardare fuori dalla finestra, scorrere strani boschi giganteschi. E' il prepararsi di una donna prima di uscire la sera, senza aspettare o andare a incontrare nessuno, in un'atmosfera subacquea, tra oggetti quasi di corallo, e se tanti e vari dove lo sguardo finisce per fissarne uno, imbambolarvi, inoltrarvi e rimpicciolirsi dentro. Sono i tragitti attraverso la città in cui i sogni s'interrompono come in apnea, è il teatro fantasmagorico dove l'universo borderline si libera ancora, tra la folla degli altri che sono dipinti diversamente. Il volto spersonalizzato attraverso il finestrino di un tassì, i pensieri erotici tornata a casa, la verdura che diventa membro, una cascata di pillole dalla bocca o di altre cose. Originale, intimo e femminile, quello della Pitt è un surrealismo che si avvicina a quello della Deren. Una prigione privata di sogni confusi, di oggetti alcuni riposti e altri che aleggiano, di forme o definite o ridotte a sole idee, linee e luci variopinte che ci descrivono grigiore; un'abbondanza di dettagli ci parla di assenza, d'incapacità di concentrazione, di un desiderio represso di espressione, del sesso interiorizzato di una donna.