broken rage (2024) 

Le due anime di Kitano (quella violenta/poetica e quella demenziale) in unico, breve, film che per certi versi è un po' un manifesto della carriera dello stesso regista e attore. Una pellicola sperimentale che sarà apprezzata soprattutto da chi ha sempre apprezzato Kitano, una persona e personaggio (a tutto tondo) di cui tanto si può dire ma non che non abbia il coraggio di provare nuovi format, sperimentare (anche a quasi ottant'anni) e pure di prendersi in giro.

Gioco di Kitano, ma è un gioco che denuncia la superficialità dello spettatore moderno, a suo quindi è un film molto coraggioso e per niente scontato

Non è necessario infierire approcciandosi in maniera austera e critica a questo film, fatto da un docile anziano annoiato che si vuole divertire facendo quello che ha sempre fatto. Anzi sarebbe anche un po' patetico.
BROKEN RAGE è un film che vuole divertire, però affinché diventi comico deve passare mezz'ora, cioè metà film. Teoria cinematografica? No, puro cazzeggio. Alcune cose sono assolutamente divertenti, altre un po' visibilmente senili e molte sono semplici papere, con lui che urta e scivola. Vabbé, semplicemente Takeshi Kitano ha provato ad accendere la macchina della demenzialità, che ai tempi di Glory to the Filmmaker era una turbo-car, ma che da allora è rimasta ferma. Si salva qualche gag, ma nel complesso non ci si diverte troppo e il film rimane autocelebrativo.

Sciocchezzuola di Kitano, salutata come "il grande ritorno del Maestro" da alcuni critici in evidente stato di sudditanza psicologica.
L'idea poteva essere buona, sulla carta, ma la realizzazione lascia a desiderare.
La prima parte è una sfiatata riproposizione degli stilemi dei suoi celebri yakuza movie, nella seconda la butta – volontariamente - in burla ma la comicità, a parte un paio di trovate discrete (il confronto all'americana, l'interrogatorio), è puerile e di grana grossa (nel 2025 vi fa ancora ridere un uomo che si siede su una sedia rotta e si ritrova col c*lo per terra? Se sì questo è il film che fa per voi, dato che questa esilarante gag viene ripetuta TRE volte).
La naturale simpatia di Takeshi e la breve durata, nonché la consapevolezza (almeno da parte del regista) di stare girando un semplice divertissement (anche se diverte poco), salvano il film da un giudizio impietoso, ma sciocchezzuola è e sciocchezzuola rimane.
Kitano riflette su se stesso? Lo fa da circa 30 anni…
Kitano celebra il funerale dello yakuza movie? Ancora? E la trilogia Outrage dove la mettiamo?
Kitano fa meta-cinema? E l'altra metà qual è? (scusate la battuta pietosa, che è comunque in linea con il livello di comicità del film).
Kitano si è voluto divertire a prendere per i fondelli qualche critico eccessivamente asservito? Operazione riuscitissima…ora però torniamo a fare Cinema, grazie.

Un Kitano fuori concorso che si sarebbe mangiato tutto il concorso veneziano per intero con questo film di appena un'ora. Molto semplice nella sua struttura: nella prima metà un killer prezzolato (lo stesso Kitano) viene convinto dai poliziotti a denunciare i suoi capi operando da infiltrato nell'organizzazione criminale della yakuza. Se già in questa prima parte presenta delle situazione che non nascondono una certa comicità, nella seconda metà presenta le stesse identiche situazioni ma virate decisamente al comico. E qui si apre la diga delle risate con una comicità demenziale e raffinata, dissacrante ed idiota, senza contare l'intermezzo e la coda finale da applausi. Nella sua semplicità ed apparente disimpegno è il miglior Kitano degli ultimi anni.