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Prosegue il perfezionamento della poetica di Wong Kar-wai, che in questa sua opera seconda intesse un coinvolgente incrocio di storie e personaggi accomunati dal bisogno d'amore in relazione allo scorrere di un tempo ingannatore. La maggior libertà con cui Wong destruttura le convenzioni narrative si rafforzano nelle intuizioni visive di Christopher Doyle (prima collaborazione), la cui fotografia virata in grigi e verdi sprigionano il malessere dei personaggi, captandone ogni linea e movimento. Il cast è eccezionale, composto da tutti gli attori feticcio di Wong, perfetti volti prostrati dai dibattimenti. Fantasmagorico l'enigmatico cammeo finale di Tony Leung, che allude a risvolti che colpiscono l'immaginazione (soprattutto se si vede questo film dopo In the Mood for Love e 2046).