dead within (2014)

passi pure per il tema ultra-abusato dell'apocalisse con contorni di zombie, invasati e affini ma qui la regia è talmente pasticciata che ne scaturisce un film assolutamente nullo.
Gli eventi non vengono neanche presentati. ci ritroviamo in 3 minuti con una coppia barricata in una catapecchia. L'uomo esce ogni tanto a prendere il cibo; la donna se ne sta in casa a disperarsi. Trascorrono così i minuti tra lei che si preoccupa, qualche dialogo verboso e scialbo e un po' di allucinazioni miste. Il clima di claustrofobia è annullato dalla noia che incede.
Non si vede uno zombie, non si vede nulla. neanche un briciolo di splatter.
se si sopravvive senza addormentarsi (o finire in coma) si può assistere ad uno dei finali più ridicoli e insulsi di un film noiosissimo peggio di uno spot pubblicitario ripetuto all'infinito.
lasciate proprio perdere. bocciato in tutti i fronti.

Altro film in cui l'epidemia-apocalisse zombesca serve da sfondo per lo sviluppo di altre tematiche (vedi THE BATTERY, tanto per fare un esempio), in questo caso parliamo di psiche e dinamiche di coppia, e il film che ne deriva è in conclusione un thriller psicologico con qualche buono spunto e un finale interessante ma complessivamente ridondante e a tratti noiosetto, apprezziamo però il tentativo di costruire l'ennesima variante sul tema.

Quando si tenta di percorrere strade alternative ma parallele al filone zombesco si corre il rischio di arrivare ad un punto morto, a strade senza uscita che non permettono libertà di manovra, finendo col girare in tondo senza una meta precisa.
E' il caso di questo DEAD WITHIN che affronta il tema epidemico dall'interno, inteso come l'esplorazione della psiche umana in un contesto del genere e che porta inevitabilmente a delle conseguenze. Purtroppo la mancanza di azione, quando si tratta di film con queste tematiche, porta ad una lenta e ripetitiva agonia, senza che lo spettatore possa riaversi in qualche modo dalla sconfortante e flebile apatia di una storia che finisce con l'essere lenta fino allo sfinimento e monocorde per gran parte del tempo. Il finale arriva come una liberazione, mostrando qualche segnale di vita, lasciato solo ed esclusivamente alle poche visioni della protagonista femminile, tentando di proporre qualche momento di tensione e pochi sussulti in una sceneggiatura altrimenti piatta.
Magari sono troppo fissato sullo schema classico che questo genere propone: mordi, addenta, assedia, squarta e barcolla, ma ci sono stati alcuni tentativi di proporre delle novità che mi hanno convinto, non tutti ovviamente.
A mio parere DEAD WITHIN non convince pienamente, anche se da la sensazione di portare qualcosa di più impegnato, attestandosi su livelli quasi sufficienti ma non trascendentali.