desire (2002)

Raffinato ermetismo, estrema attenzione estetica. Un film indecifrabile sui sensi e sul sesso.
Ma dramma non film erotico, lo spettatore ha a che fare più con la rassegnazione che con l'eccitazione.
Affascina nel suo modo di non dire le cose, l'accostamento con il modo di fare cinema di Ki-Duk è inevitabile.
Tecnicamente e visivamente sopra la media, lo penalizzo in parte per le generose reclame fatte agli alcolici.

Bello. L'isteria della coppia/traingolo raccontata con un agghiacciante silenzio (dialoghi ridotti al minimo) e abbracciato da una fotografia e da una regia perfette.
Persone vuote e distrutte fanno sesso (e non l'amore) per riempire un vacuo senso di silenzio che le opprime. Sono incapaci di amare, di sognare, di parlare. Anime erranti in un clima urbano troppo alienante per anime fragili.

Il sesso è dunque una terapia, ma che peggiora le cose. Vendetta, passione, desiderio: un incrocio di sensazioni che trovano nella disperazione lo sbocco ideale. Bravissima l'attrice protagonista, che dona una fragilità palpabile e fastidiosa (in senso buono) al suo personaggio, donandone una sorta di aurea cristallina. Convincenti anche i due attori maschili, che si baciano nel silenzio straniante.

Cinema complesso, breve, ma devastante, pericoloso per chi sono abituati ai kolossal: non aspettatevi un porno, non aspettatevi una commedia erotica perchè vi perderete. "Desire" è l'anti-emozione per eccellenza: distrugge l'introspezione e ne lascia un vuoto assordante.

La locandina è forviante: non è nulla di goliardico, quanto è una riflessione dolente sull'incomunicabilità. Qualche ecco a Bertolucci arricchisce un film affascinante, ma francamente non per tutti.

Nei miei confronti, è riuscito a penetrarmi.