elena (2011) 

E' un film che sotto lal lente di osservazione di una donna non più piacente ed avanti con gli anni, il regista russo ci offre un'immagine di alcuni aspetti della Russia contemporanea caratterizzata da un scarto sociale ben visibile ma soprattutto una profodna differenza tra le generazione dei genitori e quella dei figli. Sia Elena che suo marito sono di fronte ad una eredità filiale a dir poco sconfortante. La figlia di lui è una viziata edonista poco interessata al padre, mentre i figli di lei vivono in un quartiere popolare ma sostanzialmente dei fannulloni senza futuro. La linearità della narrazione è implacabile nel suo minimalismo in cui sono ben misurati gesti e parole. Più i primi che gli ultimi. Difficile giudicare se c'è un reale bisogno o l'avidità e la cupidigia dei personaggi a compiere ciò che fanno. Solo che alla fine del film rimane un senso di desolazione profondo ed amaro. Bravissima la Markina.

Benché la trama è semplice e lineare, ancora una volta è la regia di Zvyaghintsev a colpire. Stesso difetto e pregio del precedente lungometraggio IZGNANIE che non trova un compromesso tra tecnica e narrazione, affascinante la prima banale la seconda. Una madre disposta ad andare oltre ai sani principi per salvaguardare la propria famiglia buona o cattiva che sia. Porta così alla memoria MOTHER di Bong Joon-ho che insieme ribadiscono un concetto interessante sulle madri, sul loro inestimabile effetto. ELENA invece è più sentito e ricercato nello stile, ma stagno nel racconto.