el practicante (2020)

Anche nei suoi film "minori" i thriller spagnoli degli ultimi anni sono comunque molto piacevoli da vedere. Qui abbiamo il "solito" Mario Casas che interpreta il ruolo di un paraplegico parecchio psycho, un pò "Misery", un pò "Bed Time", il genere è più o meno quello, e vale la pena vederlo, pur non essendo niente di imperdibile.

Nulla di nuovo,si lascia vedere senza cose strane, abbastanza veritiero con la bravura importante dei personaggi, ultimamente gli spagnoli fanno tra le buone e ottime produzioni

Nulla di eccezionale ma intrattiene

La storia è derivativa da film classici come Baby Jane, tanto per citare un esempio di spessore elevato. Un film come El praticante mette alla prova la nostra percezione verso il paraplegico, percepito come un persona catalizzatore di sensi di colpa e compassione. In questo caso però il personaggio di Angel è una emerita testa di ***** prima dell'incidente e diventa ancora peggiore quando dopo l'incidente è costretto sulla sedia a rotelle. Un personaggio paranoico, crudele e vendicativo che non muta, anzi peggiora al pari del suo fisico la sua attitudine da non paraplegico. La menomazione non offre la minima redenzione, anzi ne amplifica i difetti. Il film ha qualche carenza di sceneggiatura e malgrado la buona presenza e resa di Casas, il film non offre quella tensione che meriterebbe. Bicchiere mezzo pieno, ma sempre mezzo è.

Ennesima buona prova a sostenere un cinema spagnolo che si conferma abbastanza originale e spavaldo nel cercare qualche variazione sul tema di storie comunque già viste,merito anche di bravi attori come Casas.
il film si lascia vedere,una buona dose di curiosità ambigua coinvolge lo spettatore, desideroso di seguire l'evolversi della storia .
buon finale , rocambolesco e teso

Un paramedico da ambulanza , particolarmente odioso e sociopatico , dopo un grave incidente sul lavoro , perde gli ultimi freni inibitori ... " El practicante " è un inquietante thriller spagnolo di recentissima produzione ( c'è persino un accenno al Covid ! ) che sin dall' inizio sorprende lo spettatore con un personaggio che ribalta lo stereotipo dell' infermiere buono ed eroico . Quando poi la gelosia per la sua fidanzata si tramuta in insana e feroce ossessione, lo spettatore arriva per forza ad odiarlo . L' ambientazione sempre più claustrofobica consente a questo thriller psicologico di mantenere un forte stato di torbida tensione sino ai titoli di coda . Veramente ottima la prova del protagonista Mario Casas, che si è saputo adattare alla perfezione al difficile ruolo dello spregevole tetraplegico immobilizzato sulla sedia a rotelle . Brava pure la co-protagonista , la belga Deborah Francoise . Il neo più evidente che posso trovare a questa pellicola è la scarsa realisticità di alcuni momenti , in cui nessuno tra vicini e passanti sembra accorgersi di quello che sta accadendo . Nessuno vede ( e sì che il protagonista si nota ! ) , nessuno sente ( in un condominio popolare ! ) , le vittime non sono in grado di gridare decentemente ... Particolari davvero poco credibili , direi , come pure il finale , in cui si completa una vendetta del tutto improbabile ed oramai davvero poco necessaria ! A parte questo , l' ho trovato un buon film , scritto e diretto discretamente da Carlos Torras e ben fotografato da Juan sebastian Vazquez . Per me può valere quasi 7 .