evolution (2015)

****** unica ma il tempo passa in fretta e merita l sufficienza

Evolution ha degli indubbi meriti che risiedono soprattutto nel bell'impianto visivo e sonoro ideato dalla Hadzihalilovic. Un luogo ed un tempo indefinito, quasi metafisico, immagini d un contesto che alterna bellezza e spavanto, ma che in entrambi i casi inquieta anche negli aspetti più idilliaci di questa comunità di sole donne e fanciulli maschi. Anche nelle immagini più belle c'è la presenza del sonoro che crea comunque una dissonanza rispetto a ciò che viene mostrato. Lode e merito quindi ad un rigore formale che riesce a creare un'esperienza vissuta sul sensoriale rispetto al narrato, fatto dialoghi scarni che aggiungono molto poco a questa che può essere definita come una discesa in un incubo. Il guaio è che tale rigore formale rendono prigioniero il film, sovraccarico di simbolismi, non privo di un certo compiacimento e tendente al prolisso, specie nella parte ambientata all'ospedale. Indubbiamente alcune sequenze possono far immaginare inoltre che la regista conosca sia Cronenberg che Yuzna.

SPOILER ALLUSIVI PRESENTI

Incuriosito dalla recensione qui sotto, mi sono cimentato nella visione di questo film e ne sono rimasto positivamente colpito. Sin dai primi minuti è il mistero a farla da padrona, supportato da queste potenti immagini di coste rocciose ed impervie , il continuo riferimento simbolico alla stella marina e questi volti di donne così levigati da risultare inquietanti. Si empatizza subito con una schiera di ragazzini inermi , coinvolti loro malgrado in qualcosa che non riescono a comprendere ma allo stesso tempo si rimane affascinati da queste figure femminili, queste "madri" dalle origini ignote e allo stesso tempo legate in un certo senso ai piccoli. Ecco che attorno a questo nodo la storia si svilupperà lentamente rivelando se non tutti, alcuni dei segreti prima nascosti. Fortunatamente non tutti, aggiungerei.

Nicolas e sua madre vivono in una non meglio specificata isola di origine vulcanica: un luogo cupo, flagellato dai venti e con coste rocciose martoriate di continuo da potenti onde. Abitano stanze spoglie, arredate con il minimo indispensabile, specchio di un paese all'apparenza abbandonato. Le case con l'intonaco cadente, le strade con la ghiaia al posto dell'asfalto, danno un senso di desolazione conflittuale con la vitalità individuabile sotto la superficie marina. Le formidabili riprese subacquee ci rendono partecipi di un mondo colorato e vivo, contrastante con il grigiore della superficie. La sottile linea tra vita e morte è già tracciata nei primi minuti, accentuata dal ritrovamento di un cadavere sul fondo del mare, come a rimarcare che in quel mondo sommerso così suggestivo potrebbe celarsi qualcosa di minaccioso.
Il villaggio è abitato solo da donne, ognuna madre di un maschietto. Nell'isola si erge un tetro ospedale, in questo luogo umido e male illuminato si compie il destino dei giovani protagonisti del film.
Un destino che l'eleganza formale e tematica di Lucille Hadzihalilovic evita di far scadere nel più becero fanta-horror di serie-b. La regista francese utilizza simbolismi vari (su tutti si staglia la stella marina con le sue sbalorditive caratteristiche autorigeneranti) per utilizzare la metamorfosi come fulcro del cambiamento: quello concomitante con l'addio alla pubertà. Il panorama è reso ancor più inquietante dallo sbugiardamento di questa fasulla società matriarcale, in cui i figli sono un semplice mezzo, un passaggio indispensabile per garantire la sopravvivenza della specie attraverso la morte.
La Hadzihalilovic gestisce alla perfezioni suoni e luce, reitera forse fin troppo qualche metafora, riduce all'osso i dialoghi rallentando a volte in modo pesante. "Evolution" è film non semplice, di ostica lettura, arido come i paesaggi e i cuori (adulti) che lo abitano. Tuttavia non delude, originale e raggelante si pone come intrigante esempio di cinema di genere rielaborato da un'autrice d'essai.