holy ghost people (2013)

Carini gli inserti documentaristici che lo ispirano, ma il film, su un argomento forse più sentito negli USA che dalle nostre parti, è abbastanza prevedibile e scontato, complessivamente dimenticabile.

C'è una certa frequenza in questi ultimi tempi di pellicole di questo tipo che hanno come argomento le sette religiose: Red State, La fuga di Martha, sound of my voice e l'inedito The Sacrament di Ti West pongono come elemento centrale queste piccole comunità più o meno autogestite. Questo film ha uno spunto ben preciso che si trova in una pellicola di oltre quanrant'anni fa dal titolo omonimo in cui sono disseminati all'inizio vari spezzoni documentaristici e prendendo l'idea del maneggiare un serpente a sonagli.
L'intenzione di fare un thriller si scontra però con uno sviluppo alquanto anonimo della sceneggiatura che generalmente non va aldilà dello stereotipo e del clichè. Prevedibile nella maggiorparte delle sue mosse e quindi povero di tensione che nelle intenzioni vorrebbe creare, il film si trascina in maniera stanca fino alla fine. Va dato che i tre protagonisti principali non sono attori da buttare via, ma lo stereotipo in cui sono imprigionati i personaggi non consente loro di fare miracoli. Il finale non è nemmeno male, ma non abbastanza per salvare un film che non mi rimarrà in mente neanche trascorsa un'ora dalla fine della visione.