holy spider regia di Ali Abbasi Svezia, Danimarca, Germania, Francia 2022
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holy spider (2022)

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locandina del film HOLY SPIDER

Titolo Originale: HOLY SPIDER

RegiaAli Abbasi

InterpretiZar Amir-Ebrahimi, Arash Ashtiani, Mehdi Bajestani, Forouzan Jamshidnejad, Sina Parvaneh

Durata: h 1.57
NazionalitàSvezia, Danimarca, Germania, Francia 2022
Generethriller
Al cinema nel Febbraio 2023

•  Altri film di Ali Abbasi

Trama del film Holy spider

Saeed, un padre di famiglia, comincia la sua personalissima missione religiosa ripulendo la città santa di Mashhad dalle prostitute di strada. Dopo aver ucciso diverse donne, diventa sempre più disperato a causa della mancanza di interesse della gente nei confronti della sua missione "divina". Quando viene arrestato, Saeed viene supportato da una larga fetta di sostenitori. Tuttavia, solo quando è condannato a morte, comincia a capire cosa stia accadendo davvero.

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Voto Visitatori:   7,29 / 10 (7 voti)7,29Grafico
Miglior attrice (Zar Amir-Ebrahimi)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior attrice (Zar Amir-Ebrahimi)
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Voti e commenti su Holy spider, 7 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Febrisio  @  15/01/2024 16:54:03
   7½ / 10
Non fa del ritmo la sua caratteristica migliore, ma è un film decisamente semplice, accattivante e coinvolgente, con qualche tocco che ti fa pensare nel suo contesto a noi occidentali meno conosciuto.

Jumpy  @  23/12/2023 19:44:10
   7½ / 10
Apprezzo sempre quando, con pochissimi mezzi, al limite dello spartano/amatoriale, si riesce a fare grande cinema, come in questo caso.
Il film nel giro del primo quarto d'ora proietta in un contesto storico ben preciso, già difficile di suo

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER e sbatte in faccia senza tanti complimenti

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER e ha già dato un potente scossone allo spettatore.
Patriarcato più radicale, maschilismo, sottomissione della donna, considerata inferiore, e ancor più irrilevante se prostituta (quindi che importa se qualcuno le sta strangolando), si mantiene in equilibrio tra thriller/poliziesco con risvolti politici e sociali.
Come han notato anche altri, dopo una partenza in quarta, pecca un po' di ritmo nella parte centrale, ma, personalmente, mi ha tenuto coinvolto fino alla fine.

VincVega  @  11/03/2023 13:44:55
   8 / 10
La prima cosa che ho pensato vedendo il film è come ha fatto il regista Abbasi a girare un film del genere in Iran, poi ho letto che non ha mai avuto il permesso ed è dovuto andare in Giordania. Lasciamo perdere poi quanto sia stato ostacolato, non penso si possa immaginare e solo per questo Abbasi è da stimare. Perchè "Holy Spider" non è solo un thriller coinvolgente su un serial killer, ma è importante per il contesto generale e per i risvolti socio-politici che questi fatti hanno creato, dato che sono ispirati a cose realmente successe. Non mancano riusciti momenti di tensione e una certa critica alla misoginia del mondo orientale.

Thorondir  @  13/02/2023 17:11:45
   7 / 10
Durante la visione di questo film (in lingua originale) la mente mi è tornata più volte ad un altro film iraniano che tratta gli stessi temi. Sto parlando de "Il cliente" di Ashgar Farhadi. Anche in quel caso si tratta di prostituzione, subordinazione della donna, violenza maschilista e reazione popolare: proprio su quest'ultimo tema però il film di Abbasi ha uno scarto; Farhadi ci diceva (e lo diceva soprattutto a noi occidentali, un po' all'oscuro della realtà iraniana) che in fondo anche la borghesia urbana intellettuale può essere profondamente tradizionalista e finanche ottusamente vendicativa, smentendo le credenze che vogliono la borghesia iraniana delle grandi città poco in sintonia con un certo tradizionalismo moralista. Abbasi ci dice invece che gli strati più popolari (il film ha un humus sociale diverso da "Il cliente") di fronte ad una vicenda così dura e cruda sono inclini al più retrivo giustificazionismo. Il film di Abbasi arriva a dirci questo tramite quello che è un film di genere a tutti gli effetti: un thriller politico con cui raccontare - soprattutto al mondo occidentale - il ruolo di segregazione della donna nella società iraniana e la quotidianità di violenza, sopruso e maschilismo. Scelta politica doverosamente da condividere. E però, mi permetto di dire avendo un po' studiato la storia contemporanea di quel paese, scelta che pende troppo su di un sensazionalismo efficace ma anche un po' scorretto: dove Farhadi esaltava la sua scrittura, la sua grande capacità di lettura e di racconto delle contraddizioni umane e sociali iraniane, qui Abbasi rende tutto binario, semplifica, smussa e riduce il tutto ad un sostanziale bene (donna, giornalista vessata, chador per necessità ma maglietta degli Iron Maiden per convinzione) vs male (il killer). Ne viene fuori un racconto che mi è sembrato ambientato in Iran ma scritto innanzittutto con uno sguardo occidentale (alcune scene ammiccanti si potrebbero citare, ma in tal caso basta la svolta che risolve la vicenda, politicamente connotata ma anche implausibile). Se però il film pecca nel come decide di raccontare la vicenda dove Abbasi fa di nuovo centro è nella capacità di non smussare (questo sì) la potenza delle immagini, di lasciar parlare, quando occorre, oscurità, messa in scena, musica (e visto al cinema si percepisce tutto l'ottimo lavoro d Dirkov). È in definitiva un buon thriller, solidissimo sul piano tecnico/visivo e che forse sarebbe risultato anche più riuscito se fosse stato meno "unilaterale" sul piano narrativo.

7219415  @  25/01/2023 19:21:32
   6½ / 10
Come ha detto il saggio Oskarsson, carina l'idea ma manca un po' di ritmo

Oskarsson88  @  24/01/2023 09:27:50
   6½ / 10
Bella l'idea, incredibile pensare che sia ispirato ad una storia vera, la realizzazione pecca un po' in ritmo e qualità registica e si vede che non è fatto con grandi mezzi. Si trascina verso la fine, in parte sorprendente, e direi che merita comunque una visione per il tema particolarmente originale e sconosciuto ai più.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  07/01/2023 15:56:25
   8 / 10
E' un aspetto pco considerato e conosciuto in Occidente, ma la prostituzione generata dall'emarginazione è presente anche in Iran. Il corpo come unico modo di sostentamento per riuscire a rimanere a galla dalla fame. Eppure invece di risolvere o alleviare il problema, la collettività sceglie la strada punitiva verso queste donne reiette. Già essere donna in Iran non è una passeggiata, in considerazione (ed il film lo rimarca senza tanti fronzoli) di un maschilismo imperante, ma la colpa di queste donne è di essere moralmente decadenti e quindi inconsciamente colpevoli del loro comportamento. Strangolate dal loro stesso chador, strumento oppressivo simbolo, oggetto delle proteste di questi tempi. Il personaggio di Saeed interpretato da un ottimo Mehdi Bajestani, rappresenta simbolicamente il peggio della società iraniana. Tutto questo Abbasi lo esprime sotto forma di thriller che nella sua apparente convenzionalità scava bene in profondità dentro il lato oscuro della teocrazia iraniana. Come detto, in considerazione degli accadimenti recenti in Iran, bisogna dire che è piuttosto attuale.

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