La storia del mondo e dell'umanità che volteggia spericolatamente intorno a Matteo Messina Denaro durante la sua prolungata latitanza, proteggendone il mistero tragico e farsesco. Un mondo nel quale gli azzardi e le crisi esistenziali non danno mai gli esiti sperati.
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Un filone sempre in auge nella cinematografia è quello legato al gangster. "Iddu" di Grassadonia e Piazza è la proposta artistica sulle vicende (molto parziali) di uno degli ultimi boss siciliani, Matteo Messina Denaro.
La matrice della criminalità, in siffatto contesto, viene rappresentata in maniera alquanto diversa, con poco sangue e tanti significati taglienti. A fare l'azione un duo di attori di collaudata prominenza: Servillo ed Elio Germano. La sceneggiatura mette più in luce il primo, Germano nelle vesti di Denaro gioca più sul piano "iconico" e forse mentale. Vengono fuori due grandi figure cinematografiche, in una partita sofferta nel nome di vite andate e perse nella decadenza inesorabile della malavita.
"Iddu" per queste ragioni è un prodotto "anomalo" ma non anonimo.
In alcuni momenti il film è quasi caricaturale (scelta ovviamente voluta) e altre volte, specialmente verso la fine, tagliente e intelligente. La panoramica è chiara e palesa le grandi manovre contraddittorie dello stato alla lotta alle organizzazioni malavitose. Il messaggio esce a voce alta, a livello artistico il film è gestito in maniera elegante con un montaggio molte volte vibrante che riesce a mantenere abbastanza alti i ritmi. Fisiologicamente "Iddu" non ha forze ulteriori per volare verso il sublime, la storia di Denaro raccontata in maniera parziale e sotto la prospettiva di una storia nella storia, toglie la possibilità dello slancio decisivo che eleva un prodotto verso il concetto di sublime.