identikit (1974)

Delirante ed onirico dramma autoriale di Griffi che si ricorda per l'ammaliante fotografia di Storaro,per l'ottima atmosfera e per l'abilità della regia nel gestire la sovrapposizione dei tempi.
Grande prova del cast,nel quale spicca, ovviamente,la Taylor,particina non accreditata per Andy Warhol.
Belle le musiche.
Certo c'è da sottolineare che il ritmo non è proprio il massimo,paga una certa, eccessiva, dilatazione dei tempi ma nel complesso risulta un convincente mix tra dramma esistenziale e thriller, probabilmente il miglior lavoro di questo regista, meriterebbe una riscoperta.

Estratto da un episodio di cronaca nera della Roma di fine anni 60, un escursione ben fatta sul malessere di vivere. Raffinato, con maestranze nel cast tecnico di primissimo livello ed una Liz Taylor assolutamente plausibile come donna alienata in cerca della Fine. Belli squarci di una Roma seducente ma allo stesso tempo malinconica. Non mancano sequenze bizzarre, ma complessivamente non è che sia molto "falso" nel descrivere l'avvenimento effettivo, ma anche i piccoli gesti quotidiani di Lisa e l'interazione con le persone che incrocia, nel suo schizofrenico cammino, sono decisamente genuini (e ci metto pure l'incontro con il meccanico malandrino). Ha offerto un ottima resa raccontar la storia con andirivieni temporali. Musiche da camera quasi da film muto germanico.