5 corti di altrettanti 5 registi acclamati che affrontano a modo loro il tema dei diritti umani violati e della discriminazione. Come per il primo progetto del 2003 non tutti i corti sono prettamente aderenti all'argomento. La regista Park Kyung-hee descrive la vita quotidiana di una ragazzina portatrice d'handicap alle prese con compagni che la prendono in giro e con una società che non la riconosce come una persona normale. Il secondo corto di Ryoo Seung-wan (The City of Violence) è un divertente piano sequenza in digitale di una ventina di minuti sulla disciminazione sessuale e sociale. Il terzo episodio di Chung Ji Woo (Happy End) è coerente al suo stile, emotivamente coinvolgente nel raccontare la storia di due nordcoreani che condividono il loro essere stranieri in patria, ma pecca di una sceneggiatura poco incisiva. Jang Jin (The Big Scene) filma col tono farsesco che lo contraddistingue l'interrogatorio di un precario ad uno studente, mentre Kim Dong-won (Repatriation) gira il corto più attinente al progetto, un minidocumentario incentrato sulla storia vera di un lavoratore immigrato sinocoreano morto di fame e di stenti in Corea del Sud, situazione comune a molti sinocoreani, discriminati dalla legge sull'immigrazione, che li costringe a restare nella clandestinità e a dover vedere annullati i propri diritti.
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