il diavolo probabilmente regia di Robert Bresson Francia 1977
al cinemain tvanteprimearchivioserie tvblogtrailerclassifichespecialiregistiattorirecensioniforumfeedmy
Skin Filmscoop in bianco Filmscoop nostalgia
Ciao Paul!
Ricerca veloce:       ricerca avanzatabeta

il diavolo probabilmente (1977)

Commenti e Risposte sul film Invita un amico a vedere il film Discutine sul forum Errori in questa scheda? Segnalaceli!

Seleziona un'opzione

Dove puoi vederlo?

locandina del film IL DIAVOLO PROBABILMENTE

Titolo Originale: LE DIABLE PROBABLEMENT

RegiaRobert Bresson

InterpretiAntoine Monnier, Tina Irissari, Henri de Maublanc

Durata: h 1.38
NazionalitàFrancia 1977
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 1977

•  Altri film di Robert Bresson

Trama del film Il diavolo probabilmente

Charles è uno studente parigino che vive per contro proprio. È anticonformista, pacifista ed ecologista. Mentre altri giovani si riuniscono per discutere di politica, manifestare o sensibilizzare l'opinione pubblica, lui capisce che tutto questo è inutile perché il male del mondo è inestirpabile e gli uomini viaggiano su una nave di folli. Comprata una pistola, chiede a un amico drogato di ucciderlo, di notte, nel cimitero del "Père Lachaise" a Parigi.

Sei un blogger? Copia la scheda del film Sei un blogger? Copia la scheda del film

Voto Visitatori:   7,09 / 10 (17 voti)7,09Grafico
vota e commenta il film       invita un amico
Cerca il commento di: Azzera ricerca


Voti e commenti su Il diavolo probabilmente, 17 opinioni inserite

caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi
  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  18/10/2010 11:16:22
   9 / 10
L'inaridimento della vita non può essere rappresentato se non con l'inaridimento dell'arte. Nell'ultimo Bresson, il contegno diviene apatia, forse pigrizia. Non merita azione la vita come non la merita la morte. Neppure il proprio talento, la propria intelligenza, quelli del regista. Resta come ultimo appiglio un pudore ostinato, una rigidezza dignitosa, l'assoluta coerenza.
Rifiuto di Dìo, le sedie della chiesa come ossa accatastate. Rifiuto della passione amorosa. Rifiuto di tutte le politiche, di tutti i sondaggi, d'ogni forma di aggregazione.

Le immagini di un proiettore mostrano un mondo corrotto, avvelenato. E' ciò che il film nega anche di denunciare. Ce lo rende così, in un documentario. Ciò che Charles avverte ma non può e non vuole cambiare. I corpi vanno, inanimi, diritti, senza testa, marionette grigie prive di gioia. Cosa li muove? Il diavolo, probabilmente. Gli attori fuggono le inquadrature, le lasciano agli oggetti. Non recitano. Non sono vivi. Cosa ti interessa? Nulla. La stessa cosa che a tutti interessa.

Il patto tra i due amici è stipulato dal momento in cui Charles aiuta il compagno a drogarsi, e lo avvia verso la morte. Lui dovrà ricambiare. La fedeltà di questo accordo, la garantisce il denaro: già l'argent si affaccia in 'Le diable probablement', da protagonista.

Charles, Bresson, passa davanti a un'abitazione, là una musica che sembra provenire da un suo vecchio film, esce da una finestra semichiusa, s'intravede un istante di quella grazia nella cui luce il suo cinema un tempo terminava. Pensiamo per un momento che gli occhi gli si riaccenderanno. Pensiamo al ladro, all'asinello, a Mouchette. Charles scavalca il muro come lo scavalcava il condannato verso la libertà. Di là un cimitero. Nulla, ci viene negato anche l'ultimo pensiero, seppure non fosse niente di sublime. Il corpo cade, l'altro scappa. Noi non lo sapremo mai.

3 risposte al commento
Ultima risposta 20/10/2010 19.25.08
Visualizza / Rispondi al commento
bulldog  @  25/09/2010 15:32:56
   9 / 10
Recitazione catatoniche in pieno stile Brechtiano con attori non professionisti e cinematograficamente scarnissimo, essenziale ed antispettacolare.

Bresson invecchiando diventava sempre più lucido e sputava catarro verde sulla psicanalisi.

La morte di D i o.

6 risposte al commento
Ultima risposta 18/10/2010 14.52.33
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  09/08/2009 22:35:38
   8½ / 10
Assieme a "L'argent", "Il diavolo, probabilmente" è il film più estremo di Robert Bresson. Entrambe le opere formano un dittico apocalittico, col quale il regista francese chiude la sua produzione, rinnegando così qualsiasi possibilità di riscatto, sia terreno ("Pickpocket") che ultraterreno ("Diario di un curato di campagna"). Anche stilisticamente i due film combaciano: dialoghi succinti e icastici, con un'intonazione piatta e dimessa (bisognerebbe sentirli in lingua originale per avere un'idea più completa); inquadrature che si soffermano molto sui corpi –gli arti inferiori soprattutto, destinando ai volti e alle espressioni uno spazio marginale, come a voler dare una rappresentazione dei soggetti quali automi mossi in virtù di una maligna volontà superiore ("il diavolo, probabilmente"): gli individui salgono e scendono dal tram, spiati da un "occhio invisibile" che li scruta dall'alto, attraverso un specchietto retrovisore, o dal basso cogliendone (o dirigendone) il moto "dissennato".
Il protagonista è Charles: un ragazzo inchiodato da una disperata aprassia, dettata dall'atroce coscienza del male quale unico motore delle umane vicissitudini: quello stesso male simboleggiato ne "L'argent" dal denaro, ma che già nel film in questione è proposto in tale chiave metaforica, conchiudendo il cerchio di una narrazione improntata alla rappresentazione della negatività quale condizione indefettibile dell'essere (l'omicida non agisce per amicizia o spirito di solidarietà, ma solo per mera cupidigia). Di qui l'inazione come conseguenza dell'inutilità di qualsiasi forma di ribellione allo "status quo", al degrado e alle atrocità commesse dalla "civiltà", la quale però è ingiudicabile: non v'è colpevolezza, infatti, nel perpetramento di misfatti, indotto da forze esterne imperscrutabili e incontrollabili che, invero, escludono qualsiasi incidenza del libero arbitrio. In questo senso, il fulcro di tutta l'opera risiede nel confronto tra lo psicanalista e il protagonista: la propensione del primo a razionalizzare i problemi esistenziali del paziente, cercando una soluzione positiva al suo disagio, è annullata dalla lucida disamina della realtà da parte di quest'ultimo, il cui "vedere chiaro" appare come una ridicolizzazione delle velleità della scienza, che anzi sortisce effetti opposti a quelli prefissati: l'ultima affermazione del medico (un borghese come tanti altri, incasellato in quella rete di vacue esigenze e abitudini elencate nel foglio di giornale, e, come tanti altri, "rispettabile" in virtù della sua capacità di produrre reddito) si rivelerà, di fatto, non come un aiuto diretto alla "guarigione", bensì come il consiglio determinante per il compimento del suicidio-omicidio.
Dio è ormai estromesso: anche l'ultimo tentativo da parte di Charles (ispirato dalle parole di Victor Hugò: "una cattedrale, una chiesa, è divino, c'è Dio; ma basta che appaia un prete e Dio non c'è più") di cogliere il divino in una Chiesa vuota, nell'incontro tra la spiritualità del luogo e il sublime dell'arte (la musica di Monteverdi) risulterà vano. Non esiste Bontà né Provvidenza, e i buoni sentimenti lasciano il posto soltanto a pulsioni basse e amorali (l'amicizia è sostituita dall'opportunismo) o a fredde emozioni (all'amore subentra una flebile tensione consolatoria).
Passano le generazioni e le epoche, ma la barbarie, la violenza e la distruzione ingiustificate (come manifestano le efferatezze dei documentari presentati all'interno del film) permangono. E' la metafisica del male, messa in scena con estremo rigore da Bresson: un cineasta che, la termine della sua carriera artistica, ha abdicato alla ricerca della Grazia, per dedicarsi al suo esatto opposto.

5 risposte al commento
Ultima risposta 17/08/2009 13.33.53
Visualizza / Rispondi al commento
Invia una mail all'autore del commento wega  @  24/07/2008 15:56:57
   8 / 10
"Il diavolo probabilmente..", oltre che essere il titolo, è anche l'unica risposta concreta, tangibile che Bresson riesce a dare in questo importantissimo film. Tra l'altro è un film difficile, ma, già andava visto nel 1977, figuriamoci ai giorni nostri. Documentaristico nella denuncia ad una catastrofe ambientale prossima(pochissimi anni prima di Chernobil uno dei tanti esempi), cinematografico nel dramma di un ragazzo per raccontare tutto ciò, con un lungo flashback, lungo quanto il film. Difficile dunque proprio perchè Bresson è un regista che "crede nella metafisicità del Male", un film asciutto, in perfetto stile di questo autore, ma che nasconde una fertilità palpabile, tanto che credo sia indispensabile, per fare un'analisi accurata, la visione di tutte le opere di questo regista, per cercare almeno di capire la parte drammatica della storia, che ha qualcosa in comune con "Pickpocket" e "Il processo di Giovanna d'Arco", le sole che ho visto finora. Non so che altro dire, da vedere.

6 risposte al commento
Ultima risposta 10/08/2009 18.10.57
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo REDAZIONE amterme63  @  05/02/2008 23:19:24
   7 / 10
E’ un film molto difficile, sia come forma che come significato. Prima di tutto non concede quasi niente all’occhio e al divertimento. E’ una riflessione molto astratta, dai risvolti filosofici, che fa un po’ il punto della situazione di alcuni atteggiamenti mentali comuni fra gli “intellettuali” della fine degli anni ’70. Lo sguardo è sempre quello disincantato e pessimistico di Bresson, che concede poca fiducia nella forza dell’individuo e della società di evitare la propria autodistruzione. I suoi “eroi” sono quasi sempre preda di idee fisse, le quali qualche volta possono salvare l’individuo (“Un condannato a morte è fuggito”), ma che il più delle volte portano il personaggio alla rovina o all’autodistruzione, anche se le occasioni per salvarsi non mancano (“Pickpocket”). Il bello è che i personaggi di Bresson non subiscono il fato, anzi conservano intatto il loro libero arbitrio e anche se hanno la possibilità di redimersi e salvarsi, tuttavia preferiscono sprofondare nelle proprie manie e perversioni (Il Curato di Campagna e Marie in “Au hasard Balthasar”). Sembra che queste persone non vogliano assolutamente fare violenza a se stesse anche se a fin di bene.
Anche in questo film si propone questo modello, andando però oltre, adombrando che anche a livello collettivo ci troviamo nella stessa situazione. Ci stiamo dirigendo come mondo verso l’autodistruzione e non vogliamo fare niente per evitarla. Questo film è uno dei primi a lanciare il grido di allarme sulla distruzione ambientale sul pianeta e bisogna dire che ci ha azzeccato, visto che è diventata la prima emergenza (dopo la distruzione nucleare). Eppure quasi nessuno muove un dito.
Il film si concentra però sulle ragioni mentali di alcuni personaggi “portavoce”. Charles il protagonista è un ragazzo intelligentissimo; vede con lucidità il vicolo cieco nichilistico in cui si sono andate a chiudere le idee rivoluzionarie del ’68, ma dentro di sé non vede alcuna ragione per continuare la propria esistenza. Lui stesso in fondo si è cacciato in un vicolo cieco. Rappresenta lo sviluppo estremo del pensiero esistenzialista così diffuso in Francia. E’ un pensiero ormai vuoto, fine a sé stesso, così abituato a giocare con il sentimento e la riflessione etica che ha finito per ucciderli entrambi. Bresson nelle scene finali toglie qualsiasi “eroicità” e dignità a questo atteggiamento, come Dostojeskij fece con Raskolnikov in Delitto e Castigo. Bresson non nutre però molta fiducia nella “fede”, uccisa anche lei dal formalismo chiesastico. Qualche flebile speranza c’è però anche in questo film così cupo e pessimista. C’è Michel, il quale s’impegna per sensibilizzare la gente sui pericoli ambientali, c’è poi Alberte la quale ama con vero sentimento Charles. Entrambi cercano di aiutarlo e gli offrono un’ancora di salvezza, senza però usare la “forza”. Lui no, preferisce le sue elucubrazioni mentali e la sua voglia di autodistruzione.
A complicare le cose c’è la forma del film, complessa e anticonvenzionale. Prima di tutto non c’è trama o storia, ma semplicemente una serie di situazioni illustrative della psiche dei personaggi, con scarso legame fra di loro. Tempo e luogo sfumano in qualcosa di indefinito. E’ chiaro l’intento di estraniare lo spettatore dalla storia e dalle persone. L’effetto straniamento è amplificato dalla recitazione dei personaggi che non ci mettono assolutamente pathos o partecipazione, ma si limitano a far parlare la persona che interpretano. Tutto diventa perciò astratto e esclusiva materia per riflessione e critica.
Che dire: è molto profondo e interessante, ma ostico e difficile, molto sbilanciato sul lato del ragionamento mentale. Bresson chiede forse troppo allo spettatore, anche se bisogna dare atto del suo “coraggio”.

5 risposte al commento
Ultima risposta 24/07/2008 21.09.42
Visualizza / Rispondi al commento
benzo24  @  07/10/2007 19:56:59
   1 / 10
un film che visto oggi fa ridere per quanto è retorico. noioso fino alla morte, il film è vuoto, inutile recitato e girato male. la quasi totale mancanza di umorismo ( a parte quella della scena in chiesa, anche se non è certo un umorismo molto intelligente) lo rende pesante e antipatico.

19 risposte al commento
Ultima risposta 01/10/2011 01.48.53
Visualizza / Rispondi al commento
  Pagina di 1  

vota e commenta il film       invita un amico

In programmazione

Ordine elenco: Data   Media voti   Commenti   Alfabetico

10 giorni con i suoia complete unknowna real painal progredire della notteamerikatsiamiche alle cicladiamichemaianoraattack on titan: the last attackbabygirlback in actionbagmanbetter manblack dogblur: to the endbridget jones - un amore di ragazzocaptain america: brave new worldcarlo mazzacurati - una certa idea di cinemacherry juiceciao bambinocitta' d'asfalto
 NEW
come se non ci fosse un domani (2025)companiondiciannovediva futuradog mandove osano le cicogneduse, the greatestemilia perezfatti vederefiume o morte!follementehello! spank: il film - le pene d'amore di spankhereheretici am martin parri colori dell'anima - the colors withinil mestiere di vivere
 NEW
il migliore dei maliil mio giardino persiano
 NEW
il nibbioil seme del fico sacroil signore degli anelli - la guerra dei rohirrim
 NEW
io non sono nessunoio sono ancora quiio sono la fine del mondoitaca - il ritorno
 NEW
la storia di patrice e michel
 HOT R
la zona d'interessel'abbagliol'erede (2025)liliana
 NEW
l'orto americanoluce (2024)l'uomo di argillal'uomo nel boscolux santamaria (2024)
 NEW
mickey 17misteri dal profondomonte corno - pareva che io fussi in aria
 NEW
nella tana dei lupi 2 - panteranina e il segreto del ricciono other landnoi e loro
 HOT R
nosferatu (2024)oh, canada - i tradimentipaddington in peru'pellizza pittore da volpedopino daniele - nero a meta'presencericardito lo squalo?
 R
september 5 - la diretta che cambio' la storiasilenzio!simone veil - la donna del secolosonic 3 - il filmstrange darling
 NEW
the bayouthe brutalistthe calendar killerthe girl with the needlethe last showgirlthe opera! - arie per un'eclissithe shrouds
 HOT
the substancetornando a esttoys - giocattoli alla riscossauna barca in giardinouna viaggiatrice a seoulwolf man

1059398 commenti su 51741 film
Feed RSS film in programmazione

Ultimi film inseriti in archivio

BACH - IL MIRACOLO DELLA MUSICARICK AND MORTY - STAGIONE 4RICK AND MORTY - STAGIONE 5RICK AND MORTY - STAGIONE 6RICK AND MORTY - STAGIONE 7SENNA (SERIE TV)

Ultimo film commentato

Ultimo post blog

Speciali

Speciale SHOKUZAISpeciale SHOKUZAI
A cura di The Gaunt

Ultime recensioni inserite

in sala


SEPTEMBER 5 - LA DIRETTA CHE CAMBIO' LA STORIA
Locandina del film SEPTEMBER 5 - LA DIRETTA CHE CAMBIO' LA STORIA Regia: Tim Fehlbaum
Interpreti: John Magaro, Leonie Benesch, Peter Sarsgaard, Ben Chaplin, Zinedine Soualem, Georgina Rich, Corey Johnson, Marcus Rutherford, Daniel Adeosun, Benjamin Walker, Ferdinand Dörfler, Solomon Mousley, Caroline Ebner, Daniel Betts, Leif Eduard Eisenberg, Sebastian Jehkul, Rony Herman, Jeff Book, Robert Porter Templeton, Stephen Fraser, Leon Dragoi, Doris Meier, Mark Ruppel, Christine Ulrich, Günther Wernhard, Antje Westermann, Harry Waterstone, Andreas Honold, Stefan Mittermaier
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

THE ORDER (2024)
Locandina del film THE ORDER (2024) Regia: Justin Kurzel
Interpreti: Jude Law, Nicholas Hoult, Tye Sheridan, Jurnee Smollett, Alison Oliver, Morgan Holmstrom, Odessa Young, Marc Maron, Philip Granger, Sebastian Pigott, Matias Lucas, Bradley Stryker, Phillip Forest Lewitski, Victor Slezak, Daniel Doheny, Bryan J. McHale, Ryan Chandoul Wesley, Geena Meszaros, George Tchortov, Daniel Yip, Sean Tyler Foley, John Warkentin, Vanessa Holmes, Rae Farrer, Carter Morrison, Huxley Fisher, mandy fisher
Genere: thriller

Recensione a cura di The Gaunt

archivio


ANYWHERE ANYTIME
Locandina del film ANYWHERE ANYTIME Regia: Milad Tangshir
Interpreti: Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

Ultima biografia inserita

Casualmente dall'archivio

Novità e Recensioni

Iscriviti alla newsletter di Filmscoop.it per essere sempre aggiornarto su nuove uscite, novità, classifiche direttamente nella tua email!

Novità e recensioni
 

Site powered by www.webngo.net