Una dottoressa della fertilità crede fermamente nella vita e nella morte, ma dopo aver notato lo strano comportamento della sua giovane figlia, deve sfidare i propri valori e affrontare un fantasma del suo passato.
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I temi trattati non sono esattamente nuovissimi, anzi. Oserei dire che a un certo punto diventa anche molto prevedibile e questo guasta un po' la situazione. Ma c'è un coniglio nel titolo quindi l'atmosfera muta in automatico in una roba lynchiana (David l'ha brevettato, adeguiamoci). Senza fare spoiler, il senso metaforico che assume l'animale stesso è bello centrato e ci regala forse la sequenza più riuscita del film. Il resto si mantiene su livelli accettabili, la regia quasi ti fa scordare di essere davanti una produzione di Netflix e l'uso delle musiche è ridotto al minimo senza alcun jump scare. Poi c'è Sarah Snooke, che è bravissima e salva capra e cavoli.
Discreto thriller psicologico. Il ritmo del film è abbastanza lento, per alcuni potrebbe risultare noioso, non per me. Migliore la seconda parte più interessante. Onesto finale abbastanza prevedibile.
Quando si pensa all'Australia, in ambito thriller / horror, il pensiero va quasi sempre verso THE BABADOOK. E, in effetti, qualche punto di contatto tra i due film sono abbastanza significativi, a cominciare dai protagonisti principali. IL MORSO DEL CONIGLIO è un thriller psicologico ben marcato nelle dinamiche proposte, anche se il presunto twist, nella seconda parte, appare decisamente prevedibile in corso d'opera. Il cast assolve bene al proprio compito, la Snook mostra una varietà di sentimenti piuttosto accentuata, risultando allo stesso tempo inquietante e fragile, consumata dai sensi di colpa, impegnata a elaborare un lutto recente e risentita nel vedere l'ex-marito felice e speranzoso. I rapporti famigliari sono al centro del racconto nel film della Reid, che segnano irrimediabilmente la psiche della protagonista, e fanno da apripista all'angosciante segreto che questa si porta dietro da tanto tempo. La regia è discreta, si avvale anche di una fotografia interessante, tra giochi di luce e toni cupi, la narrazione è abbastanza ragionata anche se soffre di qualche momento di staticità e di meccaniche un po' ripetitive. C'è il rischio di perdere un minimo d'interesse durante lo sviluppo del film ma, tutto sommato, il livello di tensione riesce a mantenersi su livelli sufficientemente validi, portando a termine una visione non eccelsa ma interessante quanto basta. Chi spera di vedere un horror però rimarrà deluso.