il pensionante regia di Alfred Hitchcock Gran Bretagna 1927
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il pensionante (1927)

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locandina del film IL PENSIONANTE

Titolo Originale: THE LODGER

RegiaAlfred Hitchcock

InterpretiIvor Novello, June, Arthur Chesney, Malcolm Keen, Marie Ault

Durata: h 1.24
NazionalitàGran Bretagna 1927
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1927

•  Altri film di Alfred Hitchcock

Trama del film Il pensionante

Versione aggiornata della storia di Jack lo Squartatore, qui ingiustamente identificato in un pensionante dalle strane abitudini. Da un romanzo di Mrs. Belloc Lowndes…

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Voto Visitatori:   8,18 / 10 (19 voti)8,18Grafico
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Voti e commenti su Il pensionante, 19 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  19/06/2011 14:37:47
   9 / 10
Quando Hitchcock realizzò "The lodger" era solo un ventottenne (curiosamente la stessa età di Kubrick quando girò "The killing"). Aveva compiuto un viaggio in Germania, un'occasione imperdibile per un cineasta, non tanto dissimile da ciò che era stato il Prix de Rome per i pittori. Lasciti dell'Espressionismo sono la resa dell'inquietudine, l'esaltazione del vortice psichico, l'epilessia dei gesti, il trucco volutamente farsesco dei volti, la dimensione ambientale che diviene prolungamento grottesco della personalità deviata. Un citazionismo che non è immobile stasi ma impulso creativo. Il film è di fatti un compendio di trovate registiche che lascia interdetti tanto è avanguardista, un quasi-esordio che appare come un sogno divinatorio. Vi è tutto il futuro cinema hitchcockiano, dalla tematica dell'uomo ingiustamente accusato ("Il club dei 39", "L'altro uomo" e molti altri), passando per il ruolo di complicità affidato donna innamorata ("Io ti salverò", "La finestra sul cortile"), fino all'ambiguità dei personaggi resa con l'inganno registico ("Rebecca","Il sospetto", "Paura in palcoscenico") . Se poi un regista come Fritz Lang nel 1948 con "Dietro la porta chiusa" si richiamò esplicitamente a "Rebecca", non è difficile immaginare che la caccia all'uomo e il tentativo di linciaggio alla fine di "The lodger" abbiano avuto una qualche influenza sul concepimento di "M- Il mostro di Dusseldorf".

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Ultima risposta 19/06/2011 14.56.45
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  29/06/2008 20:28:27
   10 / 10
E' da premiare questo piccolo gioiellino. Non è la sua opera prima, già all'attivo da 4 anni, ma sicuramente tra le pellicole mediamente difficili da reperire, questa è la sua più vecchia.
Credo sia il primo thriller muto che vedo, e sono rimasto letteralmente impressionato dalla resa di questo prodotto. Una lezione di thriller quando ancora il genere non era certamente ben definito, un uso espressionista delle ombre che invadono i volti delle vittime ormai prossime al loro destino, qualche genialata qua e là, complessivamente una tecnica formidabile.
Hitchcock si prende gioco dello spettatore (che è portato a credere ad un errato indizio), più che con il titolo, grazie alla sua maestria di raccontare una storia con le inquadrature: la ripresa della soggettiva del pensionante su un oggetto, la borsa in questo caso, preceduta dall'inquadratura del suo sguardo, darà un' importanza alla borsa incompatibile con la sua reale funzione. Forse esula completamente dalla logica del thriller, ma il cinema è anche questo. Le battute finali, un uomo ingiustamente colpevolizzato, sarà una tematica che riapparirà più volte nell'itinerario di questo regista.
Decontestualizzato questo film è un capolavoro, ma davvero.

2 risposte al commento
Ultima risposta 02/07/2008 10.18.16
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  11/05/2008 23:27:01
   7½ / 10
Certamente ciò che spinge a guardare questo film muto è il fatto che è la prima opera di successo del grande Hitchcock. A parte questo risulta un’opera che riesce ancora a interessare e coinvolgere, in altre parole la si può guardare senza annoiarsi. Racconta di misteriosi delitti che avvengono ogni martedì notte nell’invernale e nebbiosa Londra. Vengono uccise solo donne giovani e bionde e ogni delitto è firmato da un biglietto con su scritto “The Avenger”.
Già questa prima opera qualifica i film di Hitchcock come opere originali anche se rientrano in tutto e per tutto nel filone dei film “commerciali” e di grande consumo. L’intenzione non è quella di creare un’opera artistica e intellettuale, ma quella di creare un prodotto che interessi e coinvolga il maggior numero di persone. L’originalità e l’arte di Hitchcock sta nelle tecniche molto personali usate per ottenere questo risultato. Si mira all’effetto che scatena il coinvolgimento del pubblico più che alla sostanza della storia rappresentata.
Nel “Pensionante” interessa poco chi è l’assassino effettivo. Quello che interessa è tenere sulle spine e nel dubbio lo spettatore sulla colpevolezza o no del personaggio protagonista. In questo caso si tratta di un giovane e ricco dandy, il quale prende in affitto una stanza in un quartiere non proprio ricco di Londra. Hitchcock usa ogni artificio scenico per poter far sembrare lui l’assassino. Ha un fare molto misterioso e ombroso, sguardi e modi che rivelano che ha qualcosa che non va. L’ambiguità è anche sessuale, visto che la padrona di casa lo scambia per un “queer”. Pure le tecniche di ripresa lo fanno apparire quasi come un eroe inquietante dei film espressionistici tedeschi.
Si tratta ovviamente dell’arbitrio del regista; è lui che decide cosa far vedere e come farlo vedere. E’ tutto studiato ad arte, insomma, per appassionare lo spettatore. Infatti, più si stringe il cerchio intorno al misterioso pensionante, più emergono elementi che potrebbero anche provare la sua innocenza. Il tutto sbocca ovviamente in un finale a sopresa che sconcerta e sorprende (e quindi “soddisfa”) lo spettatore. Attenzione a giudicare troppo in fretta e a farsi ingannare dalle apparenze. Ecco il messaggio di questo film.
Girato tutto in interni, crea un’atmosfera claustrofica, con una Londra perennemente buia e nebbiosa. Interessante anche per i costumi e la mobilia degli anni ’20 in Inghilterra (nel film c’è anche una sfilata di moda dell’epoca). Ottima anche la tecnica di ripresa con inquadrature dall’alto o dal basso per evidenziare gli oggetti con cui “colpire” lo spettatore. Meno buona secondo me l’interpretazione degli attori. Purtroppo anche qui si fa sentire molto la “teatralità” della tecnica recitativa dell’epoca. Non è un grande film ma non è nemmeno da buttare via.

6 risposte al commento
Ultima risposta 03/07/2008 14.04.43
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  21/02/2008 19:23:16
   7 / 10
Ridimensioniamo questo film per favore, voti così alti neanche li danno a La Finestra sul Cortile.
Il film è carino, ma niente di eccezionale. certo si vedono tutte le tematiche che poi il grande regista avrebbe sviluppato: il fraintendimento di colpe, la società della colpa (belli i momenti finali in cui la folla accanita cerca di squartare il povero disgraziato), l'ironia dell'omicidio e si vedono anche le immense capacità visive di Hitchcock (su tutti i fotogrammi, quello del gatto che accorre al gridio della donna uccisa come una persona comune mi è rimasto impresso), fotografia ricercata e inquadrature studiate e suggestive (la mano del protagonista che scende dalle scale a spirale); tuttavia io mi sono annoiato a morte e mi è sembrato un film comune. Resta la recitazione straordinaria di Novello (citato poi in Gosford Park da Altman e interpretato da Jeremy Northan) e ancor più quella di Arthur Chesney, il poliziotto.

2 risposte al commento
Ultima risposta 07/07/2008 14.25.46
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